Le laute spese di rappresentanza di Gobbi

Quali motivi giustificano le uscite del Dipartimento Istituzioni dieci volte più elevate degli altri Dipartimenti? Risposte (parziali) nei documenti acquisiti da area al termine di una vertenza legale

Il consigliere di Stato Norman Gobbi pagava gli aperitivi elettorali coi soldi dei contribuenti? A qualche anno di distanza, area può dare la risposta a un quesito che ha occupato non poco Gran Consiglio e opinione pubblica via social, dove fiorivano insinuazioni maliziose tipo quella iniziale. Sia benedetta la legge Trasparenza che ha forato il muro di gomma eretto dal Governo. Grazie ai documenti infine consegnati, possiamo darvi una risposta, con l’avvertenza che quest'ultima è rimasta opaca in assenza dei giustificativi.




Tutto partiva da una semplice domanda. Perché nel 2017 il Dipartimento di Norman Gobbi ha speso 31mila franchi in spese di rappresentanza, mentre tutti gli altri Dipartimenti ne hanno spesi mediamente meno di 2.500? Non era un caso isolato. La soglia legale di cinquemila franchi annui per queste spese era puntualmente superata dal Dipartimento Istituzioni. Nel 2015 con 31mila, nel 2016 (22mila franchi), 2018 (9mila) e 2019 (26mila). Solo la pandemia del 2020, l’ha riportata nei parametri di legge (4.300). Eppure tutti gli altri dipartimenti quel limite lo rispettavano, salvo quello guidato dal secondo ministro leghista Claudio Zali. Nel frattempo, il Governo ha soppresso la soglia massima proprio quando la questione dei superamenti di spesa era approdata in Gran Consiglio con le interpellanze del deputato Matteo Pronzini del Movimento per il socialismo (Mps).


Incuriositi dalle spese dieci volte superiori, dalle quali nascevano inevitabili sospetti sui social, abbiamo avviato una battaglia legale col Governo basandoci sulla legge Trasparenza. Dopo tre anni e mezzo, lo scorso mese la Commissione cantonale della trasparenza ha statuito che i cinque Dipartimenti dovessero fornirci la documentazione delle spese di rappresentanza dal 2013 al 2017. Purtroppo però, la documentazione è ben poco trasparente.


Nella contabilità cantonale non vi è nessuna giustificazione della richiesta di rimborso. Sono indicate esclusivamente la data, il destinatario del rimborso e l’importo. Teoricamente, ognuno può chiedere il rimborso di quel che vuole, senza giustificarlo. Il Governo aveva usato questa mancanza per opporsi alla nostra richiesta. «Le informazioni presenti nei documenti non permettono di identificare la finalità, i partecipanti, il luogo e la prestazione acquisita» aveva scritto giustificando il diniego nel fornire la documentazione. Eppure, il Regolamento della gestione finanziaria dello Stato imporrebbe di giustificare la spesa.


Scorrendo la lista dei cinque anni di spese di rappresentanza della Direzione del Dipartimento, vi è un unico riferimento comprensibilmente legato a eventi istituzionali. Riguarda la “Conferenza svizzera dell’informazione nelle amministrazioni pubbliche” nella primavera del 2016, costata 1.400 franchi ai cittadini. Tutti gli altri rimborsi restano misteriosi.


Non sapremo quindi probabilmente mai per quali eventi di rappresentanza Norman Gobbi abbia chiesto personalmente 5.300 franchi di rimborso nel solo 2016. Non conosceremo nemmeno i fortunati destinatari delle bottiglie di vino per 1.600 franchi ordinate nel medesimo anno dal Dipartimento (o dei 5.670 franchi di vino nei quattro anni). Ignoti pure i beneficiari sempre nel 2016 delle pregiate carni di una macelleria dal valore di 1.200 franchi.


Grazie alla risposta del consigliere Gobbi all’interpellanza del deputato Pronzini, si può invece desumere che i 2.540 franchi spesi in due bar bellinzonesi sul finire di dicembre del 2016 siano imputabili ad aperitivi natalizi della direzione del Dipartimento. Due bar prediletti dal Dipartimento, tant’è che l’anno successivo tocca alla segreteria generale del DI spendervi altri 1.720 franchi sempre a dicembre. Piccola curiosità scoperta ripercorrendo Facebook, in uno di quei bar quel giorno si teneva il tributo ai Queen “Mercury Legacy”.


In Parlamento, Gobbi precisava che «l’aperitivo natalizio del suo dipartimento è il più corposo per numero di personale coinvolto». A consultar la pagina Internet dei membri di direzione dei vari dipartimenti, non parrebbe il caso. A scorrer invece la lista dei rimborsi, si nota che anche altri Dipartimenti abbiano organizzato qualche aperitivo natalizio interno, così come qualche bottiglia di vino l’hanno ordinata. Rimanendo però (quasi) tutti ben al di sotto del tetto massimo.


Di certo nessun dipartimento ha chiesto il rimborso di così tanti pranzi di ristoranti come quello di Gobbi. In un anno quasi dieci volte tanto. Incalzato da Pronzini, il capodipartimento Istituzioni giustificava «le spese di rappresentanza col numero importante di conferenze tenute in Ticino, sommate a riunioni di comitato dei direttori di giustizia e polizia e conferenze tematiche e tecniche». In assenza di giustificativi dei rimborsi per questi eventi, non ci resta che credergli sulla parola. Va precisato che il Dipartimento di Gobbi non è l’unico a organizzare riunioni intercantonali. Si pensi a titolo d’esempio al consigliere di Stato Christian Vitta che in veste di presidente della Conferenza intergovernativa dei cantoni di montagna, organizzò diversi appuntamenti. Eppure non si riscontrano tanti scontrini di ristoranti nella lista del suo Dipartimento.


Vi è poi un nominativo aziendale beneficiario di rimborsi spese di rappresentanza che attira l’attenzione, essendo già saltato fuori nelle interpellanze parlamentari del deputato Mps. Quello di una tipografia leventinese che aveva ricevuto dei mandati diretti per 220mila franchi dal CdS, i cui proprietari sedevano nel consiglio di amministrazione di un’altra azienda unitamente a Gobbi, prima che quest’ultimo entrasse a far parte dell’esecutivo. Il governo aveva smentito favoritismi parlando anzi di risparmi. Appare comunque singolare ritrovare il nome della tipografia tra i destinatari dei rimborsi spesa di rappresentanza della Direzione in tre occasioni per settemila e rotti franchi.


Infine, va detto che dei rimborsi indebiti erano già stati restituiti da Gobbi. Scriveva infatti il Controllo delle finanze nel suo rapporto che «nel 2015 e nel 2018 il Direttore del DI ha rimborsato Fr. 1.160,00 (spese incluse nel forfait) e Fr. 543,35 (omaggi floreali)».


In conclusione, si può affermare che i documenti ottenuti non si siano rivelati particolarmente chiarificatori. Mancando i giustificativi dei motivi delle spese, i dubbi non vengono dissipati. L’assenza di una Corte dei conti indipendente dal potere esecutivo, sul modello federale o di altri cantoni, gioca un ruolo. La via della trasparenza è ancora lunga in Ticino.

Pubblicato il

07.10.2021 15:58
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