I negozi domenica 3 ottobre avrebbero dovuto rimanere chiusi. Perché non c'era nessuna autorizzazione per aprirli. Lo denunciano i sindacati, che ora, per la stessa ragione, chiedono che le saracinesche non si alzino nemmeno il 31 ottobre.

Era illegale l'apertura dei negozi di domenica 3 ottobre. Perché la decisione del Dipartimento finanze e economia (Dfe) del 20 luglio di autorizzare l'apertura di tutti i commerci del cantone il 3 e il 31 ottobre per "Emozioni Ticino" non è mai cresciuta in giudicato. Cioè non è mai diventata esecutiva. Lo denunciano i sindacati attivi nel settore della vendita (Unia, Ocst, Sit e Sic). Contro la decisione del Dfe del 20 luglio erano stati infatti interposti dei ricorsi sia da parte dei sindacati stessi che di privati cittadini. Il Consiglio di Stato aveva sì respinto tali ricorsi (il 31 agosto, rispettivamente il 21 settembre), ma contro le decisioni del governo gli opponenti si erano rivolti con un ulteriore ricorso al Tribunale amministrativo cantonale (Tram).
Dunque, il 3 ottobre la decisione del Dfe non era ancora cresciuta in giudicato sia perché contro la sentenza del governo del 31 agosto i sindacati avevano già interposto ricorso al Tram, sia perché non era ancora spirato il termine di ricorso di 15 giorni per la sentenza del Consiglio di Stato del 21 settembre sui ricorsi dei cittadini. Ciò significa che l'autorizzazione ad aprire i negozi il 3 ottobre non poteva avere alcun effetto: i negozi avrebbero dovuto rimanere chiusi. E questo lo sapevano bene sia la Federcommercio, che aveva chiesto l'autorizzazione ad aprire, che il Dfe, che tale autorizzazione l'aveva concessa. E sarebbe stato il Dfe, attraverso l'Ispettorato del lavoro, che avrebbe dovuto sincerarsi che tutti fossero in chiaro sulle conseguenze giuridiche di tale situazione e che avrebbe dovuto verificare che nessuno aprisse i negozi domenica 3. Cosa che non è accaduta, e che dimostra quali siano gli interessi che stanno a cuore al Dfe.
Ora si pone il problema dell'apertura di domenica 31 ottobre. La situazione al momento attuale è simile a quella di domenica 3: l'autorizzazione concessa dal Dfe non è ancora cresciuta in giudicato in quanto sono pendenti i ricorsi al Tram. E i ricorsi hanno per legge effetto sospensivo: cioè rendono inapplicabile, fino a quando non sono evasi, la decisione del Dfe. I sindacati Unia, Ocst, Sit e Sic chiedono quindi al Dfe di sollecitare, presso i datori di lavoro della vendita, l'emanazione al più presto dei piani di lavoro, che tengano conto dell'impossibilità di aprire i negozi il 31 ottobre. Questo perché secondo la Legge sul lavoro i piani di lavoro devono essere consegnati ai dipendenti almeno 15 giorni prima. E a questo punto si è già in ritardo.
Nel frattempo il Dfe e la Federcommercio hanno inoltrato al Tram un'istanza volta a revocare l'effetto sospensivo ai ricorsi, in attesa che il Tram stesso decida sui ricorsi stessi. In altre parole il Dfe e la Federcommercio hanno chiesto che sia concessa l'apertura dei negozi anche se il Tram non ha ancora evaso i ricorsi e dunque la famosa decisione del 20 luglio non è ancora cresciuta in giudicato. Una strada percorribile, ma dall'esito tutt'altro che scontato: il Tram è infatti molto prudente nel revocare l'effetto sospensivo ad un ricorso in attesa di decidere sul ricorso stesso. Intanto il Dfe si vede costretto a specificare che «nell'attuale stato della procedura i negozi dovranno rimanere chiusi il prossimo 31 ottobre».
Una situazione decisamente ingarbugliata, dunque, fatta di pasticci procedurali e di illegalità per forzare la mano con le due aperture domenicali supplementari tanto care alla grande distribuzione. "Emozioni Ticino" continua a regalare nuove emozioni a questo povero Ticino.


La sbornia ideologica del Dfe

È fatta di pasticci procedurali ed illegalità la storia delle aperture domenicali del 3 e del 31 ottobre (cfr. articolo principale). Pasticci e illegalità di cui il primo responsabile è il Dipartimento finanze ed economia (Dfe), una volta di più fedelmente accondiscendente alle richieste dei giganti della vendita.
Con un goffo comunicato, mercoledì il Dfe ha cercato di salvare la faccia, facendo credere che l'apertura del 3 fosse legale. Il ragionamento è che, siccome la decisione del 20 luglio dello stesso Dfe negava l'effetto sospensivo al successivo ricorso al Consiglio di Stato, e siccome poi il governo aveva confermato la risoluzione dipartimentale, «si poteva quantomeno presumere che il governo avesse in tal modo ribadito anche l'esecutività immediata della decisione».
Peccato che un chiaro disposto di legge sia pur sempre preminente su qualsiasi presunzione dipartimentale. Nel caso l'art. 47 della Legge di procedura per le cause amministrative stabilisce che «il ricorso ha effetto sospensivo a meno che la decisione impugnata non disponga altrimenti». E siccome il governo non aveva tolto l'effetto sospensivo ad un ricorso successivo al Tribunale amministrativo (Tram), ecco che, per il ricorso dei sindacati al Tram interposto il 15 settembre, l'apertura del 3 ottobre è stata illegale.
Stupisce questo grossolano errore da parte del Dfe, che pure la procedura amministrativa la dovrebbe conoscere bene: è il suo pane quotidiano. Ma non ci sono alternative: o al Dfe sono incompetenti, oppure sono in malafede. Propendiamo per la seconda ipotesi, visto lo zelo con cui il Dfe, sia nella gestione Masoni che nell'era Sadis, fa di tutto per forzare la mano sulle aperture festive dei negozi, quasi che il Ticino non avesse problemi (economici) ben più impellenti.
Del resto non si capisce perché debba essere lo stesso Dfe a chiedere al Tram la revoca dell'effetto sospensivo per far riaprire i negozi il 31 ottobre: più papisti del papa. La sbornia ideologica al Dfe non è ancora stata smaltita.

Pubblicato il 

22.10.10

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