Come e quanto i fenomeni demografici condizionano la politica? Ne ha discusso questa settimana un convegno promosso da Coscienza Svizzera. Sono state presentate anche le implicazioni della "sfida demografica" per la politica cantonale, elaborate per il programma di legislatura.
I fenomeni demografici con maggiori implicazioni sono due.
Il primo: l'allungamento della speranza di vita dopo i 65 e dopo gli 80 anni. Dopo i 65 rimangono ancora 18 anni da vivere (uomini) o 23 (donne). Dopo gli 80, 9 o 11 anni, e la speranza di vita si allunga ancora. Ciò ha implicazioni importanti per le assicurazioni sociali e per la politica socio-sanitaria, che mira ad assicurare qualità di vita e a rispondere ai bisogni specifici di quella parte degli anziani non più del tutto autonoma. In questo ambito saranno sviluppati tutti e quattro i pilastri della politica degli anziani: sostegno intrafamiliare; auto-aiuto e volontariato; assistenza e cura a domicilio; case per anziani.
Il secondo: nei prossimi decenni le persone che lasceranno il lavoro per la pensione saranno più numerose dei giovani alla ricerca del primo impiego. Questo fenomeno ha implicazioni importanti per le politiche del lavoro, dell'integrazione degli immigrati, della formazione, del sostegno alle famiglie. Infatti occorre attivare più strategie per compensare l'insufficienza di giovani per rimpiazzare i pensionati. Una consiste nel facilitare il lavoro degli anziani almeno fino all'età ufficiale del pensionamento (oggi, a 62 anni di età, il 28 per cento degli uomini e il 62 per cento delle donne non è già più attivo professionalmente). Ciò significa adeguare l'organizzazione del lavoro, prestare attenzione al ricollocamento di disoccupati in età, promuovere l'accesso dei lavoratori anziani alla formazione permanente. Un'altra politica consiste nel ricorrere ancora di più all'immigrazione. Occorrono allora una politica d'integrazione efficace, in particolare dei bambini e dei giovani, e una politica della formazione che permetta di completare o adattare le conoscenze acquisite all'estero alle richieste del mercato del lavoro svizzero. Una terza politica consiste nel favorire una quota maggiore di lavoro femminile. Ciò esige che si migliori la compatibilità fra le attività genitoriali e professionali: congedi parentali, asili nido e scuola dell'infanzia precoce, orari prolungati e refezione scolastica, apertura delle scuole (con attività diverse) anche durante le vacanze estive… Occorre infine contrastare il potenziale spreco di risorse umane dato dai fallimenti scolastici (sin dalle elementari), dalle formazioni professionali interrotte, dall'esclusione lavorativa dei giovani (difficoltà per i posti di tirocinio e il primo impiego).
Come si vede, la "sfida demografica", sfida ai politici e ai cittadini, è ben più articolata che non il luogo comune dell'"invecchiamento" e del peso che ciò rappresenterebbe per l'Avs...

Pubblicato il 

11.01.08

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