La sostituzione di personale pianificata

Lo denuncia Unia, è successo alla filiale Conforama di Grancia

La prova esiste. Il sindacato Unia, documenti scioccanti alla mano, dimostra che la sostituzione di personale in base ai criteri di anzianità, residenza e qualifica professionale è una realtà nella vendita al dettaglio. È successo alla filiale di Conforama a Grancia nell’arco degli ultimi dieci anni. I dati lasciano presupporre che la sostituzione non sia il frutto di una casualità, bensì di una scelta pianificata.  

Adulti e residenti lasciati a casa per far posto a giovani e frontalieri. È la strategia concepita dai quadri aziendali finalizzata alla sostituzione sistematica del personale. L’obiettivo è aumentare il profitto risparmiando sui salari.  Di questa pratica si ha una percezione diffusa in Ticino, spesso evocata, ma raramente si hanno dei riscontri statistici ufficiali. Dei documenti aziendali di cui il sindacato Unia è venuto in possesso,  dimostrerebbero invece l’esistenza della piaga in un caso concreto.


Stando alla denuncia sindacale, alla filiale di Grancia del gruppo Conforama, la  pianificata sostituzione del personale in funzione di criteri economici è una realtà.


Contrariamente a quanto si è soliti credere, la sostituzione del personale con dipendenti “più economici” non si limita al piano della provenienza. Tra residenti e frontalieri, per esser chiari. Seppure questo elemento resti centrale anche nello specifico.
«Dal 2003 al 2012 siamo passati dal 70,58 % al 29,4% di impiegati residenti in Svizzera» si può leggere in un dettagliato conteggio della direzione sull’evoluzione del personale in 10 anni della filiale luganese di Conforama. Nei numeri, significa che se una decina di anni fa nel negozio di Grancia i dipendenti residenti in Ticino erano 24 e i frontalieri una decina, oggi è il rapporto si è rovesciato. Nel 2013 i frontalieri erano 22 mentre una quindicina i residenti.


Questo sarebbe solo uno dei criteri su cui si fonderebbe la strategia aziendale di risparmio del costo del lavoro nel punto vendita luganese della catena planetaria. Nel secondo parametro rilevante diventa l’aspetto generazionale. Anche in questo caso, la percezione del fenomeno esiste: nell’attuale mondo del lavoro, i dipendenti anziani sono sostituiti da impiegati giovani.


Il problema è noto. L’inesorabile età che avanza cresce di pari passo con l’importo da versare per il secondo pilastro pensionistico. E poiché la metà del contributo pensionistico è a carico dell’azienda, a conti fatti, più l’età del dipendente avanza, maggiori sono i costa aziendali. Sebbene la percezione popolare del problema raramente sia confortata dalle statistiche ufficiali sui grandi numeri, nel singolo caso in questione, l’ipotesi di una progressiva sostituzione del personale più anziano con impiegati giovani diventa una triste realtà.


Nella «Lista dei licenziati e rimpiazzanti», con meticolosità scientifica sono annotate le date di nascita dei licenziati e dei nuovi assunti che li hanno sostituiti nelle funzioni. Nella colonna «anni guadagnati»,  sono calcolate le differenze tra i vecchi e i nuovi dipendenti. Una terza colonna invece riassume il risparmio economico per l’azienda derivante dalla sostituzione, ossia la differenza  i vecchi e nuovi salari.
Anche la meticolosità scientifica ha però le sue eccezioni. Su 14 sostituzioni, due nuovi assunti hanno qualche anno in più dei licenziati. Ma solo uno dei due neo-impiegati più aziani riceve uno stipendio leggermente superiore  (3%) a chi lo ha preceduto nella medesima funzione. In tutte le altre sostituzioni, gli stipendi versati sono sensibilmente diminuiti.


Infine, l’ultimo e terzo criterio è il livello salariale dovuto alla formazione o all’esperienza accumulata negli anni. Una professionalità che si dovrebbe pagare il giusto, anche perché la clientela apprezza. Ma se l’obiettivo aziendale è ridurre i costi del personale, la professionalità diventa un peso di cui è meglio sbarazzarsi.


Lo dimostrerebbe una terza tabella nella quale si confronta l’evoluzione del personale tra prima e dopo il 2006 in funzione della classe d’età. Un’involuzione impietosa. Se fino al 2006 oltre l’80% dei dipendenti del negozio di mobili di Grancia aveva oltre 35 anni (22 dipendenti su 27), oggi la stessa percentuale ha meno di 35 anni (22 dipendenti su 28).


Dieci anni nel corso dei quali in quella filiale si sarebbe pianificata una “strage” silenziosa nell’organico dei lavoratori più anziani, dei più qualificati e dotati di maggiore esperienza professionale.
Confrontando i salari dei dipendenti licenziati a quelli dei nuovi assunti chiamati a occupare la medesima funzione dei partenti, emerge chiaramente la riduzione degli stipendi nell’operazione di sostituzione. Va però specificato che gli stipendi a Conforama Grancia sono superiori, e in certi casi sensibilmente, al minimo salariale previsto dal contratto cantonale normale di lavoro, ossia tra i 3.000 e 3.400 franchi per qualificati.
Ad ogni modo, da nostri calcoli,  l’azienda avrebbe complessivamente risparmiato il 10 per cento della massa salariale dopo le sostituzioni. In soldoni, un risparmio mensile netto di 4.300 franchi, oltre 50.000 franchi in un anno. Senza contare il risparmio ottenuto con i minor versamenti del datore di lavoro per i contributi pensionistici e oneri sociali.

 

Pochi soldi per un gruppo mondiale come Conforama, dirà qualcuno. Ma se ognuna delle 280 filiali della catena dovesse produrre simili risparmi, i grandi numeri farebbero la differenza.
Conforama ovviamente nega la sostituzione mirata, appellandosi al fatto di esser stata sempre sottoposta ai controlli cantonali dell’Ispettorato del lavoro. Quest’ultimo, come da prassi,  si cela dietro il segreto d’ufficio e diventa impossibile verificare e render pubblico l’esito dei controlli.


Dai dati in possesso del sindacato, la pianificata sostituzione si sarebbe svolta nell’arco di una decina di anni. Un periodo forse troppo lungo per i controlli dell’Ispettorato. Una mutazione del personale praticamente impercettibile, se analizzata di anno in anno. Vista invece sui dieci anni, la tendenza non sfugge.


Che cosa ci dicono quelle tabelle allestite dalla direzione della filiale di Conforama? Seppur non commentate, sottolineano che nei migliori dei casi vi sia stata una valutazione della sostituzione del personale. Il calcolo dell’età, della residenza, delle paghe e i relativi benefici economici per l’azienda attestano l’interesse per il risultato raggiunto. Lascerebbero dunque sottintendere una pianificazione di sostituzione del personale fondata su criteri precisi protrattasi per un decennio. Tutto ciò in un settore non regolamentato a livello di salari minimi o condizioni di lavoro come quello della vendita al dettaglio. Un settore che in Ticino impiega oltre 15’000 persone, stando ai dati dell’ufficio cantonale di statistica. Di gran lunga il settore più importante per numero di professionalmente attivi nel cantone.

 

Difficilmente si può credere che la sostituzione strisciante alla filiale ticinese di Conforama possa essere un’eccezione nel panorama cantonale. Il tempo dirà se altre situazioni lo confermeranno.  

 

La direzione nazionale nega la volontà pianificatoria


Le cifre possono essere quelle, ma sono frutto della casualità. Le assicuro che, se confermate, interverrò personalmente per ristabilire il giusto equilibrio alla filiale di Grancia» Parola di Alain Spring, direttore vendite di Conforama in Romandia e Ticino. Non contesta i dati, ma nega in maniera categorica la pianificazione di sostituzione. «Dopo 35 anni di esperienza, posso dirle che sarebbe assolutamente controproducente. Per avere una buona squadra, è necessario il giusto equilibrio tra esperienza (età) e motivazione giovanile. E se si vuole vendere ai locali, si hanno maggiori probabilità se si è residenti. Detto questo, so che in altre aziende, di cui non le dirò il nome, si licenziano anziani o residenti per risparmiare. Ma è una politica manageriale miope, a corto termine». Nella sua appassionata telefonata, Spring prosegue con altri esempi a supporto della sua tesi: «Alla filiale di Grancia abbiamo solo quadri cresciuti all’interno dell’azienda».
Altro esempio, il nuovo negozio a Sant’Antonino che ad agosto aprirà i battenti al posto del punto vendita Fly. «Abbiamo riassunto tutti i dipendenti di Fly, non importa l’età o la provenienza, alle medesime condizioni». (Da nostre verifiche, l’informazione risulta veritiera, ndr). «Tra questi, c’è una persona di sessant’anni. Era convinto che lo lasciassimo a casa. Lo abbiamo assunto e trovato delle soluzioni adatte a lui. Quello che mi interessa è la mentalità della persona, non età o altro».
«E avendo bisogno di personale supplementare in quella filiale, ho dato precise disposizione all’assunzione di residenti. Per i 10 posti vacanti, abbiamo ricevuto 1.800 candidature. Una cosa mai vista nella mia carriera. Non le nascondo che riscontriamo difficoltà nel trovare personale locale con le qualifiche cercate. In un’altra filiale, dopo aver a lungo cercato un capo settore elettronica tra i residenti, abbiamo assunto una persona oltre frontiera perché non c’era altra possibilità».


Pubblicato il

03.07.2014 15:01
Francesco Bonsaver

«Difficile credere che simili strategie vengano decise a livello locale»

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