La stupidità non esenta dal pensare

La vita, soprattutto per chi sta alla base della piramide sociale, è tutto un caricare e scaricare. Neanche fossimo animali da soma. Difficile sottrarsi a questo destino, dicono gli economisti.
Scaricare presuppone affidare ad altri il carico. Concreto o metaforico che sia. Si scaricano i costi della crisi come fa il padronato, spostandoli sulle spalle dei lavoratori; si scaricano gli oneri di gestione sugli utenti e sul personale, come fa la Posta (640 milioni di utili per il 2014); si scaricano sui frontalieri le emergenze ambientali e le inadempienze dei datori di lavoro ticinesi.
Non ci sono più limiti. Sembra che nessuno sia in grado di opporsi né di porre un freno a questa deriva frutto dell’idea di profitto. Come dire che andiamo inesorabilmente in direzione di un’economia dell’esclusione e dell’inequità (Cfr. L’Evangelii Gaudium). Non riesce ad opporsi alla deriva lo statuto del lavoratore – semmai ne esista ancora uno; né c’è etica che assicuri al lavoratore un’esistenza da homo sapiens, come bene ha scritto Silvano Toppi.
“C’erano un tempo la destra e la sinistra, sempre in baruffa come cani e gatti”, così scrive Michele Ainis in La piccola eguaglianza (Einaudi). “Adesso quella contrapposizione non va più di moda: in politica lo scontro si consuma ormai tra vecchio e nuovo. […] Il nuovo è cool, è giovane per definizione. L’aria che tira è questa: addosso agli anziani”.


Attenzione! Non è che Sinistra e Destra non ci siano più. La Sinistra è un po’ come Dio. “Dio non è morto” recitava un graffito londinese degli anni Settanta; “è vivo e lavora a un progetto molto meno ambizioso”. Quanto alla Destra, incontenibile nel suo conservatorismo e nella sua pochezza, condivide e gestisce con profitto l’attuale e complicata situazione socio-economica. Andate a leggervi le lettere di certi candidati sul Corriere del Ticino.


Volete sapere quali saranno le aree sensibili della politica per questi futuri onorevoli? L’indipendenza del Paese, l’economia pubblica e privata e la difesa del territorio, inteso come Stato, pericolosamente sotto attacco per opera di orde incombenti di migranti musulmani.
Forse varrebbe la pena di ricordare a questi candidati che la stupidità non esenta dal pensare.
A me pare che le cose più incombenti siano invece i diritti del cittadino inteso anche come lavoratore. Occorre tornare a far rispettare i diritti tenendo presente che la loro qualità non si misura sui cordoni della borsa. Anche questo vuol dire essere di sinistra.


Contro la finanza che uccide ci vuole una nuova e più corretta distribuzione della ricchezza. Occorre rimediare alle ingiustizie più palesi. Anche perché, tanto per non essere apocalittico, “quando una metà del mondo guarda in televisione l’altra metà che muore di fame, la civiltà è giunta alla fine”.

Pubblicato il

01.04.2015 21:14
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