L’ufficio sigillato, una raccomandata con l’ingiunzione di riconsegnare le chiavi e poi il cilindro della serratura che viene sostituito. È stata meno armoniosa di quanto annunciato e si sta rivelando densa di strascichi la separazione fra l’Autopostale Ticino-Moesano (Atm) e il suo ex responsabile Edy Amonini. Da lunedì 23 giugno il numero uno del Centro regionale Ticino-Moesano dell’Atm non ha più accesso al suo ufficio di via Monte Ceneri a Giubiasco. Il cilindro della serratura è stato cambiato su ordine della direzione dell’Autopostale. «Unicamente per evitare che dati e informazioni finiscano nelle mani della concorrenza», precisa ad area Edy Amonini che è uno dei tre candidati ancora in lizza per la successione di Dirk Meyer alla testa delle Ferrovie autolinee regionali ticinesi (Fart, vedasi box). La sua versione coincide con quella della separazione di «sua propria iniziativa» e di «comune accordo» diffusa poco più di due settimane fa dal servizio stampa della Posta. Le modalità e i tempi della partenza di Amonini, così come una serie di recenti colloqui a Berna tra la direzione dell’Autopostale e varie delegazioni ticinesi, indicano però che dietro l’accordo sul repentino divorzio si celano almeno due cose: da un lato il disappunto di Berna per il mancato annuncio da parte di Amonini del suo interesse per la concorrenza, dall’altro la volontà dei vertici di Autopostale di assumere informazioni sull’ultimo lustro di gestione dell’Atm. Lunedì mattina 23 giugno Edy Amonini avrebbe dovuto incontrarsi a Berna con il numero uno dell’Autopostale Daniel Landolf. L’incontro – che l’ex responsabile dell’Atm nega di aver concordato – non ha luogo. Nella tarda mattinata a Giubiasco arriva una telefonata dalla direzione centrale con la quale viene anticipato il contenuto del comunicato che verrà diffuso l’indomani. Attorno a mezzogiorno in via Monte Ceneri si presenta il responsabile regionale della sicurezza della Posta per mettere i sigilli all’ufficio di Edy Amonini. Poche ore dopo i sigilli sono sostituiti da un nuovo cilindro della serratura e il personale viene informato che Edy Amonini non ha più accesso al suo ufficio. Intanto Amonini – che al più tardi il 24 giugno ha ricevuto una raccomandata con l’ingiunzione di riconsegnare le chiavi dell’ufficio – continua a percepire lo stipendio mentre i dettagli della separazione sono discussi in questi giorni a Berna. «Il contatto con la concorrenza implica alcune questioni legali che stiamo regolando con il signor Amonini e il suo avvocato», spiega il portavoce della Posta svizzera Oliver Flüeler. Con un ambiguo comunicato diffuso martedì 24 giugno, La Posta sottolineava che Edy Amonini lascia l’Atm «con effetto immediato», «su propria iniziativa e di comune accordo»: «Grazie al grande impegno personale del signor Amonini – si legge nella nota – Atm è diventata un’unità aziendale competitiva». L’immediata partenza scaturisce «esclusivamente» dalla candidatura di Edy Amonini presso un’azienda concorrente, precisava il “gigante giallo” indicando che il posto lasciato vacante sarà presto messo a concorso. Da noi interpellato, Oliver Flüeler ribadisce che «il signor Amonini lascia la Posta di sua iniziativa: è lui che ha deciso di partire». «Non c’è nessun’inchiesta né accertamento in corso», afferma il portavoce della Posta. Oliver Flüeler non si esprime sul fatto che Edy Amonini ha taciuto o negato fino a quando ha potuto – persino alla direzione di Berna – la sua partecipazione al concorso per le Fart, cosa nota da mesi all’interno e all’esterno dell’Autopostale Ticino-Moesano. «Non posso dire niente, bisogna chiedere al signor Amonini perché è lui la persona coinvolta», dice Flüeler. Il diretto interessato – il cui contratto non prevede nessuna clausola che gli vieta in quanto dipendente Atm di partecipare a concorsi esterni – ammette che «ci sono state delle informazioni che confidenzialmente sono state trasmesse a Berna» e che si è trattato di «un lavoro di indiscrezioni». Le indiscrezioni sono state fatte filtrare durante le ultime settimane alla direzione centrale da alcuni collaboratori dell’Atm. Sulle modalità della sua separazione dall’Autopostale, Edy Amonini rimanda alla versione «chiara, ufficiale e momentanea» fornita dal servizio stampa della Posta. La versione chiara, ufficiale e momentanea della Posta è messa alla prova, oltre che dalle modalità della partenza di Amonini, anche da una serie di colloqui avvenuti o pianificati di recente fra la direzione di Autopostale e alcune delegazioni provenienti dal Ticino. Nell’ultimo mese il presidente di Bus Ticino-Moesano (associazione che riunisce gli assuntori postali della regione) si è recato due volte a Berna (l’ultima l'altro ieri) per discutere alcune questioni in sospeso relative ai rapporti fra l’Atm e gli esponenti della categoria. Martedì scorso il successore ad interim di Edy Amonini, Sandro Ruch, è stato convocato a Berna dalla direzione. Il 15 luglio, infine, avrebbe dovuto tenersi un incontro a tre fra Daniel Landolf (numero uno di Autopostale), Edy Amonini e il segretario regionale del Sindacato della comunicazione Angelo Zanetti. Nell’incontro – sollecitato da Zanetti e poi saltato per i fatti avvenuti nel frattempo – i tre avrebbero dovuto affrontare le dure critiche alla gestione Amonini formulate in un paio di lettere che il sindacalista ticinese aveva inviato a Berna fra marzo e maggio di quest’anno. Il balletto di incontri sollecitati o accettati dalla direzione di Autopostale lascia presagire che nella separazione fra Atm e Amonini non abbia giocato solo il suo interesse per la concorrenza, ma anche alcune polemiche suscitate dalla sua conduzione del Centro regionale Ticino-Moesano, polemiche sulle quali la direzione centrale solo di recente sembra aver aperto gli occhi. Nel corso dei cinque anni passati alla testa dell’Atm, Edy Amonini è stato fedele interprete di una gestione manageriale del servizio autopostali della Posta voluta da Berna. Se da un lato ha permesso all’Atm di diventare «un’unità aziendale competitiva» come dice La Posta, dall’altro il suo stile e alcune sue decisioni hanno suscitato non pochi malumori. In prima linea a criticarlo sono tutt’ora diversi assuntori postali (persone o imprese che per conto dell’Autopostale gestiscono linee periferiche) del Sottoceneri, che hanno fatto le spese di un processo di fusione intrapreso alcuni anni fa e che ha favorito – a detta di alcuni di loro – conoscenti e amici di Amonini. Dopo essere confluito in una società con altri due assuntori del Malcantone, Lauro Monti di Cademario ha dovuto chiudere nel 2002 – dietro liquidazione – l’impresa di famiglia aperta nel 1924. L’ex assuntore postale ha pendente una causa contro l’Atm: «Due settimane fa tramite il mio avvocato abbiamo mandato un precetto esecutivo direttamente al “patron” della Posta Ulrich Gigy», dice Monti secondo cui l’Atm gli deve 380 mila franchi in concetto di aliquota chilometrica per riparazioni. Una situazione simile l’hanno vissuta due ex assuntori postali della Valle di Muggio e della Capriasca. Nel giugno del 2001 – dopo mesi di aspre discussioni con il direttore dell’Atm per mancati pagamenti – dal garage di quest’ultimo a Tesserete alcuni bus sono stati spostati su un terreno confinante di proprietà dell’esercito, recintato in precedenza da un gruppo di militi che avrebbe agito su ordine di Edy Amonini, ufficiale dell’esercito in servizio a Losone proprio in quei giorni. Da noi interpellato, Amonini non conferma né smentisce. Afferma che «il caso è stato liquidato» e che «non ha nessun commento da fare» in merito. Il caso era stato segnalato a suo tempo al Dipartimento federale della difesa ma non aveva avuto un seguito. Dopo l’intimazione del municipio dell’attuale comune di Capriasca, i veicoli erano stati trasferiti nel febbraio dello scorso anno a Taverne e in parte venduti o spostati altrove. Le polemiche sulla gestione Amonini non riguardano però solo le relazioni fra Atm e alcuni assuntori postali. Provenienti soprattutto dall’interno dell’Atm, le altre critiche di cui è stato ed è tutt’ora bersaglio Edy Amonini toccano quella che una parte degli stessi collaboratori dell’Autopostale considerano una poco fortunata incursione nel trasporto turistico; il trasferimento della direzione Atm dai confortevoli locali della Posta in viale Stazione a Bellinzona a un precario prefabbricato in via Monte Ceneri a Giubiasco (comune dove risiede e dov’è capogruppo Ppd nel legislativo); la messa in funzione e il mantenimento – contro il parere di molti – della linea Lugano-Malpensa, chiusa in maggio dopo tre anni e mezzo durante i quali è stato accumulato un deficit milionario; l’acquisto di tre bus Ayats spagnoli per le linee Lugano-Carona e Lugano-Valcolla che hanno seri problemi di stabilità e il cui servizio di recente è stato sospeso per alcuni giorni; il deterioramento del clima di lavoro all’interno dell’Atm e la sproporzione fra personale amministrativo (circa 35 collaboratrici e collaboratori) e autisti (una novantina). Vissuto come autoritario, poco disponibile al dialogo, arrogante e parziale da una parte del personale Atm, Edy Amonini – che fra le altre cose ha già tentato, invano, la scalata al Municipio di Giubiasco e al Gran consiglio – si faceva chiamare “direttore” (in seno alla Posta vi sono solo dei “responsabili regionali”). Il “direttore” ora rischia di pagare caro l’ambizione personale e la fedeltà a un modello di conduzione manageriale voluto dall’alto, sintomo della deriva aziendale di un servizio al cui carattere pubblico – se si va avanti di questo passo – resterà solo il nome o poco più.

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11.07.03

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