Le ispirazioni di politici e giornalisti

Il 10 ottobre scorso il Corriere del Ticino ha pubblicato un intervento a firma Sergio Savoia intitolato "Clima: il dilemma del prigioniero".
Due giorni dopo sempre sul CdT Giovanni Galli ha informato i lettori che sia il contenuto che buona parte del testo di Savoia era stato copiato da un articolo dell'Economist di un paio di settimane prima.
Il quindicinale Diavolo, di cui Savoia è stato coordinatore sino a quattro mesi fa ha avuto nella propria storia un grandissimo pregio (a mio avviso – quello cioè di un ex giornalista –il maggiore): l'ideazione del Premio Caratti attribuito ai giornalisti che vendevano come propria farina di sacchi altrui. Nella rete ce ne sono caduti parecchi ed a fustigarli è stato anche Savoia. Giustamente, poiché la deontologia professionale è importante. Purtroppo il Diavolo ha sorvolato sull'episodio che ha visto coinvolto il proprio redattore, non rendendo così un buon servizio all'imparzialità di trattamento.
Il dizionario Garzanti offre della parola plagio questa definizione: «illecita appropriazione e divulgazione sotto proprio nome di un'opera o parte di un'opera che è frutto dell'ingegno altrui».
Ora trovare un predicatore a razzolar male non è cosa nuova e tutto probabilmente si sarebbe risolto il 10 ottobre. Riprendo invece l'episodio oggi, trascorse le elezioni, in questa rubrica a causa della replica che Savoia ha inviato al CdT e che è stata pubblicata lunedì 15 ottobre.
Tralascio il tentativo di minimizzare o comicizzare l'accaduto (laddove parla del «divertente» pezzo di Galli che divertente non è granché; quando scrive «avrei copiato» mentre la copiatura è accertata; quando afferma che quello del Corriere è un «rimbrotto» mentre è una segnalazione seria; quando addirittura scrive «avrei potuto citare la fonte» mentre non solo avrebbe dovuto – mica «potuto» –, ma soprattutto si imponeva il virgolettato).
Vengo invece alla giustificazione regina. L'allora candidato al Nazionale sostiene che «differentemente da un giornalista che vende come suo il prodotto di un collega ingannando il pubblico, io in quanto politico posso e anzi devo usare le idee buone ovunque le trovi».
Ergo, facendo la medesima cosa – copiare – il giornalista inganna mentre il politico usa doverosamente buone idee.
Io penso che questo non sia vero.
Il termine candidato deriva dal latino candidus, bianco, per via della toga immacolata con cui chi aspirava a cariche pubbliche si presentava agli elettori nell'antica Roma. Ora il plagio non è un innocente «usare le idee buone ovunque si trovino»; è altro.
Il politico, cercando di vendere come farina del proprio sacco la farina altrui non è meno colpevole del giornalista (mestiere che peraltro nel Diavolo Savoia pratica, come è pure responsabile della comunicazione del Wwf European alpine programme): l'uno cerca apprezzamento e voti con moneta non sua, l'altro cerca apprezzamento e lettori con moneta non sua.
A voler far l'avvocato del... Diavolo, anzi, il politico falsario è più pericoloso del giornalista falsario poiché se eletto (anche sulla scorta di medaglie sottratte ad altri) andrà a governare la cosa pubblica, mentre il giornalista arreca un danno alla proprietà privata di chi lo ha assunto.
Devo dire infine che sono stato assai sorpreso di questo episodio, poiché a differenza di tanti miei ex colleghi, Savoia dispone di grande capacità comunicativa, di notevoli competenze e conoscenze nonché di una buona dose di originalità. In altre parole non aveva proprio bisogno di far quel che ha fatto.

Pubblicato il

23.11.2007 13:00
Michele De Lauretis