Al mare con la sacra famiglia, io e mio fratello abbiamo rievocato ghignando le nostre furibonde liti. Ci tiravamo appresso di tutto, sbattevamo le porte, e soprattutto torturavamo quella santa donna di nostra madre. La chiamavamo in ufficio a turni, per denunciare le angherie che l’altro o l’altra stava infliggendo alla presunta vittima. Ricordo le atletiche corse nell’appartamento, dovevo scavalcare il divano e scansare il gatto, per essere la prima ad afferrare la cornetta del telefono, un apparecchio come quelli che si usavano all’epoca, dotato di cavo e disco con i numeri. La segreteria telefonica aveva una musicassetta che andava cancellata quando era piena. Non c’erano le tariffe “tutto compreso”, si pagava per ogni minuto di conversazione. Uno dei contenziosi riguardava in effetti l’uso del telefono. Invece di fare i compiti, passavo i pomeriggi in compagnia della mia migliore amica, che a ripensarci oggi neanche più saprei dire di cosa potessimo parlare per tante ore consecutive. La citata santa donna si infuriava ogni volta che provava invano a telefonare ai disgraziati figli. Era sempre occupato. A fine mese, la tapina ululava all’apertura della bolletta, e minacciava di staccare la linea, se non ci fossimo dati una regolata.

 

Poi venne l’epoca di Internet e ricordo i primi anni in cui sembrava una manna. Contratti a buon mercato, la linea domestica sempre meno cara, un costo fisso che tutto comprendeva. L’imperfetto è il tempo giusto, perché nel frattempo il sistema è impazzito. Oggi i gestori fanno il bello e il cattivo tempo. Per decidere quale contratto faccia al caso tuo, ti devi prendere alcune ore per tentare di raccapezzarti fra la giungla di offerte, espresse in un linguaggio talmente criptico che sembra pensato apposta per farti alzare bandiera bianca. Cambiare gestore è promessa di inferno sulla Terra. Puoi scommetterci: dovrai stare per ore in attesa con un call center e alla fine qualcosa andrà storto. Da consumatrice tartassata dai gestori di telefonia, ho letto con sottile soddisfazione la notizia che il Konsumentenschutz trascina in tribunale Sunrise. La ditta ha fatto una mossa davvero interessante. Non è più consentito disdire un contratto via lettera, e neanche via email. Puoi farlo solo parlando con un “operatore”, e quindi prendendoti alcune ore di tempo nella speranza di riuscire ad acchiapparne uno. Oppure attraverso un “bot”, ovvero una conversazione con un programma informatico, che ha solo risposte preconfigurate. A Berna, una cosa del genere la chiamiamo “frech”, sfacciata e irritante. Costruita per farti rinunciare, passando per l’umiliazione di non sentirti padrona delle tue decisioni e dei tuoi soldi. L’associazione di consumatori e consumatrici spiega che è fallito un tentativo di mediazione con la ditta e quindi la partita si giocherà in una corte zurighese. Il comunicato ne aggiunge un’altra, che non so a voi, a me era sfuggita. Nel contratto scritto in lillipuziano, Sunrise ma anche Salt e Swisscom hanno inserito una regola diabolica: hanno il diritto di adeguare le tariffe all’aumento dell’Indice nazionale dei prezzi al consumo, senza avvisarci né darci la possibilità di disdire per questo il contratto. Incredibile ma vero, il meccanismo non funziona però nell’altra direzione, quella sana e giusta per gli affari nostri.

Pubblicato il 

17.09.24

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