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La sfrontatezza di lady M.
di
Gianfranco Helbling
La sfrontatezza non ha limiti. Mercoledì, mentre lo scandalo Monn con i suoi addentellati investiva la Divisione ticinese delle contribuzioni e la direttrice del Dipartimento finanze ed economia Marina Masoni, la Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato reclamava a gran voce ulteriori sgravi fiscali e l’introduzione anche in Ticino dell’imposta degressiva per gli alti redditi. La tempistica è mal scelta e la concomitanza è certamente casuale. Ma è non di meno rivelatrice. In effetti il degrado all’interno della Divisione delle contribuzioni, per quanto dipendente in parte da difficili rapporti interpersonali ai suoi vertici, è progredito di pari passo con il continuo svilimento del fisco e dell’autorità fiscale e del loro ruolo per il buon funzionamento dello Stato da parte di quella destra che Marina Masoni in governo ce l’ha mandata. Tanto da poter credere che, agli occhi di quella destra, una Divisione delle contribuzioni in palese affanno è da considerarsi più un merito che un demerito della stessa Masoni. Lo smantellamento dello Stato ha raggiunto uno dei suoi gangli vitali: complimenti vivissimi. Ormai non stupisce più nemmeno la sfrontatezza con cui Masoni per settimane ha cercato in questa fase di minimizzare i fatti, voltando e rivoltando la frittata quando fra le mani cominciava a scottarle. Un minimo di intelligenza politica avrebbe però dovuto suggerirle di essere più chiara nei confronti dei cittadini, oltre che dei colleghi di governo e del parlamento, che su una materia così delicata hanno il diritto di pretendere la massima trasparenza possibile: perché nessun dubbio può essere tollerato sulla correttezza e la limpidezza dell’agire del fisco. Le debolezze nella gestione del suo Dipartimento e le ambiguità nei confronti dell’opinione pubblica Masoni le potrebbe pagare sul piano politico ed elettorale. Il Plr avrà davvero ancora voglia di ricandidare fra un anno una personalità politica entrata in governo a furor di popolo ma il cui gradimento presso l’elettorato è in caduta libera? In attesa di una risposta sia almeno lecito chiedersi se ed in che misura Masoni possa rimanere oggi alla guida di un Dipartimento i cui risultati (rilancio economico e finanze dello Stato) da quando ne ha assunto le redini sono oltretutto lì da vedere. Consoliamoci per ora con il fatto che, se questa vicenda varcherà il Gottardo, i sogni di Masoni di metter piede in Consiglio federale dovrebbero essere ormai tramontati. Un’ultima annotazione concerne la maggioranza di governo, che in queste settimane s’è dimostrata debole ed incerta. Una maggioranza liberal-leghista-pipidina che non ha saputo imporre a Masoni di fare chiarezza prima di tutto in governo, poi di fronte al parlamento e al paese, quando ancora si sarebbe potuto trovare una via d’uscita dignitosa e che ha faticato oltre misura per prendere in mano con decisione questa crisi. I tentennamenti e le modalità con cui è stata finalmente nominata la commissione d’inchiesta amministrativa fanno purtroppo pensare ad una sudditanza ancora troppo marcata nei confronti della direttrice del Dfe. E ad una cultura politica e ad un senso dello Stato che sembrano essersi in gran parte persi per strada.
Pubblicato il
13.01.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 1-2
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