La voce degli altri svizzeri

«La nostra patria è l’essere umano. È a lui che dobbiamo la nostra fedeltà.» Nelle parole dello scrittore svizzero Max Frisch si condensa lo spirito della “Carta dell’integrazione” che il Forum per l’integrazione dei migranti e delle migranti (Fimm) svizzero presenterà il prossimo 23 aprile a Olten in occasione delle sue prime Assise nazionali. Fondato nel novembre del 2000 a Berna da rappresentanti di oltre 50 comunità di nazionalità diverse presenti sul territorio, il Fimm vuole dare voce a tutti gli stranieri e straniere esclusi dalle decisioni politiche (ad eccezione di una piccolissima parte) in un’era in cui il Paese – abdicando alla sua cultura umanitaria e di accoglienza – sta scivolando nella deriva dell’intolleranza, del razzismo e della xenofobia. All’incontro di Olten parteciperanno non solo gli oltre 300 delegati del Fimm ma anche rappresentanti del Consiglio federale, del mondo politico in genere, delle istituzioni, dei sindacati, di organizzazioni padronali ed economiche, del mondo religioso, dell’educazione, dell’informazione, di tutte le istanze insomma che compongono la società. E nella difficoltà del momento, il Fimm vuole ribadire il valore dell’integrazione, del dialogo e della collaborazione fra le diverse componenti della società – sempre più multietnica – del nostro paese e far sì che l’incontro di Olten non si limiti ad uno sterile confronto fra le parti ma sia l’occasione di un dialogo costruttivo per rilanciare una visione politica e sociale che faccia propri i valori e i diritti di coloro che, per ragioni umanitarie e/o economiche, hanno dovuto riparare in Svizzera. Valori e diritti accolti nella “Carta d’integrazione” della Fimm che fa della “democrazia integrativa” il suo elemento portante, una democrazia in cui – recita la Carta – «Nessun essere umano può essere considerato “illegale” in virtù di una politica,di una legge, un ordinamento, una regola o un’azione che siano xenofobe e razziste.» Una visione utopica quella della Carta, verso la quale, nello spirito del Fimm, è importante tendere attraverso un capillare lavoro di sensibilizzazione, di presa di coscienza, di dialogo fra le comunità di migranti e tutte le istanze del paese. E in questo senso va anche la nascita del Fimm-Ticino (fondato lo scorso sabato a Locarno), primo segnale concreto del piano di decentralizzazione che il Fimm sta operando nel suo seno creando delle sedi regionali affinché si rafforzi il contatto e il radicamento nelle realtà cantonali. Alla vigilia delle Assisi di Olten, abbiamo sentito Vania Alleva, responsabile del Gruppo d’interesse migrazione del sindacato Unia, per capire qual è la valenza del Fimm oggi in Svizzera. Qual è il senso e la ragion d’essere di un organismo sovranazionale come il Fimm in Svizzera? Raggruppando numerose organizzazioni di migranti di varie nazionalità e di diverse estrazioni politiche, il Forum si fa portavoce delle molteplici componenti di stranieri presenti in Svizzera dando loro rappresentatività e visibilità. Non trascurabile comunque il fatto che il Fimm sia un organismo di recente formazione (esiste da 5 anni), sulla via del consolidamento e che, in quanto ancora ai primi passi, deve affrontare tutte le difficoltà organizzative che questo comporta. Che tipo di apporto offre Unia ad un’organizzazione come il Fimm? Sicuramente il nostro è un apporto significativo, da decenni infatti come sindacato lavoriamo a stretto contatto con le organizzazioni delle migranti e dei migranti e ne conosciamo i problemi, ne condividiamo le battaglie. Scendendo nel concreto posso dire che abbiamo collaborato con il Fimm alla scelta dei temi che verranno trattati nei numerosi workshop in programma alle Assise di Olten. Fra questi i trattati di Schengen su cui si voterà il prossimo 5 giugno, la tematica offrirà lo spunto per rilanciare iniziative e progetti atti a scoraggiare razzismo e xenofobia di cui spesso sono imperniati gli argomenti che vi gravitano attorno ma anche per discutere dell’importanza delle misure accompagnatorie che dovranno proteggere i lavoratori stranieri e quelli autoctoni da incombenti discriminazioni a livello lavorativo. Crede che la “Carta d’integrazione” riuscirà a diventare una sorta di carta istituzionale per le migranti e migranti? La “Carta” arriva in un momento particolarmente difficile in cui assistiamo alla volontà di un forte inasprimento della legge sull’asilo e sugli stranieri, legge che sottintende un quadro completamente falsato della realtà migratoria. Viviamo ancora i postumi della clamorosa e assurda bocciatura, nel settembre 2004, della naturalizzazione agevolata, sconfitta anche in quei cantoni laddove la naturalizzazione era già stata adottata. Sono segnali, elementi, che denunciano l’affermarsi di una politica sull’immigrazione e d’integrazione basata su criteri irrazionali. Ebbene, con questa Carta noi vogliamo dare un segnale al Paese e far capire che come migranti ne siamo parte integrante, vi lavoriamo, vi abitiamo, contribuiamo alla sua costruzione e per questo vorremmo poter dire la nostra. Cosa si auspica emerga dalle prime Assise del Fimm? Sapendo della presenza di tutte le forze politiche, dalla destra alla sinistra (hanno dato la loro disponibilità a partecipare anche rappresentanti dell’Udc, dei liberali e dei democristiani) e, tra gli altri, di diverse organizzazioni economiche, io mi auguro che l’incontro e il confronto diretto con le realtà e i problemi, le aspirazioni delle comunità di stranieri serva a sensibilizzarli e che prendano sul serio ciò che in quell’occasione verrà discusso. Il tutto nella speranza che una volta lasciate le Assise, le istanze presenti – istituzionali, politiche ed economiche – facciano tesoro di quanto udito e se ne ricordino al momento in cui si troveranno a legiferare in materia di politica migratoria dimostrando così il loro impegno concreto a favore dell’integrazione delle comunità straniere che costituiscono una grande fetta della popolazione svizzera. Spero infine che il Fimm si faccia davvero voce politica incisiva e non finisca per diventare la comoda foglia di fico per coloro che da una parte accettano che si parli di integrazione e di apertura ma dall’altra vi remano contro.

Pubblicato il

15.04.2005 01:30
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