Il 26 per cento delle famiglie con figli non è in grado di pagare il dentista. O per farlo deve indebitarsi. Non in Grecia, in Spagna, o in Italia: in Svizzera. E non è un caso. No, è il frutto di un piano ben preciso, un piano di sfrenato liberismo. Lanciato vent'anni fa in Svizzera dopo essere stato sperimentato dalle dittature latinoamericane prima e negli Usa di Ronald Reagan e nell'Inghilterra di Margareth Thatcher poi.
In Svizzera furono le università di Basilea e San Gallo i focolai da cui si diffuse l'incendio. Dalla prima uscirono una serie di studi teorici e quell'Aimo Brunetti che, da capo del Seco, lavò il cervello all'intera amministrazione federale. Alla seconda dobbiamo invece il "Libro bianco" che, firmato fra gli altri da David De Pury, servì ad evangelizzare le masse. Compresa la sacerdotessa ticinese del neoliberismo, Marina Masoni.
Il lavoro degli adepti del neoliberismo è stato lungo e paziente. E non è finito. Hanno abbassato le imposte dei ricchi e alzato quelle dei poveri. Il loro capolavoro è la riforma fiscale delle imprese, spinta dall'ultrà del neoliberismo Hans Rudolf Merz: essa ci costerà 80 miliardi, che rimangono nelle tasche di banche, finanziarie, multinazionali e azionisti. Ma un gran lavoro è stato anche la liberalizzazione dei servizi pubblici, diventati più cari e meno efficienti. E mentre toglievano limiti a banche e finanza e rendevano ancor più selvaggio il mercato del lavoro, procedevano all'abbattimento sistematico dello Stato sociale.
Risultato: dal 1997 al 2010 la ricchezza detenuta dall'1 per cento più ricco della popolazione è passata dal 35 al 59 per cento del totale. Quella posseduta dal 90 per cento più povero, cioè da tutti noi, è scesa dal 29 al 17 per cento. Negli ultimi 16 anni i salari dei top manager sono cresciuti del 33 per cento, i salari medi e bassi del 5 per cento. Nello stesso periodo la ricchezza prodotta con il lavoro è cresciuta del 18 per cento. La differenza è andata ad azionisti, banche e finanziarie: un furto del capitale ai danni del lavoro.
I neoliberisti promettevano più benessere per tutti. In realtà se lo sono tenuto per sé. Grazie a loro oggi sta crescendo la prima generazione di giovani che con certezza sanno che il loro futuro non sarà migliore di quello dei loro genitori. Per la prima volta dal dopoguerra diminuiscono in Svizzera gli studenti dei licei provenienti da classi sociali modeste. Non solo i soldi: quelli rubano anche i sogni.

Pubblicato il 

04.05.12

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