Le nostalgie dei camerati

Sono circa mille gli estremisti di destra in Svizzera. 45 sono in Ticino, organizzati nel Movimento destra svizzera ticinese (Mdst). Questo dice l’ultimo rapporto del Consiglio federale sull’estremismo, pubblicato lo scorso 25 agosto. Soltanto nel ‘97 i membri dei gruppi skinhead, neonazisti o revisionisti erano circa 300. Nel contempo sono aumentati gli incidenti dovuti a questi gruppi, circa 100 all’anno dal 2000. A 60 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz è dunque tutto da rifare? Con questo dossier facciamo un’istantanea dell’estrema destra nazionalista, revisionista ed eversiva sia in Svizzera che in Italia, Germania e negli Usa, senza ignorare l’antisemitismo largamente diffuso nel mondo arabo. Cominciamo il viaggio con un’intervista all’esperto di estrema destra svizzera Hans Stutz, che da dieci anni cura la Cronologia degli atti di razzismo nel nostro paese. Hans Stutz, leggendo il rapporto del Consiglio federale sull’estremismo e la Cronologia da lei curata si ha l’impressione che l’estremismo di destra in Svizzera da alcuni anni sia costante. È così? Sì, al più alto livello l’estremismo di destra rimane costante dal 2001. Fino ad allora s’era registrata una marcata progressione. Poi c’è stato l’assassinio dell’estremista di destra Marcel von Allmen, nella regione di Interlaken, da parte di alcuni suoi compagni che lo consideravano un traditore: questo ha provocato molta costernazione anche negli ambienti prossimi all’estremismo di destra. D’altro canto però la discriminazione, e la disponibilità a discriminare, sia in politica che nella società nei confronti di neri, musulmani, cittadini della ex Jugoslavia e così via è sempre ancora molto forte: ci sono sempre più frequenti tentativi di emarginare ed escludere per ragioni razziali o di nazionalità che provengono da ambienti non estremisti. Condivide l’opinione del Consiglio federale secondo cui oggi è più pericoloso l’estremismo di sinistra che quello di destra? Non capisco cosa intenda dire con questo il governo. Gli attacchi dell’estremismo di destra sono spesso diretti contro le persone: di estremismo di destra in Svizzera si può morire o rimanere gravemente feriti. Credo che il Servizio d’analisi e prevenzione che ha elaborato il rapporto abbia modificato il suo approccio al problema a seguito dell’entrata in governo di Christoph Blocher: ora, anche contro l’evidenza dei fatti, l’estremismo di sinistra deve apparire più pericoloso. Mi piacerebbe ad esempio che si rivolgesse ai concerti skinhead la stessa attenzione che si dedica alle manifestazioni contro il Wef, per verificare se vi siano violazioni della norma penale antirazzismo. Lei cura la Cronologia degli atti di razzismo dal 1995. Che sviluppi sul lungo periodo ha osservato in questi dieci anni? Negli ultimi anni si osserva un chiaro aumento dell’intolleranza nei confronti dei musulmani. Con campagne antiislamiche è diventato addirittura possibile vincere delle votazioni popolari, cosa che non si potrebbe fare ricorrendo ad esempio all’antisemitismo. D’altro canto rispetto al ’95 oggi la scena dell’estremismo di destra è diventata un po’ più forte e numerosa e si è data un’organizzazione migliore. Spesso si indica la prima manifestazione di estremisti di destra sul Rütli il 1° agosto 2000 come un punto di svolta per il movimento. È d’accordo? Non tanto per la scena dell’estremismo di destra, quanto per la percezione che ne ha l’opinione pubblica. Il 1° agosto 2000 ha fatto sì che l’estremismo di destra sia stato percepito come problema pubblico: in precedenza si ignorava la questione. Per la scena stessa invece non s’è verificato l’effetto promozionale che si aspettava: al contrario, dall’autunno 2000 diverse organizzazioni si sono sciolte perché non sono più state in grado di reggere l’improvvisa pressione dell’opinione pubblica, e molti esponenti di spicco si sono ritirati. Che ne è dell’estremismo di destra fra i tifosi di calcio e hockey? Spesso si riscontrano tendenze di estrema destra fra gli hooligans e gli ultras di questi due sport. Il problema non è nuovo ed è costante nel suo manifestarsi da diversi anni. Troppi club però si rifiutano di prenderne atto e di agire di conseguenza per arginarlo. Soltanto in vista degli Europei di calcio del 2008 in Svizzera si comincia a prendere coscienza del fenomeno e si intende elaborare una nuova legge antihooligans. La Svizzera è sempre una zona franca per gli organizzatori di concerti skinhead rivolti ad un pubblico proveniente anche da altri paesi? No, non più. La scorsa estate, il Tribunale federale ha interpretato in maniera estensiva il concetto di pubblicità di un evento per sottoporlo nell’applicazione alla norma antirazzismo, comprendendo ora anche concerti e feste formalmente privati ma di fatto aperti ad un ampio pubblico: da allora in Svizzera ci sono stati ancora due soli concerti skinhead, alla fine di novembre e all’inizio di dicembre. Si tratta ora di sapere come la polizia e le autorità giudiziarie si comporteranno in futuro sulla base di questa giurisprudenza. In occasione dei due concerti che le ho citato la polizia non si è fatta grossi problemi e non ha effettuato alcun controllo all’interno del locale: in particolare non ha verificato che testi venissero cantati, se ci fossero strumenti di registrazione e se si vendesse o distribuisse del materiale proibito. Dove si concentra in particolare la scena di estrema destra in Svizzera? La si trova su tutto l’arco compreso fra il lago Lemano e il lago Bodanico. Più ci si inoltra nelle valli alpine e nelle montagne, meno skinhead si incontrano. Ma non si tratta neppure di un fenomeno prettamente urbano: nelle grosse città come Ginevra, Basilea, Berna, Lucerna e Zurigo ce ne sono relativamente pochi. Gli skinhead sono tipici delle piccole cittadine e dei paesi del Mittelland. Questo, assieme alla scarsa partecipazione al voto, spiega il successo del Pnos a Langenthal. Ma il caso di Langenthal dimostra anche che molto dipende dall’esistenza di almeno due o tre persone in grado di costituire e gestire un’organizzazione: oggi Langenthal ha sia una sezione locale del Pnos che una sezione dell’Helvetische Jugend, organizzazioni che hanno anche la loro pagina web. Hans Stutz, che relazioni ci sono fra i gruppi di estrema destra e l’Udc? I confini sono molti labili. Lo si vede dal fatto che regolarmente esponenti dell’Udc banalizzano fatti e organizzazioni di estrema destra (ad esempio le ormai ricorrenti manifestazioni sul Rütli). E lo dimostrano pure la veemenza con cui l’Udc vuole l’abrogazione dell’articolo penale contro il razzismo o la presenza di naziskin alle manifestazioni organizzate dall’Udc. Tuttavia non ci sono relazioni istituzionalizzate fra l’Udc (e l’Asni) e gruppi estremisti. Ma ci sono singole persone nell’Udc che hanno frequenti contatti con gruppi di estrema destra e a volte collaborano con essi o che banalizzano il nazismo: si verificano costantemente nuovi casi. In passato hanno fatto clamore i casi di Roger Etter in Ticino e di Pascal Junod a Ginevra. Ma, appunto, si tratta di casi singoli. Ma l’Udc non può anche fungere da catalizzatore e da neutralizzatore per molti potenziali estremisti di destra che altrimenti finirebbero in gruppi ben più pericolosi? Può essere vero in singoli casi. Ma per questo non c’è nemmeno bisogno dell’Udc: il Pnos ad esempio da quando ha deciso di entrare nella politica ufficiale sta facendo di tutto per essere accettato e dimostrare di non essere pericoloso. Al contrario, con la sua politica l’Udc dà legittimità all’estremismo di destra e ai suoi obiettivi radicali. Certo anche nell’Udc ci sono voci che dissentono, ma il tono lo dà l’ala zurighese: e su questioni quali l’asilo e gli stranieri l’ala bernese non è molto lontana da quella zurighese se non nella forma, almeno per quel che concerne i contenuti. Si deve aver paura dell’estrema destra? Dipende di cosa si sta parlando. Certamente non si deve temere che l’estrema destra possa prendere il potere: i successi parziali come quello del Pnos a Langenthal sono episodi e rimarranno casi isolati anche in futuro. Se invece si appartiene ad una minoranza e come tale si è riconoscibili in strada, allora si rischiano insulti e aggressioni anche fisiche. Questo riguarda chi appartiene a gruppi quali l’estrema sinistra, i musulmani, i neri, gli omosessuali, e come tale è riconoscibile: ci sono situazioni nelle quali si può consigliare a queste persone una certa prudenza, perché l’aggressione può avvenire semplicemente per l’appartenenza esteriore ad una minoranza. Ma questo non riguarda la grande maggioranza della popolazione.

Pubblicato il

04.02.2005 02:30
Gianfranco Helbling