L'altro giorno ho rischiato il linciaggio, sulla strada Regina del Lario. Andavo con la mia auto a settanta all'ora, limite prescritto dai cartelli indicatori, quando sono stato assalito da una valanga di strombazzate. Non solo l'automobilista che mi seguiva nella galleria male illuminata si era attaccato al clacson, ma tutti gli altri, incazzati neri perché rispettavo il codice stradale. Improvvisamente il mio tallonatore, visto che io continuo come prima, mi abbaglia con i fari alti, fa una sterzata alla mia sinistra e mi sorpassa sulla doppia linea, dov'è assolutamente vietato il sorpasso. Un gesto eroico, subito imitato dal prode che lo segue. Con il favore delle tenebre i comaschi attentavano alla mia vita, forse per rifarsi dei mancati ristorni ai frontalieri, illegalmente decisi dal nostro governo. O, semplicemente, perché per loro è giusto così.
Viviamo in una civiltà di potenziali assassini. Non come il fucilatore di Oslo, d'accordo. Però l'aggressività è nascosta in ognuno di noi e non sappiamo controllare gli impulsi. Basta leggere la cronaca nera dei giornali italiani: a Milano un pensionato travolge un motociclista e per il giudice «ha dimostrato una chiara volontà di uccidere e non si è fermato dopo aver investito l'uomo»; pare che tutto sia stato causato da una questione di precedenza. Poi, non contento, lo stesso pensionato punta una ciclista e la ferisce. A Pisa, invece, uno che non riusciva a farsi largo tra la folla per andare ad assistere a una gara sportiva ha investito quattro persone.
Come interpretare questi fatti di violenza? Forse con la volontà di annientare chi si oppone ai nostri desideri, forse con il rombo del motore elevato a valore , forse con il vuoto nel quale annaspiamo. Non so se c'è un rapporto tra questi atteggiamenti e la fisionomia della nostra società. Ma è un fatto che la destra oggi imperante nell'Europa neocapitalistica è basata sulla competizione, sulla legge del più forte, sulla sopraffazione del prossimo, sulla difesa della disuguaglianza, sull'ostilità. Da noi, a Chiasso si propone di chiudere il centro dei richiedenti l'asilo, a Bellinzona un consigliere di stato vuole abolire la commissione cantonale per l'integrazione degli stranieri e la lotta contro il razzismo: la parola razzismo dà fastidio, fa sentire in colpa. Ma anche l'ostilità è una forma di violenza.
C'è poi il fatto del rancore personale: per le umiliazioni subite in tempi di crisi, certi individui cercano uno sfogo violento. Il frustrato gasa per rifarsi della sua frustrazione, si rifà a modo suo, "gliela fa vedere" agli altri. L'impotente ritrova la sua potenza gasando. E chi rispetta la legge rischia la vita.

Pubblicato il 

26.08.11

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