La sindrome blocheriana

E se si dicesse una buona volta che nel Consiglio nazionale uscito dalle elezioni del 19 ottobre il blocco di sinistra è più numeroso di quello di destra? I dati sono chiari: mentre nella nuova Camera bassa i deputati di sinistra (socialisti, verdi, comunisti e Solidarietà) sono 70, quelli di destra (Udc e satelliti) sono 59. D’accordo, c’è stata la forte avanzata in seggi dell’Udc. Ma se questo partito raggiunge il 26,6 per cento dei consensi, socialisti e verdi assieme arrivano al 30,7 per cento: forse gli svizzeri, ad un governo di centro-destra, ne preferirebbero ancora uno di centro-sinistra. Eppure il continuo insistere prima delle elezioni sull’atteso trionfo dell’Udc ha portato nei commenti successivi al voto a ribadire unicamente la forte ascesa del partito di Christoph Blocher. La Svizzera soffre indubbiamente di una sindrome blocheriana: sembra che i destini della nazione dipendano soltanto dal consigliere nazionale zurighese. È la stessa sindrome che ha portato i partiti di centro, radicali e democristiani in testa, a suicidarsi politicamente: tanto hanno temuto di perdere voti a vantaggio dell’Udc che hanno tradito sé stessi, la loro storia e il loro elettorato inseguendo Blocher sul suo terreno. E ignorando così che i veri problemi che oggi angustiano le cittadine e i cittadini di questo Paese sono quelli per i quali da anni la sinistra si batte: la difesa dello Stato sociale e la tutela ambientale su tutti, ma anche la penuria di alloggi, il servizio pubblico e così via. Certo l’avanzata di Blocher e camerati è preoccupante, anzi può far paura considerando il sottobosco estremista che l’Udc nasconde con le sue fronde. Ma ancor più preoccupante è la rinuncia dei partiti di centro a fare politica, ad avere visioni per la Svizzera, a costruire consenso. Negli ultimi anni radicali e democristiani non hanno saputo fare altro che inculcare nel loro elettorato gli stessi ritornelli liberisti, menostatisti e patriottardi che Blocher canta molto meglio di loro: nessuna sorpresa quindi se, al momento del voto, alla brutta copia si sia preferito l’originale. Ora e fino al 10 dicembre, data dell’elezione del Consiglio federale, ci attende lo psicodramma della fine della formula magica. Se il centro capisse finalmente che i problemi più sentiti dalla popolazione svizzera non sono quelli di cui urla l’Udc capirebbe anche che la loro soluzione non può venire da un’elezione di Blocher in Consiglio federale. Quanto a lui, se proprio vuole entrare in governo, faccia pure: lasciata l’opposizione non tarderà a deludere il suo elettorato.

Pubblicato il

24.10.2003 00:30
Gianfranco Helbling
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