Per la transizione energetica servono soldi e braccia per realizzarla in tempi brevi. «Con l’accettazione popolare della legge sul clima, nel prossimo decennio 200 milioni di franchi l’anno saranno disponibili sotto forma di sussidi a chi abbandonerà l’energia fossile per abitazioni e luoghi di lavoro. 2 miliardi ai quali si aggiungono i fondi del Programma Edifici alimentato dalla tassa CO2, 361 milioni già versati. Anche l’installazione del fotovoltaico è incoraggiata con oltre un miliardo di sussidi nel biennio 2022-2023. Finanziamenti pubblici importanti e giusti, ma a beneficiarne non devono essere le sole imprese, ma anche i lavoratori impiegati nel settore» ha sottolineato Peppina Beeli, specialista di Unia in politica climatica ed energetica, ricordando dove sia necessario agire per arginare le mutazioni climatiche: «In Svizzera, gli edifici sono responsabili del 44% del consumo energetico e circa un terzo delle emissioni di C02». Grazie agli ingenti fondi pubblici, non manca il lavoro per chi opera nel risanamento degli edifici e nella posa di pannelli fotovoltaici o di produzione di calore alternative al fossile. A mancare sono le braccia. Come quasi in tutti i settori professionali in Svizzera, anche la tecnica della costruzione e degli elettricisti soffrono della penuria di manodopera qualificata. «Per questi settori, l’Alta scuola zurighese di scienze applicate (Zahw) ha stimato un fabbisogno globale di 87mila posti di lavoro necessari entro il 2035 in Svizzera» ha spiegato Bruna Campanello, corresponsabile del settore Artigianato di Unia durante la conferenza stampa a Berna. Attualmente i rami interessati impiegano poco più di 50mila persone. Trovare nuovi lavoratori qualificati, diventa sempre più difficoltoso. Le offerte di lavoro per specialisti nella tecnica di costruzione, nel montaggio ed elettricisti, sono quelle che restano più a lungo vacanti, stando a uno studio pubblicato in febbraio dal Kof (Politecnico di Zurigo), ha spiegato la sindacalista. Nell’arrivo di forze giovani, c’è poco da sperarci. «Nella tecnica della costruzione e dell’elettronica, più della metà dei posti d’apprendistato lo scorso marzo non erano occupati. Inoltre, un terzo degli apprendisti elettricisti, abbandona prematuramente la formazione prima che sia conclusa».
La carenza di personale è di gran lunga il problema più grave indicato dalle imprese d’installazioni elettriche, nella misura del 80% in un’indagine condotta dal Kof a marzo. Le soluzioni padronali alla carenza? Lavorare di più, ha spiegato Aldo Ferrari, corresponsabile del settore artigianato di Unia. «Allo stadio attuale delle trattative per il rinnovo contrattuale, la delegazione padronale chiede di cancellare il tetto massimo del ricorso alle ore supplementari». La conseguenza, ha spiegato il sindacalista, sarà accelerare la fuga dei dipendenti dal settore. «Il 44% dei duemila elettricisti interrogati dal sindacato hanno risposto di aver già pensato o ci stanno pensando di abbandonare il mestiere. I motivi sono, le paghe insufficienti (53%), il sovraccarico lavorativo (46%), l’usura fisica (32%) e le violazioni sistematiche alla legge sul lavoro in materia di sicurezza e igiene (14%)» ha spiegato Ferrari. Se un giovane è alla ricerca di un mestiere dal futuro occupazionale garantito per i prossimi decenni, specializzandosi nella posa di pannelli fotovoltaici o nel risanamento degli edifici, va sul sicuro. Il problema sono le attuali condizioni di lavoro ad essere poco allettanti. L’occasione per migliorarle sono i rinnovi dei ccl elettricisti e tecnica della costruzione, entrambi in scadenza a fine anno. La base sindacale dei lavoratori attivi nei due rami hanno formulato un pacchetto rivendicativo. A sostegno sono state lanciate due petizioni, una per il ramo della tecnica di costruzione e una per gli elettricisti. In autunno è prevista una manifestazione nazionale di categoria. Stando al sindacato, le associazioni padronali dei due rami sembrano intenzionate a capitalizzare per le aziende gli ingenti sussidi pubblici, senza condividerli con la forza lavoro. Per supplire al problema della carenza di personale di fronte alla mole di ordinativi, oltre a chiedere di abrogare i limiti alle ore supplementari, entrambe le associazioni padronali affermano di voler impiegare più forza lavoro femminile. «È un po’ semplicistico dire: “donne, venite a lavorare sul cantiere”. Oltre alle condizioni di lavoro generali da migliorare per maschi e femmine, il contesto stesso degli ambienti lavorativi non è organizzato per le donne. Come sottolineato dalle lavoratrici già oggi attive nell’edilizia secondaria, mancano gli spogliatoi per le donne, dei gabinetti decenti e infine va cambiata la dominante cultura machista che oggi si respira nei cantieri» spiega Bruna Campanello. Tra il dire e il fare, c’è tanto da migliorare. |