Le opportunità della crisi

La terribile crisi economica è una straordinaria opportunità per ridisegnare il futuro. Purtroppo, però, a governarne le conseguenze e a preparare le ricette per la ripresa sono gli stessi soggetti che l'hanno provocata. I cantori della fine del capitalismo rischiano di restare delusi, scoprendo le capacità rivoluzionarie del capitale di cambiare e rigenerarsi. In Italia, a gestire la crisi e a mettere le fondamenta di un nuovo ordine sono le forze imprenditoriali, supportate dal governo Berlusconi. I nostri padroni si muovono liberi come uccelli migratori, operano sullo scacchiere internazionale senza vincoli ambientali e occupazionali in patria, come dimostra la Fiat che vola dalla Germania agli Stati Uniti alla ricerca di saldi per fare shopping di quattro ruote bucate. E lo fa senza esporre i suoi piani ai sindacati che temono l'arrivo di un terremoto occupazionale in Italia. Il governo foraggia la multinazionale torinese con gli incentivi alla rottamazione ma i modelli che ne beneficiano – Panda e Cinquecento – vengono costruiti in Polonia. E l'unico nuovo modello in programma, la Topolino, sarà assemblato a Kragujevac in Serbia. Se l'accordo con Chrysler non avrebbe conseguenze occupazionali in Italia, ben più pesanti sarebbero gli effetti dell'acquisto della Opel: cannibalismo tra vetture dello stesso segmento e una feroce concorrenza tra gli stabilimenti dei due marchi in Europa.
L'altra opportunità offerta dalla crisi al capitale si basa sul suo uso da parte del governo e delle imprese per modificare le regole del gioco, spezzando la resistenza sindacale, aumentando gli orari, sterilizzando i contratti, diminuendo i salari. Nel Belpaese modificano le leggi che regolano i rapporti di lavoro riducendo i diritti collettivi: c'è la crisi, tutti devono pagare un prezzo e alla fine a pagare per tutti sono proprio i lavoratori. Si pensi al tentativo del governo di varare la controriforma del Testo unico sulla sicurezza del lavoro per soddisfare le pretese dei padroni, che in nome della crisi denunciano i costi imposti dalla legge varata dal precedente governo. Il ministro Sacconi ha elaborato un testo che cancellerebbe le sanzioni più pesanti a chi viola le norme, a partire dall'arresto. Verrebbero salvati padroni e manager in base al principio osceno per cui la responsabilità degli omicidi sul lavoro sarebbe sempre dei gradi inferiori. Tale legge avrebbe effetto retroattivo bloccando i processi in corso, a partire da quello contro i vertici della ThyssenKrupp. Si salverebbe il processo Eternit, in quanto gli unici imputati sono il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Ghislain de Cartier de Marchienne. Per fortuna, una dura protesta della Fiom-Cgil ha mosso le acque, fino alla scesa in campo del presidente Giorgio Napolitano che ha dato il colpo di grazia alla controriforma. Almeno per ora, non sono passati.

Pubblicato il

01.05.2009 14:00
Loris Campetti