Le mani sull'energia

Il primo intervento che ospiteremo è quello dell’avvocato Sergio Salvioni, già Consigliere agli Sati ed ex presidente dell’Azienda elettrica ticinese, nonché promotore, tra gli altri, dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico. Tale associazione si batte contro la privatizzazione dell’Aet. Secondo lei, avvocatoSalvioni, perché c’è così tanta smania di privatizzare l’Azienda elettrica ticinese? A mio giudizio, non esistendo alcuna necessità effettiva, le ragioni possono essere di due ordini: la prima: seguire la moda delle privatizzazioni, e soprattutto le indicazioni di politica economica contenute nel "Libro bianco" del professor Pelanda. La seconda: assicurare ai gestori dell’Aet la massima libertà di agire senza nessun controllo né limite e soprattutto senza remore di carattere sociale o di interesse pubblico. Privatizzazione: ma è solo una moda o ci sono interessi reconditi? Sì, come detto prima, è solamente una moda. Se esistono interessi reconditi, questi non sono a mia conoscenza. Chi sarebbero i potenziali acquirenti dell’Aet? Ogni grosso produttore o commerciante di energia a livello nazionale. L’eventuale acquirente dovrebbe tuttavia verificare se il costo dell’acquisto è compensato da un reddito sufficiente: il mercato ticinese (2,2/2,5 TWh) non è di una grandezza sufficiente da indurre l’eventuale interessato a mettere in atto una politica di "dumping", cioè di vendita sotto costo, durante un lungo periodo di tempo allo scopo di conquistare tale mercato. Interessanti potrebbero essere le quote di Ofima (Officine della Maggia) e Ofible (Officine di Blenio) i cui impianti saranno oggetto di riversione tra gli anni 2030 e 2040. Ma sono impianti che, dato che torneranno al Cantone a costo zero (salvo la parte elettrica), risultano estremamente redditizi per il Cantone: cederli sarebbe stupido e autolesionista. Un operatore così piccolo, quale sarebbe l’Aet, in un mercato "libero" dominato da colossi, non rischierebbe di essere fagogitato? Assolutamente no. L’Aet è autosufficiente per 2/3 dell’erogazione elettrica in Ticino a prezzi competitivi. Non è esposta, come altre grosse aziende, alla volatilità del mercato elettrico internazionale. Quindi, a meno che il ceto politico ticinese non sia vittima di improvvisa follia o di desiderio autolesionistico, una vendita o una cessione non è al momento ipotizzabile. La forma giuridica della società anonima, con azioni in mano pubblica, potrebbe snellire il processo decisionale all’interno dell’Aet, attualmente giudicato troppo lento? Ma quando mai. Durante i miei dieci anni di presidenza, l’Aet ha sempre operato senza nessun intralcio. Rilevo che nel Consiglio dell’Aet il Consiglio di Stato era rappresentato da due, e per un certo periodo da un loro membro, e che, quindi, essi erano a conoscenza di tutte le decisioni adottate, senza che mai abbiano sollevato la benché minima obiezione. Questo argomento è, come molti altri contenuti nei messaggi, totalmente inventato. Occorrerebbe che si indicasse una sola decisione che non sia potuta essere adottata a causa della "lentezza del processo decisionale". Se il messaggio si riferisce alla decisione di acquistare le azioni di Teleticino ritengo che una discussione pubblica fosse necessaria, trattandosi di un intervento finanziario che esulava dall’attività dell’Aet, anche secondo le due perizie giuridiche allestite per conto del CdS. Che la privatizzazione sia chiesta per effettuare altre operazioni di questo tipo?

Pubblicato il

11.05.2001 03:00
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