Lasciateci informare

La partita non è ancora chiusa tra Migros e il Sindacato edilizia e industria (Sei). Poco tempo fa, in un processo celebrato presso la pretura di Biasca, alcuni militanti del Sei sono stati assolti dalle accuse per le quali erano stati querelati dalla Migros. Il capo di imputazione? Ingiuria e violazione di domicilio. I reati sarebbero stati consumati durante una manifestazione indetta dal Sei davanti al supermercato in questione. Il verdetto, non sappiamo se suo malgrado, ha come conseguenza l’affermazione del diritto dei sindacati di informare dipendenti e clienti. Dunque il Sei rimane fermo nella sua missione. Informazione sarà fatta, la lotta per «costruire delle condizioni di vita e di lavoro migliori» continua. È ciò che leggiamo in un volantino che il Sei ha distribuito ai dipendenti Migros. Il Sei non intende piegarsi di fronte alle «intimidazioni e pressioni» dei padroni. Conosciamo la logica del mercato: in un settore quale quello della vendita i padroni realizzano immensi profitti con i sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori. E a questi ultimi che rimane? Solo qualche misera briciola da piluccare. I lavoratori lo sanno. E il Sei, per parte sua, li rassicura dichiarando che persevererà sull’unica strada percorribile (volendo essere incisivi), quella del «sindacalismo attivo». Anche i consumatori vanno informati perché certe politiche di flessibilizzazione del lavoro si attuano con la complicità di tutti, utenti compresi. Così il mercoledì di questa settimana si è svolta un’azione di volantinaggio presso le principali sedi ticinesi della Migros. Nel volantino si informa puntualmente la clientela sui disagi che vivono i dipendenti della gigante svizzero della distribuzione. La prima questione è stata sollevata pure a livello nazionale: «La Legge sul lavoro impone la presentazione dei piani di lavoro, nella determinazione dei quali il lavoratore ha comunque diritto a essere consultato, almeno due settimane prima, così da dare la possibilità di organizzare il proprio tempo: questo è molto importante soprattutto per le donne con figli piccoli o per chi ha gente a carico». Così sancisce la legge. La prassi è altra cosa. Il sindacato denuncia il fatto che in molte filiali Migros «i piani di lavoro vengono distribuiti il sabato per la settimana seguente». Un’altra piaga dilagante è quella del lavoro su chiamata a cui si fa sempre più capo anche alla Migros. Fatto vergognoso soprattutto per un’azienda che si fregia d’essere un «imprenditore sociale». Forse in un mitico tempo passato. Oggi si paga il prezzo delle continue razionalizzazioni che la corsa al maggior profitto esige. Cioè, ad esser esatti sono i lavoratori a farne le spese. Veniamo ora all’intralcio dell’attività sindacale: «con delle continue e ripetute denunce Migros vuole di fatto impedire un’azione sindacale chiara che non sia quella di un’accettazione supina di diktat». Anche in questo caso si trascura un piccolo dettaglio: «la Costituzione garantisce i diritti di informazione e protezione sindacale». Infine un augurio perché si possa finalmente imboccare la via del dialogo. Il Sei si difende dall’accusa di voler cercare sempre e comunque «lo scontro o l’antagonismo». È vero il contrario: il Sindacato invita la Migros alla discussione, al «dialogo franco e sincero». Come detto l’informazione andrà a dipendenti, clienti ma pure ai membri del Consiglio di Cooperativa di Migros Ticino. Il Sei dichiara a questi ultimi che non ha nessuna intenzione di abbandonare il lavoro in difesa dei diritti dei propri associati impiegati presso la Migros e rivendica la possibilità di segnalare disfunzioni o situazioni di disagio che il personale vorrà segnalare. L’invito rivolto è sempre quello a non radicalizzarsi su posizioni intransigenti nell’opporsi di fronte alle richieste dei lavoratori e, per contro, ad aprirsi al dialogo. Questo andrebbe a vantaggio di tutte le parti interessate: dei dipendenti, come è ovvio, ma anche dell’azienda stessa.

Pubblicato il

14.06.2002 02:30
Sabina Zanini