Una fine mattinata di un venerdì qualunque dentro il guscio di calcestruzzo dell'uovo di Chiasso. Alla ricerca del cliente che non c'è.

Al piano terra, il biglietto da visita d'entrata del centro commerciale l'Uovo, la prima impressione non è delle migliori. Ben quattro spazi commerciali su otto presenti sul piano sono chiusi. Sulle vetrine di due punti vendita chiusi, nessun cartello esplicativo. Su un terzo campeggia un "stiamo lavorando per rendere il servizio migliore", mentre sulle offuscate vetrine del quarto spazio commerciale campeggia un fiducioso "Open soon" (apertura imminente).
Ai piani superiori le cose vanno un po' meglio, nel senso che un solo altro commercio ha le porte sbarrate, mentre gli altri sono in attività. Definirli in attività è forse un'esagerazione. Il numero di commesse dell'intero centro commerciale supera di gran lunga i possibili clienti che si aggirano.
Al terzo piano uno scenario piuttosto inedito: all'interno del grande spazio occupato dal reparto alimentari della Migros, una sola cliente si aggira tra gli scaffali. Mai visto un supermercato alimentare tanto vuoto.
Proviamo a raccogliere le voci delle commesse per capire che aria tira. A loro tutela, non scriveremo ne il nome del negozio ne del personale con cui abbiamo parlato. Le ritorsioni sono sempre possibili e non è il caso di facilitarle. Sull'andamento degli affari, la risposta è quasi sempre identica: «se si guarda in giro, lo capisce facilmente». La domenica va meglio? «Sicuramente l'affluenza è maggiore» è la risposta più gettonata. Nella stragrande maggioranza dei commerci però dicono di esser ben lontani dagli obiettivi d'incassi giornalieri fissati dalle direzioni delle grandi catene presenti al Polaris.  
Ricordiamo che registrare il quindici per cento in più di fatturato la domenica è uno dei requisiti legali necessari per l'autorizzazione di un'apertura domenicale (non d'impiegare i dipendenti perché vietato dalla legge federale salvo autorizzazioni speciali). Maliziosamente, si potrebbe dire che raggiungere il 15 per cento in più di poco niente, non è difficile. Lasciamo da parte la malizia e affidiamoci alle parole di una fonte autorevole. Lorenzo Emma, direttore di Migros Ticino, racconta al Giornale del popolo: «L'andamento economico delle nostre attività presso il Centro ovale è attualmente insoddisfacente, come lo è anche quello di diversi altri commerci del centro» aggiungendo però che «ci vogliono due-tre anni per arrivare alla velocità di crociera».
La Migros, presente in forze all'interno dell'uovo chiassese con ben tre punti vendita (alimentari, elettronica e ristorazione), non sarebbe sicuramente stata dispiaciuta di un'eventuale vittoria dell'Uovo contro l'eccezionalità del Fox Town affinché le aperture domenicali siano estese "per parità di trattamento" nell'illegalità a tutti i centri commerciali sparsi nel cantone.
L'Uovo dunque appare come una sorta di punta di lancia per riuscire a deregolamentare il settore, i cui tentativi sono puntualmente falliti in nove casi su dieci nelle votazioni popolari. Migros ha sicuramente le capacità finanziarie per sopportare tre anni di perdite economiche all'Uovo in attesa che la disputa legale e politica si risolva. Non è però detto che anche le altre grandi catene o i piccoli commerci presenti nel centro siano intenzionati o abbiano le possibilità economiche di farlo. Forse quei negozi chiusi all'interno del centro commerciale stanno a indicare proprio questo.
Voci insistenti dicono che dal primo luglio il Centro ovale abbia dimezzato l'affitto ai commerci per evitare che siano costretti ad abbandonarlo. Di questo passo, ci vorranno decenni affinché la proprietà belga-olandese riesca anche solo ad ammortizzare l'investimento di 80 milioni di franchi.

L'opera buffa

Nella strana storia del Fox Town – centro Ovale, è un fiorire di personaggi singolari. C'è una ministra tanto ingenua da non prevedere l'inevitabile reazione provocata dalla scelta del suo dipartimento di autorizzare le aperture domenicali a tutti i centri commerciali del cantone, creando il precedente Ovale. Una scorciatoia amministrativa per imporre una scelta politica senza il coraggio di assumersene la maternità. Addirittura invocando il diritto alla parità di trattamento nell'illegalità, tralasciando il fatto che sono i tribunali a doversi esprimere sul tema e non una ministra. Vi è poi chi, Arnoldo Coduri, per anni ha avuto un ruolo centrale pagato dai contribuenti nelle scelte statali di autorizzare a colpi di deroghe le aperture domenicali o festive (quelle sì definite illegali dai tribunali) e oggi si trova a presiedere la testa di ariete della deregolamentazione del centro Ovale. Vi è poi un gigante della vendita, Migros, che non si espone in prima fila nella battaglia, ma preferisce sostenerla economicamente nelle retrovie.
Oppure vi è un settimanale, il Caffè, la cui vita è appesa agli introiti pubblicitari, grande distribuzione in primis, che confeziona articoli sulla felicità delle persone nel lavorare la domenica, dimenticando che per il dipendente non è una libera scelta.
In tutto questo uno si può chiedere: dove sta la democrazia? Se si ritiene un progresso civile la società "produci-consuma-crepa sette giorni su sette" non ha che da confrontarsi col voto dei cittadini.  

Pubblicato il 

28.09.12

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