L’Unione europea sta affondando, scrive Luciano Gallino, sociologo, scrittore e docente universitario. E aggiunge: “A me pare che il mondo stia diventando tutto un uso-e getta”. È scomparsa l’idea di uguaglianza (quella di cui parlava il Manifesto inteso come progetto politico, da non confondere con la parola ‘poster’) e agonizza il pensiero critico; per non parlare delle classi dominanti, che rappresentano qualcosa tra l’1 e il 10% della popolazione, ma che possiedono oltre il 90% della ricchezza. Ad aggravare la situazione, c’è da mettere in evidenza la vittoria della stupidità al potere (vedi per esempio le politiche di austerità devastanti messe in atto dalla Ue.) Insomma, un’allegria da naufraghi, con poca o nulla coscienza dei protagonisti, cioè tutti noi. Che seguiamo la vincente ideologia neoliberale e i social media, i quali vanno distribuendo il diritto di parola a legioni di imbecilli (così Umberto Eco). Ho il sospetto – si fa per dire – che viviamo tempi grami. E voi? Che facciamo? Dico, si può mettere fine a questo uso-e-getta di parole e concetti? Sarà anche vero che dopo il male viene il peggio, ma… Mi sa che qui non resta che scaricare, e in fretta, perché le scorie, la montagna dei rifiuti si alza ogni giorno di più e ne saremo vittime ben presto. Domanda: ma chi inventa e lavora a questi progetti di distruzione? Da una parte la destra, quella dei leghisti, i famosi “Padroni in casa nostra!” (c’è la vicina che non apre più a nessuno per via delle invasioni musulmane); poi i neoliberisti, i globa- lizzatori, i turbocapitalisti, i finanzieri eccetera eccetera. Leggo una ostilità insopportabile e crescente contro gli stranieri nel nostro Paese, montata ad arte soprattutto nei riguardi dei frontalieri. È proibito parcheggiare; è proibito chiedere il rispetto del Ccl (che spesso nemmeno c’è); è proibito opporsi a trattamenti salariali in euro, è proibito scioperare in virtù di una lettura sbagliata, o quanto meno anacronistica, del concetto di Pace del Lavoro. Chi diffonde questa cattiva letteratura? Siamo in presenza di persone diversamente dotate, e quindi per insipienza e in perfetta buona fede, o c’è dolo? Leggo su un settimanale di casa le parole opportune di una giornalista che si interroga sulla Svizzera da primato e che meritano di essere approfondite. Riflettendo su certi dati statistici, l’autrice del corsivo invita il lettore all’attenzione. C’è da essere fieri – ne sottoscrivo le parole – che il nostro Paese si qualifichi sempre ai primi posti in quanto a efficienza organizzativa e a produttività innovativa. Ci sta, come dicono i giovani. Lascia, però, perplessi il primato che ci viene assegnato addirittura sul piano della felicità: gli svizzeri cittadini più felici del mondo? Meglio lasciar perdere. I musi e le lamentele che ci circondano giustificano ampi dubbi. Vivo in questo Paese e ci sto bene, ma non chiedetemi di essere sempre entusiasta.
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