Ladri veri, gabellatori antichi

Suonava proprio così una delle interpretazioni popolari delle quattro lettere Lvga che ornano lo stemma dell’ormai defunta (o cresciuta) città di Lugano. Correva soprattutto sulla bocca della gente del contado, che vedeva nei bottegai luganesi dei ladri e nei vari cancellieri e legulei del borgo dei gabellatori. I paesani che tornavano a casa la sera dopo aver comperato a Lugano qualche taglio di stoffa per fare un grembiule o una “vestimenta” e dopo aver sbrigato qualche gabella (appunto!) nei palazzi avvocateschi o nei tribunali, si portavano addosso l’inesprimibile mestizia che di solito alberga nel cuore dei perdenti. Poi nella seconda metà del secolo scorso Lugano cambiò. Però alcuni ladri e gabellatori rimasero, naturalmente sotto panni diversi: fiduciari pasticcioni, avvocatacci, speculatori immobiliari e finanziari che animarono (si fa per dire) la città tra gli anni ’60 e ’90 e ne promossero in parte la crescita debordante. Si formò così un nuovo organismo urbano con il lusso ed il comando al centro, le abitazioni più belle sulle colline, i casoni dei meno favoriti, i garages e i capannoni sparpagliati nei quartieri e nei comuni meno allettanti del piano. Ora è nata la Nuova (grande) Lugano, che comprende Davesco-Soragno, Pregassona, Viganello, Cureggia, Gandria, Pambio-Noranco e Pazzallo. Mancano solo Paradiso e “les beaux quartiers” di Massagno, Breganzona, Muzzano e Sorengo. L’avvenimento è molto importante, a tal punto che alcuni studiosi svizzeri annoverano la nuova entità urbana tra i sei maggiori agglomerati nazionali. È forse dunque l’occasione buona per cancellare dalla plurisecolare insegna luganese l’odore di dubbia fama che la circonda rimescolando le carte sociali e territoriali della nuova città. Il che vorrebbe dire restituire il centro urbano alla sua funzione di cuore civile dell’intera popolazione del nuovo comune (quasi 60’000 abitanti); creare per tutti le migliori condizioni per l’accesso e la fruizione dei luoghi più belli e delle principali strutture pubbliche (il lago, i parchi, il Campo Marzio, gli impianti sportivi, i musei, gli spazi collettivi); promuovere forme concrete di identificazione politica e culturale da parte di tutti nella nuova più grande patria comunale. Questi compiti spettano naturalmente ai politici e agli stessi cittadini. Ma spettano anche, per gli aspetti tecnici e pratici, ai cosiddetti “pianificatori” e “specialisti” delle varie discipline. Qui c’è però un problema. Parecchi giovani snobbano oggi il lavoro della pianificazione urbana, e lo si può anche capire. La pianificazione è un lavoro duro, ingrato, che richiede grande pazienza e impegno civile. Non se ne vedono che raramente i risultati. Molti preferiscono progettare le villette o l’arredamento di un negozio (ammesso che te li diano da fare) perché a gratificazione anche se scarsa è più immediata. Ma bisognerà pure che qualche forza fresca aiuti a disegnare politicamente e culturalmente la Nuova Lugano, come una città complessa e democratica del nostro tempo. Sarebbe peccato se dovessero tornare a galla i ladri veri e i gabellatori antichi, magari nelle vesti inedite, questa volta, di fiancheggiatori del casinò-capitalismo, o giù di lì.

Pubblicato il

24.01.2003 13:00
Tita Carloni