Col vento in poppa della vittoria i battellieri della Società di navigazione del Lago di Lugano (Snl) possono ora navigare su una rotta sicura. L’incontro di mercoledì scorso fra la delegazione del Consiglio di Stato formata da Marco Borradori e Luigi Pedrazzini, i rappresentanti sindacali del Sev e dell’Ocst e la dirigenza dell’azienda, ha segnato una svolta decisiva nella risoluzione della vertenza che ha visto il personale compatto scioperare dal 15 al 22 ottobre per protestare contro i cinque licenziamenti annunciati dall’azienda. Intanto i battellieri, stanchi di una conduzione aziendale che definiscono da “padre-padrone”, scoprono il coperchio e mostrano le crepe di una flotta sempre più alla deriva. area ha raccolto le testimonianze di due di loro, fra cui quella di Salvatore Munnia, frontaliere di Gironico (Como) che a due passi dalla pensione ha rischiato di essere messo alla porta. Si scusa quando l’emozione gli vena la voce. Dignitoso e pacato, Salvatore Munnia controlla le parole ma ricordare quel mattino gli ricurva le spalle come se il peso di quella lettera di licenziamento gli ripiombasse addosso ogni volta che la nomina. «Parlo perché so d’interpretare anche i sentimenti degli altri – precisa subito –. Le cose che racconto di me, seppur con accenti diversi, sono le stesse che potrebbero raccontarle i miei colleghi.» Cinquantotto anni, di cui 23 spesi al servizio della Snl, Salvatore Munnia considerava l’azienda un po’ come la sua famiglia. Fino al 23 settembre quando la parola licenziamento, che oggi pronuncia a fatica, gli ha rivoltato l’esistenza come un calzino. «All’improvviso – racconta – mi sono sentito buttato via come uno straccio». «Non ho mai perso un giorno di lavoro, non ho mai timbrato, ho sempre pagato le tasse, ho sempre lavorato con passione e ho sempre cercato di adattarmi accettando di passare da una mansione all’altra: operaio, motorista-autista ed infine bigliettaio. Mi alzavo alle 5 per cominciare alle 6: non ho mai contato le ore e ho dimenticato i sabati e le domeniche. Non riesco ancora a capacitarmi di quanto mi è successo, mi ritornano i complimenti ricevuti per i lavoro svolto, i sacrifici di una vita ed ora tutto mi suona come una colossale presa in giro.» Quella mattina il caposervizio lo avverte che alla fine della giornata il direttore Francesco Beretta Piccoli deve parlargli, Salvatore pensa ad una normale comunicazione di servizio. «Non ho mai ricevuto un richiamo e quando mi sono sentito dire che sarei stato licenziato mi sono sentito male, ero come inebetito. Mi mancano due anni alla pensione e alla mia età dove vuole che vada...» Ma non è probabilmente un caso che tutti e cinque i licenziati siano sopra i 55 anni, un’età ingrata per trovare un nuovo impiego e che potrebbe far di loro un bacino disponibile e qualificato di cui la Snl ha forse pensato di poter disporre in caso di bisogno. «Hanno pensato di colpire i più anziani – prosegue Salvatore – forse pensando che se neutralizzavano noi, i giovani non si sarebbero ribellati. Ma hanno sbagliato i loro calcoli.» Un grosso sbaglio. «I nostri superiori hanno cercato di metterci il bastone fra le ruote – dice Salvatore – ma non ce l’hanno comunque fatta ad intimidirci e dividerci. Per la prima volta abbiamo scoperto fra noi una solidarietà e unità insospettabili. Se ora riesco a reagire è perché ho trovato la forza in mia moglie e nella solidarietà dei miei colleghi a cui sarò sempre grato.» Per Salvatore scioperare ha comportato uno sforzo non indifferente. «Mai avrei immaginato – conclude – e mai avrei voluto arrivare a tanto. Ricordo che a volte provavo vergogna ad essere sul molo a non fare niente mentre avrei voluto essere in viaggio con i passeggeri per il lago. Ma le persone hanno capito e anch’io ho capito che l’unica forza che noi lavoratori abbiamo è quella di essere uniti. Solo così è più difficile colpirci. Tanto se vogliono licenziarti lo fanno anche se chini il capo per tutta la vita. Ora però ho fiducia che la situazione, con l’incontro indetto dal Governo, si sblocchi [l’intervista è stata raccolta prima dell’incontro, ndr], perché non si può buttare via un patrimonio lavorativo come carta straccia. Un patrimonio senza il quale la Snl è destinata ad arenarsi.» La voce di Marco Il patrimonio lavorativo della Snl, secondo Mirco*, costituisce l’unica parte sana di un’azienda il cui sfascio è sempre più palpabile. Sono dieci anni che lavora alla Snl. «Quello che hanno fatto ai miei colleghi è vergognoso – afferma –. Quando abbiamo cominciato lo sciopero pensavamo che i licenziamenti sarebbero rientrati, eppure non è stato così. Se la sono presa con i più deboli, quelli che erano ad un passo dalla pensione. In cambio però hanno trovato un gruppo compatto e solidale non più disposto a subire. Si è capito che siamo tutti nella stessa barca e che se oggi è toccato al collega un domani può toccare a te. E non avremmo interrotto lo sciopero se non si fosse prospettata la riunione con il governo per mercoledì [l’intervista è stata raccolta prima dell’incontro, ndr]. So però che se l’incontro non darà esito noi siamo disposti a continuare ad incrociare le braccia.» Mirco appartiene alla fascia dei quarantenni, ha moglie e due figli. Alla Snl ha svolto diverse mansioni: «In questo lavoro per lunghi periodi sei costretto a trascurare la famiglia. In piena stagione le ore non si contano, pensi che dal 2 maggio ho avuto la mia prima domenica libera il 29 agosto quando per contratto dovrei averne libera una al mese. Dopo 7 mesi di lavoro ne devo già fare uno di compenso. Ogni anno è sempre peggio: risparmiano sul personale, d’inverno in cantiere [per la rimessa a punto dei battelli, ndr] siamo una ventina ma ci sarebbe lavoro per altri venti. Parlano di 5 licenziamenti ma quasi nessuno sa che a 4 cassieri non è stato rinnovato il contratto …» Di ferie, anche se previste dal contratto, neanche a parlarne durante l’estate. «È l’unico periodo – osserva – in cui potresti stare almeno per pochi giorni con tutta la famiglia ma quando io e altri colleghi abbiamo chiesto qualche giorno di ferie ci hanno risposto che non erano mai stati concessi. È questo l’inconcepibile: gestiscono l’azienda proprio come si faceva cent’anni fa, da padri-padroni. Di adeguamenti al carovita non ne vediamo dalle calende greche. Lo scorso Natale il direttore Francesco Beretta Piccoli ci ha elogiati per “la splendida stagione”: solo belle parole ma niente aumenti. Anzi, mettendo le mani avanti ci hanno detto che l’azienda aveva accumulato 300 mila franchi di debito. Omettendo un particolare: la Snl, mentre piangeva miseria, registrava 60 mila franchi di attivo e prevedeva 250 mila franchi per le spese future. Ci prendono in giro: come se noi non fossimo in grado di fare due calcoli.» Si parla di direzione dell’azienda ma quella del direttore è una presenza debole, se non inesistente nei discorsi dei dipendenti. Filtra come un’ombra del presidente del Consiglio d’amministrazione (Cda) Giampiero Ferrazzini, descritto dai più come dispotico, di quelli che “alla Snl non si muove foglia che Ferrazzini non voglia”, per intenderci. Si racconta che sempre il presidente-padrone abbia la consuetudine di appostarsi con tanto di cannocchiale per spiare la condotta dei dipendenti e quindi farne rapporto ai capisettore. O del fatto che lo stesso sia arrivato a far fare un ordine di servizio in cui si dice che il personale il mattino è obbligato ad aprire la porta del garage del presidente… Aneddoti che hanno il sapore della leggenda metropolitana ma che diversi dipendenti riportano come veri. Un padrone onnipresente sì ma, a detta di alcuni battellieri, “incompetente nella gestione” dell’azienda. E viene preso ad esempio l’acquisto del battello “San Gottardo”. «Un battello moderno – spiega Mirco – in cui era prevista l’aria condizionata che invece è stata rimossa: ci siamo ritrovati con un’imbarcazione chiusa nella torrida estate del 2003 e si è arrivati a temperature da sauna. La stessa cosa è successa per il bus della linea Lugano-Bissone-Campione [di proprietà della Snl, ndr] che col caldo diventa una scatola metallica arroventata, tanto che la popolazione della regione aveva fatto una petizione per protestare. Non vi è nessuna spiegazione logica a tutto ciò se non l’arroganza di un padrone che se ne infischia del servizio pubblico e che considera l’azienda come un giocattolino che fa funzionare secondo i suoi capricci.» A Mirco e agli altri battellieri vedere andare alla deriva la Snl suscita rabbia e indignazione. «L’azienda – dice Mirco – è un gioiellino del turismo locale che dovrebbe essere tolta di mano a chi ora, con i suoi aumenti di biglietti, con la riduzione delle corse e con l’incuria dei battelli e dei moli, ne sta provocando il suo sfascio.» mapi * Il nome è di fantasia ma l’identità dell’intervistato è nota alla redazione. Scampato il rischio di un naufragio «Una vittoria su tutti i porti delle trattative», commenta Pietro Gianolli del Sev. «Siamo soddisfatti di come si è concluso l’incontro tra le parti», dice ad area. Secondo gli accordi raggiunti lo scorso mercoledì, il Cantone confermerà per iscritto la sua disponibilità a versare le indennità per l’inverno 2006 da concordare sulla base delle cifre della contabilità analitica prodotta dalla Snl e dal canto suo l’azienda ha promesso di far rientrare i cinque licenziamenti non appena riceverà la lettera in cui il Governo sottoscrive gli impegni presi. Inoltre verranno riprese le trattative tra azienda e sindacati volte al rinnovo del Contratto collettivo di lavoro (Ccl) in modo da permettere alle parti contraenti di affrontare adeguatamente le ristrutturazioni in seno alla Snl. «Come sindacati Sev e Ocst – prosegue Gianolli –, siamo grati al Consiglio di Stato [il Cantone, come parte in causa, detiene il 25 per cento dell’azionariato della Società di navigazione luganese, ndr] che si è assunto, non istituzionalmente ma di fatto, un ruolo di mediazione accogliendo così positivamente il nostro appello. Un risultato questo ottenuto solo in seguito alla lotta compatta che ha visto i dipendenti risoluti a protrarre la loro protesta fino all’ottenimento di quanto chiedevano, ossia il ritiro dei licenziamenti e la ripresa delle trattative per il rinnovo del Ccl». «Sono anni che raccogliamo segni di scontento e lamentele da parte del personale – ci dice Pietro Gianolli – ma solo nell’autunno del 2004, per la prima volta, ci siamo ritrovati tutti e 22 dipendenti compatti e pronti a sottoscrivere le richieste di miglioramento delle loro condizioni di lavoro.» I battellieri, in genere, navigano seguendo dei turni che sono ai limiti della legge sulla durata del lavoro giornaliero. In teoria infatti dovrebbero fare un massimo di dieci ore lavorative ma in realtà spesso superano questo tetto, soprattutto d’estate quando, finito il turno, si ritrovano a dover fare una corsa speciale (una crociera, ritrovo danzante, ecc.). «Nelle trattative per il nuovo Ccl – spiega Gianolli – rilanceremo la richiesta di un adeguamento degli stipendi al caro vita e la revisione delle norme di lavoro vigenti nella speranza che l’evolversi dei fatti recenti induca la dirigenza della Snl a considerare i legittimi interessi del personale nella discussione che riguarda il futuro dell’azienda.» E, a detta dei dipendenti, di cose da rimettere a posto ce ne sarebbero molte alla Snl. Lo sciopero contro i licenziamenti è stato lo sbocco di un malcontento giunto negli ultimi tempi al culmine. Intanto, alla vasta eco e solidarietà riscossa dallo sciopero si sono aggiunte di recente diverse azioni di sostegno. Fra queste l’interpellanza del consigliere comunale socialista Lorenzo Leggeri che chiede al Municipio se non sia il caso di rendere attenti l’azienda e le autorità sull’importanza del mantenimento della rete di trasporto pubblico, anche «come valida alternativa al trasporto su strada che già soffre di problemi di sovraccarico.»

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28.10.05

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