Un approccio critico all'accordo per capire le cifre e la reale posta in gioco sul futuro pensionistico di migliaia di ticinesi. Fedele al suo ruolo primario di informare, l’associazione Erredipi (Rete per la difesa delle pensioni) ha voluto illustrare ai 17mila dipendenti pubblici cantonali e comunali affiliati all’Istituto di previdenza del Canton Ticino (Ipct) quanto stiano decidendo sulle loro pensioni. E lo fanno rivelando cifre «mai state svelate al grande pubblico». Cifre che indicano quanto gran parte del risanamento della cassa pensioni sia stato accollato ai lavoratori e non dal datore, come ci si potrebbe aspettare. Anche perché, sottolineano i membri di Erredipi, gli errori di gestione che nel corso dei decenni hanno partorito il disavanzo, non sono imputabili ai dipendenti. In soldoni, se il datore ci ha messo circa 760 milioni di franchi nel risanamento della cassa, i dipendenti vi hanno contribuito con 890 milioni, circa 230 milioni in più nel saldo finale. «Nella simmetria dei sacrifici, come personale siamo decisamente in vantaggio» ironizza Enrico Quaresmini, uno dei portavoce di Erredipi nella conferenza stampa indetta oggi per informare la posizione dell’associazione sul messaggio governativo che a breve sarà dibattuto in Gran Consiglio. leggi anche=> una lotta che riguarda tutti «La mobilitazione netta e costante di migliaia di assicurati e assicurate ha facilitato un accordo, recentemente raggiunto tra sindacati e governo, che limiterebbe il secondo taglio inizialmente previsto del 20%» scrive Erredipi nella sua presa di posizione odierna, riconoscendo dei passi avanti rispetto ai drastici tagli. Dopo le vibranti mobilitazioni degli affiliati coordinati dall’associazione e sfociate poi nella giornata di sciopero del 10 maggio, il governo e i sindacati hanno infine proposto una soluzione per compensare almeno in parte la riduzione dei tassi di conversione fino a quel momento accolata unicamente sulle spalle dei dipendenti cantonali, dei docenti comunali, oltre ai lavoratori di un centinaio di enti pubblici o di pubblica utilità. Una soluzione dal costo supplementare annuale per il cantone di 14.6 milioni di franchi che sarà presto sottoposta al Gran Consiglio. Un compromesso che va guardato con il giusto spirito critico, non supinamente accettato quale massimo possibile, chiariscono i portavoci di Erredipi, forti di una risoluzione votata all’umanità all’ultima assemblea. «Analizzarlo in un’ottica critica non equivale a prestare il fianco a chi vorrà politicamente peggiorarlo. Crediamo sia giusto per gli affiliati sapere quanto un datore di lavoro voglia scaricare sui dipendenti per non aver mantenuto le promesse precedenti». Appoggiandosi su un gioco del Tangram, Erredipi spiega il complesso meccanismo per cui i soldi versati dall’affiliato negli anni non siano stati interamente accreditati sul suo conto pensionistico, ma siano stato usati quale «risanamento occulto». Quaresmini lo spiega con una metafora: «è come se per anni vado al bar ordinando una birra da mezzo litro e ne ricevo una da 4 dl. Chiunque chiederebbe all'oste dove sia finita negli anni la parte mancante, regolarmente pagata». Data l’informazione oggettiva, mobilitare è la seconda ragione d’essere di Erredipi. Visti gli aspetti critici del compromesso politico raggiunto, Erredipi invita le migliaia di affiliati a riunirsi il 18 ottobre davanti al Palazzo dell’Orsoline, proprio mentre al suo interno si terrà la seduta del Gran Consiglio. Una mobilitazione che negli intenti dei promotori vuole essere un momento di discussione pubblica e scevra da pregiudizi sugli aspetti negativi e positivi del compromesso politico. Un confronto aperto a cui sono caldamente invitati anche i sindacati. |