Lavoro e andicap

La quinta revisione dell'Assicurazione Invalidità (Ai) persegue l'obiettivo, peraltro condivisibile, di risanare le finanze di questo importante pilastro della nostra sicurezza sociale. In questo contesto, la quinta revisione pone l'accento sul mantenimento, o secondo i punti di vista una maggiore integrazione, nel mondo del lavoro delle persone in situazione di andicap. Aumentare l'inserimento professionale di questa fascia della popolazione è un corollario che ha accompagnato tutte le recenti manovre di risanamento finanziario delle rispettive assicurazioni invalidità di vari paesi europei. Così è stato ad esempio nei Paesi Bassi, nel Regno Unito e perfino in Svezia. Favorire e migliorare l'integrazione professionale di persone in situazione di andicap è un intento di per sé nobile, ma sul quale non è possibile discutere facendo astrazione delle realtà con cui esse sono confrontate. Vi sono alcune constatazioni su cui convergono i pareri di molti esperti ed i risultati di numerose ricerche a livello europeo.
Chi subisce una battuta d'arresto nel proprio percorso professionale (sia per malattia, sia per infortunio) ritrova raramente il proprio posto di lavoro e/o può continuare ad esercitare il proprio mestiere. Spesso, la persona in situazione di andicap deve avviare un delicato processo di riconversione, in cui accettazione del proprio stato di salute, rimessa in discussione della propria identità e riorientamento si sovrappongono; ed i cui risultati in termini di collocamento sono alquanto incerti.
Infatti, l'accesso al lavoro, per le persone in situazione di andicap, è difficile nella misura in cui sono vittime di discriminazioni. Jean-François Amadieu e la sua equipe dell'Observatoire des Discriminations l'hanno ampiamente dimostrato l'anno scorso pubblicando i risultati di un'inchiesta basata sul metodo del testing. Definiti sette profili di candidato con un bagaglio di competenze simili, ma con differenze quanto all'età, al genere, all'origine, all'aspetto fisico ed all'andicap, la ricerca ha misurato il tasso di risposta ad ogni singola candidatura. Il candidato in situazione di andicap ha ottenuto il peggiore risultato.
D'altra parte, anche il mantenimento del proprio posto di lavoro (per chi non lo perde o lo ritrova) si avvera difficile. Se vi sono persone che non incontrano particolari ostacoli (il loro problema di salute non pone limiti nella nuova occupazione), altre faticano non poco a conciliare salute e lavoro: devono investire enormi risorse solo per poter mettere a disposizione la loro forza lavoro. Ed altrettante ne devono mettere in gioco per poter negoziare la loro integrazione con i loro colleghi normodotati.
Anche le possibilità di carriera sono alquanto limitate per le persone in situazione di andicap. Per una storia di successo conosciuta, ce ne sono molte altre nascoste sotto una cappa di normalità. Alcune raccontano di dipendenti in situazione di andicap che hanno dato prova di competenza e professionalità, fornito buone prestazioni, ma che non hanno mai progredito.
La quinta revisione dell'Ai non tiene conto di queste realtà. E riduce l'integrazione delle persone in situazione di andicap da obiettivo primario a strumento finanziario. Roba da far venire il mal di pancia che (si tranquillizzino i signori padroni) non dà diritto alle prestazioni dell'Ai.

Pubblicato il

27.10.2006 12:30
Mauro Marconi