La scuola è in aula

Nonostante il periodo complesso e difficile che la scuola sta vivendo devo dire in tutta onestà che mi manca moltissimo l’insegnamento. Mi mancano le mie allieve e i miei allievi, mi manca la loro curiosità, la loro energia, mi manca la loro voglia di conoscere, quella voglia di conoscere che nei molti anni della mia attività professionale mi ha regalato infiniti stimoli e un ricchissimo mosaico di emozioni e di impagabili apprendimenti.


Insegnare resta per me il mestiere più bello del mondo! Ma fare questo bellissimo mestiere vuol dire avere un rapporto, un contatto, vuol dire creare una solida comunità di intenti e di obiettivi da raggiungere con i propri allievi. Purtroppo l’aumento significativo dei contagi in atto da coronavirus, come del resto potevamo immaginare, sta rendendo possibile, anche se, per fortuna, non immediato, un ritorno, speriamo solo parziale, verso una scuola a distanza. E questo è davvero un enorme problema!


Nella scuola professionale infatti utilizzavamo da parecchio tempo, quindi ben prima della comparsa del coronavirus, le piattaforme informatiche, ma le utilizzavamo per l’assegnazione e la correzione dei compiti, per condividere con i maestri di tirocinio nelle aziende attività e apprendimenti a favore delle allieve e degli allievi, per offrire occasioni di approfondimento e una maggiore offerta di esercizi alle allieve e agli allievi con maggiori difficoltà.

 

Ma insegnare a distanza è tutt’altra cosa!  Perché insegnare, vuol dire creare una comunità formativa, di apprendimento e di ricerca comune, condivisa e consensuale della conoscenza e dei percorsi necessari per farla propria. Vuol dire creare una comunità coesa dentro la quale spetta al docente osservare, capire e riconoscere i bisogni e le aspettative di ogni singolo allievo, per poter offrire loro quanto serve per raggiungere gli obiettivi cercati.


Ora, riuscire a creare e a far funzionare a distanza questo tipo di comunità è molto, molto difficile. Perché i docenti non sono abituati, né sufficientemente pronti a diventare “seduttori del sapere” (passatemi il termine un po’ forzato) a distanza, non hanno maturato un’esperienza sufficientemente riflessiva per riuscire a far innamorare della conoscenza le allieve e gli allievi attraverso la rete, non hanno avuto il tempo loro stessi per riflettere e far propri gli approcci didattico-pedagogici più appropriati per trasmettere on line la loro materia. Non hanno maturato ancora una pratica sufficiente (con una mia personale riserva sul fatto che sia davvero possibile farlo in assoluto, anche con tempi più lunghi a disposizione!) per capire e interpretare correttamente i bisogni degli allievi attraverso lo schermo o gli scambi informatici avuti con loro.
Per questo sarà importantissimo riuscire a restare saldamente nelle classi, prevedendo in tempo utile tutte le misure necessarie per poter continuare a insegnare in presenza.


Saremo in grado di capire e proporre quanto serve in tempo utile?
Solo se considereremo questo obiettivo un obbligo e non una possibilità potremo farcela. Ma per riuscirci davvero l’ascolto e la collaborazione stretta fra tutti gli attori in campo è irrinunciabile!

Pubblicato il

08.10.2020 10:53
Anna Biscossa
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