Bisogna sapere che per molti (sponsor) lo sport è solo un mezzo per raggiungere un fine: la vendita di un prodotto.
E che per arrivare allo scopo tutto o quasi è lecito, senza arrivare, per il momento, all’eliminazione fisica del concorrente.
I “Leoni Indomabili” del Camerun quando danno calci a una palla sono formidabili veicoli di vendita in tutto il mondo.
Li veste la Puma che ai recenti campionati africani lancia un body che spezza il tradizionale duo maglietta–pantaloncini. E infrange una regola, certamente non fra quelle essenziali.
Il Gran Sacerdote Josef Blatter (“Sepp”, per i vallesani) dice che non si può. I Leoni di Yaoundé ci pensano un po’: come si fa a ricevere i soldi della Puma senza essere squalificati dal “Sepp”? Semplice: mantengono il body e però sopra infilano un paio di mutandoni. Criniera al vento e coda nascosta. Blatter non interviene: in terra africana, fra felini (puma e leoni) fa come in casi analoghi le scimmie: si mette su un ramo a debita altezza e aspetta.
Finiti i campionati (vinti dalla Tunisia) e ritornato in terra rossocrociata il gran Sacerdote è colpito da un improvviso raptus: al di là dei 12 mila 900 euro di multa (ci possono anche stare) prende a cannonate i “Leoni”: al torneo di qualifica per i prossimi mondiali (si inizia in autunno) il Camerun parte con 6 punti di penalità.
Per chi non è appassionato di calcio africano significa che in un gruppo con 3 squadre deboli (Benin, Sudan, Libia) ma con due squadre molto forti (l’Egitto allenato da Tardelli e la Costa d’Avorio) il Camerun, al 95 per cento è già escluso dai mondiali dove è diventato ormai un protagonista stabile. Blatter impazzito? Blatter autolesionista? Nel “veau aux morilles” invece della deliziosa spugnola primaverile la velenosa “morchella esculenta”? A meno che… a meno che il Sepp abbia subìto una tiratina d’orecchi da parte di un grande sponsor che foraggia la sua casa, l’Adidas, gran rivale della Puma…
Speriamo proprio non sia così: per la decenza, prima ancora che per lo sport. E speriamo pertanto che il ricorso del Camerun abbia successo. Altrimenti dovremmo concludere che il futuro è già qui: lo sport sarebbe un optional come il tetto apribile dell’automobile: non però come le mutande che devono coprire per bene le “pudende”. E soprattutto devono essere griffate, devono avere il marchio giusto. A meno che… a meno che il discorso tocchi le donne: ed è qui che la faccenda si ingarbuglia. Il vispo Sepp, che ha appena lasciato l’ultima moglie (un’amica di sua figlia), preoccupato per gli indici televisivi bassi del calcio femminile, ha lanciato il sasso nello stagno: perché le donne, così generose nel mostrare i loro contorni negli altri sport, nel calcio portano mutandoni simili a quelli delle nostre bisnonne? Perché non si mettono un bel body? Che se poi sarà prodotto dalla ditta giusta, ci pensa lui, il “Sepp” a misurare per bene la coscia… e a proibirlo.
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