La vergogna dei bassi salari

Basta sfogliare le pagine economiche dei giornali per capire che il 2006 è stato un anno d'oro per molte imprese svizzere, per i loro azionisti e dirigenti. Questo non fa che accentuare anche in Svizzera il divario tra chi guadagna molto e chi troppo poco. In un paese ricco come il nostro ci sono quasi 700 mila persone che devono arrivare a fine mese con una paga lorda inferiore ai 4 mila franchi. Per il sindacato Unia si tratta di una situazione scandalosa che va corretta aumentando rapidamente l'importo dei salari minimi al tavolo dei negoziati e col tempo introducendo per legge un salario minimo di 20 franchi l'ora. 

In Svizzera non siamo ancora giunti agli estremi americani, ma siamo ormai avviati nella stessa direzione. Anno dopo anno il divario tra le classi sociali si fa sempre più profondo. Basta guardare come vengono distribuiti i guadagni delle imprese. L'anno scorso, «i compensi dei dirigenti sono aumentati di circa il 15 per cento, mentre le paghe medie sono sostanzialmente ristagnate», si è lamentato Renzo Ambrosetti, copresidente del sindacato Unia, in una conferenza stampa a Berna.
Il 2006 è stato per molti dirigenti svizzeri particolarmente generoso. È il caso della Novartis (il compenso del Ceo è aumentato del 48 per cento), della Sulzer (+ 24 per cento) e della Georg Fischer (+15 per cento). Anche i membri dei consigli d'amministrazione hanno ottenuto forti aumenti. Alla Novartis il miglioramento è stato del 47 per cento, alla Sulzer del 34  per cento e alla Clariant del 12  per cento.
I dipendenti non hanno ricevuto lo stesso, anche se gli utili sono stati ottenuti grazie al loro lavoro. Dal 2000 ad oggi, i salari reali sono aumentati del 4,6 per cento, meno quindi della produttività che nello stesso lasso di tempo è cresciuta del 10,1 per cento, ha rilevato Ambrosetti. Questo non fa che accentuare il divario tra chi guadagna molto e chi riceve solo le paghe minime.
Se nel 2004, la disparità era di 52 a 1, l'anno scorso era già di 67 a 1, contro i 59 a 1 del 2005 (vedi grafico). «Ciò significa che chi guadagna solo il salario minimo dovrebbe lavorare 67 anni per ottenere il reddito annuo medio di un membro della direzione del gruppo», ha sottolineato Ambrosetti. Per il sindacato, il grande scandalo non è solo questo, ma anche il fatto che «centinaia di migliaia di persone guadagnano un salario che permette loro appena di vivere», si è lamentato Andreas Rieger, l'altro copresidente di Unia,  che ha presentato i dati di uno studio sui salari.
Risulta che in Svizzera 67mila persone percepiscono meno di 4 mila franchi lordi al mese. Se guardiamo più nel dettaglio, allora si scopre che tra di loro vi sono 300 mila lavoratori che guadagnano meno di 3 mila 500 franchi lordi al mese e ben 80 mila che ricevono meno di 3 mila franchi lordi al mese.
Sono redditi precari, che non permettono di assicurare il minimo vitale. Non c'è quindi da stupirsi se tra queste persone vi è chi per far quadrare i conti deve bussare alle porte dell'assistenza sociale. Ogni imprevisto, come una malattia o una semplice fattura del dentista, può rivelarsi una catastrofe, fanno notare i sindacalisti. A percepire i salari più bassi sono in primo luogo le donne. Quasi mezzo milione di lavoratrici (pari al 29,8 per cento delle occupate) guadagna meno di 4 mila franchi al mese lordi, contro il 9,1 per cento degli uomini (quasi 190 mila). Il fenomeno è presente soprattutto in certi settori, come ad esempio la ristorazione, la cura personale (parrucchiere, estetiste, collaboratrici domestiche), il commercio al dettaglio, l'industria tessile e quella alimentare.
Da notare poi che oltre la metà dei lavoratori in Svizzera guadagna meno di 5 mila 500 franchi al mese, troppo poco se si pensa al costo della vita soprattutto nelle grandi città svizzere.
Mettere fine ai casi più scandalosi non sarebbe poi così difficile. «Basterebbero 150 milioni di franchi, vale a dire i lauti guadagna ottenuti insieme da Vasella, Ospel, Wuffli e Brabeck, per sopprimere almeno i redditi inferiori ai 3 mila franchi al mese», ha precisato Rieger.
Ci vuole invece circa un miliardo di franchi per abolire i redditi inferiori ai 3 mila 500 franchi, ciò che corrisponde al 4 per cento degli utili di Novartis, Roche e Nestlé, ha aggiunto il copresidente di Unia.
Il problema quindi sarebbe risolvibile utilizzando meglio gli utili. Il sindacato, che in passato si era battuto con successo contro i salari inferiori ai 3 mila franchi in particolare nel  commercio al dettaglio, chiede adesso di far sparire subito i salari inferiori ai 3 mila franchi e quanto prima anche a quelli al di sotto dei 3 mila 500 franchi lordi al mese.
Al tavolo delle trattative Unia tornerà quanto prima alla carica chiedendo la tredicesima per tutti i lavoratori del settore della ristorazione e alberghiero, ma anche più soldi nelle buste paghe delle parrucchiere. Auspica che più contratti siano dichiarati di portata generale e quindi validi per tutti i dipendenti. È il caso per esempio dei contratti del commercio al dettaglio, dell'agricoltura e dei trasporti stradali. Ritiene poi indispensabile che donne e uomini abbiano le stesse paghe. Il salario minimo delle persone qualifica deve essere almeno di 4 mila franchi al mese, come già avviene in alcuni settori. Per i settori sprovvisti di salari minimi convenzionali, si pensa ad un salario minimo fissato per legge. L'importo dovrebbe essere di 20 franchi l'ora, ciò che corrisponde ad una paga lorda di 3 mila 500 franchi al mese lordi, ha fatto notare Rieger. Al recente congresso dell'Uss, i delegati hanno chiesto di esaminare una proposta in questo senso.


Renzo Ambrosetti: "Cambiare rotta o esploderà la rabbia"

Come mai Unia ha deciso di denunciare in primavera, quando siamo ancora ben lontani dal periodo delle trattative salariali, il problema dei bassi salari e dei divari che si fanno sempre più ampi tra i salari massimi percepiti dai manager e quelli minimi ottenuti soprattutto dalla mano d'opera femminile? Abbiamo rivolto la domanda a Renzo Ambrosetti, co-presidente del sindacato.
Il problema dei salari rimane un problema di estrema attualità. Visto l'esito delle ultime trattative salariali riteniamo che non possiamo mollare l'osso, almeno non prima di aver ottenuto un risultato che ci soddisfi. Come Unia abbiamo condotto un'inchiesta sulla situazione salariale in Svizzera e abbiamo constatato che ci sono situazioni che non possiamo che definire scandalose: 700mila persone guadagnano meno di 4000 franchi al mese lordi e di queste almeno 80mila non arrivano a 3000 franchi al mese lordi.
Cosa la scandalizza di più ?
Il divario tra gli aumenti percepiti negli ultimi anni dai manager e quelli concessi ai lavoratori. La forbice si apre sempre di più. In questo periodo si parla molto nella stampa dei risultati record ottenuti dalle grandi imprese svizzere e dei compensi concessi a certi manager. La mano d'opera si è dovuta accontentare di un aumento grosso modo del 2 per cento. Tanto per fare un esempio, nell'industria metalmeccanica ci sono dirigenti che hanno ricevuto un incremento in busta paga 10 volte superiore a quello delle maestranze.
L'aumento della produttività quindi è distribuito male?
L'aumento che rivendichiamo al tavolo delle trattative deve compensare il rincaro e almeno l'aumento della produttività. Negli ultimi sei anni la produttività in Svizzera è aumentata del 10 per cento, mentre i salari solo del 4,6 per cento. Oltre il 5 per cento quindi non è andato a finire nelle tasche di chi ha generato questa crescita.
Dal vostro studio emerge che le persone che guadagnano poco sono attive soprattutto in pochi settori economici. Come mai?
Si tratta di settori dove la presenza sindacale è debole o dove cominciamo solo adesso a lavorare. È comunque scandaloso che ci sano parrucchiere o commesse di negozi e boutique che ricevono salari così bassi.
Negli ultimi anni i sindacati hanno fatto dei progressi nel settore della vendita. Quali sono adesso i vostri obiettivi?
Nel 2000 abbiamo lanciato la campagna contro i salari sotto i 3'000 franchi e nel grande dettaglio (Migros e Coop) le paghe sono aumentate. Adesso alziamo l'asticella e chiediamo almeno 3'500 franchi netti al mese. Quello che vogliamo sono quindi salari lordi di almeno 4'000 franchi.
Avete sottolineato che i salari bassi sono percepiti soprattutto dalle donne. Una volta erano piuttosto gli stranieri. La situazione è cambiata?
Se guardo i dati nel dettaglio scopro che sì si tratta soprattutto di donne, ma sono per lo più straniere. Quindi il problema degli stranieri svantaggiati persiste. Per noi non è normale che in un paese ricco come la Svizzera ci siano situazioni di povertà di quest'ampiezza. Il divario che si crea è così ampio da poter creare tensioni sociali. L'imprenditoria responsabile deve rendersi conto che la forbice non può continuare ad aprirsi perché si rischia di far saltare la coesione sociale. Noi vogliamo evitarlo.
La manifestazione in Ticino è una prova di questo malessere.
Certo, la rabbia dei lavoratori della costruzione è più che comprensibile vista la buona situazione congiunturale. I cantieri lavorano a pieno ritmo in Ticino. È un segnale che la gente non ne può più. È indignata e vuole essere trattata con rispetto. Per questo è disposta a prendere le decisioni di lotta che s'impongono. La controparte deve capire che sta giocando col fuoco.   

Pubblicato il

23.03.2007 01:00
Anna Luisa Ferro Mäder
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