La (nuova) stangata è servita. I premi dell’assicurazione malattia saliranno mediamente dell’8,7% a livello nazionale, del 10,5% in Ticino, l’aumento più elevato tra i cantoni. Negli anni, i vari tentativi di ridurre i costi della sanità elvetica sono puntualmente naufragati in Parlamento. “Merito” dei veti incrociati di farmaceutica, casse malati, ordine dei medici e cliniche private, che possono contare su diversi parlamentari influenti a libro paga.
A circa 90 miliardi di franchi ammonta la torta economica della sanità elvetica. Di quella enorme torta, farmaceutica, medici, le cliniche private e le assicurazioni malattie si spartiscono lucrose fette di guadagno. Per carità, nessuno si illude. I costi della sanità (non della salute, perché quest’ultima non può essere ridotta a banale merce), sono destinati a crescere a causa dell’invecchiamento della popolazione. Ma non tutti i costi sono inevitabili. Una gran parte di questi sono gonfiati dai guadagni incassati dai vari soggetti presenti nel mercato sanitario elvetico. A farne le spese, i cittadini chiamati a pagare dei premi assicurazione malattia diventati sempre più insostenibili. Tanto più che un semplice dipendente paga lo stesso importo di un multimiliardario. Da anni in Parlamento si susseguono le varie ricette per ridurre i costi della sanità. L’ultima in ordine di tempo, l’iniziativa del PS che chiede di porre un tetto massimo (10% del reddito disponibile) ai premi malattia, bocciata dalla maggioranza dei parlamentari dei due rami. Il popolo si esprimerà nelle urne. È un percorso già visto. La quasi totalità delle misure di risparmio s’infrangono contro i veti dei soggetti interessati, ben rappresentati nelle istituzioni politiche. Le Commissioni della sanità dei consigli Nazionale e degli Stati hanno un ruolo determinante nell’elaborare le possibili misure di riduzione dei costi. Sono i luoghi dove si “cucinano” le decisioni poi sottoposte ai due rami del Parlamento. Raramente vengono ribaltate. In entrambe le Commissioni, diversi membri sono a libro paga dei soggetti privati interessati a mantenere lucrosa la loro fetta. Ciò è possibile perché in Svizzera il lobbismo è legale. Ogni iniziativa politica volta a vietarlo, ridurlo o renderlo almeno trasparente, è regolarmente bocciata in Parlamento. Non stupisce. Nessuno taglia il ramo su cui è seduto. Fortunatamente, esiste chi prova a sbrogliare l’intreccio d’interessi. Su Lobbywatch, la piattaforma curata da giornalisti, si scopre che su 38 membri delle Commissioni sanità dei due rami del Parlamento, ben sedici hanno attività retribuite da soggetti attivi nella sanità elvetica. A farla da padrone sono le casse malati, con nove parlamentari. Ospedali, farmaceutica e corpo medico hanno tutti due membri a libro paga nelle Commissioni sanità. A livello di partiti, a farla da padrone sono Il Centro con sei esponenti, tallonati dall’Udc (5), Plr (3), Verdi liberali (1) e Ps (1). Alcuni politici sono decisamente più influenti nel convincere i colleghi di partito a votare in Parlamento quanto da loro suggerito. La retribuzione dei mandati è quasi sempre ignota, perché la trasparenza non è dovuta. In alcuni casi, però, dei giornalisti riescono a rompere il muro del silenzio.
Chi sono i "baroni" della sanità Tre anni fa, il settimanale Schweiz am Wochenende aveva rivelato le cifre delle retribuzioni percepite dai più importanti politici portatori di consenso in materia di politica sanitaria. Di consenso o di contrasto. È il caso del consigliere nazionale Udc di Basilea Campagna, Thomas de Courten, che si spese molto per far affossare in Parlamento la proposta del Consiglio federale di limitare il prezzo dei farmaci generici. Farmaci che in Svizzera possono costare fino a tre volte di più rispetto a un paese europeo. De Courten, membro della Commissione nazionale della sanità, è pure presidente di Intergenerika, l’associazione mantello dei farmaci generici, percependo 45mila franchi l’anno per quel ruolo. Il risparmio stimato dal Consiglio federale per l’intervento sui prezzi dei generici affossato, sarebbe stato di svariate centinaia di milioni di franchi l’anno. Un altro politico influente è il liberale Josef Dittli, consigliere agli Stati urano e presidente dell’associazione cartello delle casse malati Curafutura con 140mila franchi di retribuzione annua. Al passato, poiché Dittli a maggio ha lasciato Curafutura dopo cinque anni di presidenza. Nella classifica dei deputati influenti più pagati troviamo Lorenz Hess, consigliere nazionale (Il Centro/Berna). La sua biografia professionale è istruttiva. Terminati gli studi, inizia a lavorare come portavoce della polizia bernese, per poi passare al Dipartimento della comunicazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica. In quel ruolo, Hess impara i meccanismi e le relazioni dello Stato coi vari attori privati della sanità. Quanto appreso lo consegna in dote alla società di pubbliche relazioni Burson-Marsteller per poi fondare qualche anno più tardi la propria agenzia di consulenza in relazioni pubbliche. Il grande salto lo fa nel 2011, quando viene eletto al Consiglio Nazionale nelle fila degli allora Ppd. Oltre a sedere in numerosi enti o fondazioni in ambito sanitario, dal 2017 presiede il Consiglio di fondazione e il Consiglio di amministrazione di Visana. Solo per queste due cariche, percepisce 165mila franchi l’anno. Un compenso simile dovrebbe percepirlo Erich Ettlin, consigliere agli Stati (Il Centro/Obvaldo), occupando la carica di vicepresidente del Cda del gruppo assicurativo Css. Un altro membro influente della commissione sanità degli Stati è Peter Hegglin (Il Centro/Zugo). È membro del Cda di Rvk, l’associazione delle piccole e medie imprese d’assicurazione sanitaria. Per quest’ultima, siede nell’associazione mantello di casse malattia santésuisse. Il suo compenso quale presidente di Rvk è stimato sui 100mila franchi, mentre non si conosce quello di santésuisse. Di quest’ultima, si sapeva solo che il vecchio presidente, l’ex consigliere nazionale Udc Heinz Brand, percepiva circa 120mila franchi di compenso. Fino a giugno dello scorso anno, nella Commissione sanità del Nazionale sedeva anche Isabelle Moret, deputata liberale del Canton Vaud e presidente di H+, l’associazione mantello degli ospedali pubblici e privati svizzeri. Compenso annuo dichiarato, 40mila franchi. Un altro membro di peso della Commissione sanità degli Stati, Damian Müller (Plr/Lucerna), il più giovane consigliere agli Stati mai eletto, fa parte del comitato direttivo dell’associazione dei medici svizzeri Fmh ed è presidente di un gruppo lobbistico composto esclusivamente da parlamentari, la Ig Ricerca e innovazione biomedica. Il segretariato si trova nella sede di Interpharma, l’associazione mantello delle aziende farmaceutiche tra cui spiccano i colossi Novartis e Roche. Quanto Müller e i suoi colleghi parlamentari siano retribuiti per questi incarichi non è noto. Sebbene le due Commissioni sanità rivestano un ruolo di filtro importante nell’elaborazione delle misure, a decidere se affossarle o approvarle saranno i voti degli eletti a Berna. Nei due rami del Parlamento, gli eletti con mandati retribuiti da attori della sanità sono 69 secondo Lobbywatch. Dei ticinesi, solo Marco Chiesa, presidente Udc nazionale e consigliere agli Stati, è retribuito per un montante ignoto dalla cassa malati Groupe Mutuel. Per capire l’importanza del lobbismo sanitario a Palazzo, prendiamo in prestito le parole di un maestro nel campo, Lorenz Hess, il cui compenso di Visana supera quello di consigliere nazionale. Intervistato da Le Temps in estate sui premi cassa malati, Hess dice: «All’inizio, siamo tutto concordi che non può continuare così ed è urgente intervenire. Poi, quando discutiamo le misure, c’è sempre un attore della sanità che impone la sua linea rossa. Alla fine, tutte le riforme sono bloccate». Si sente responsabile? «Sì. Tutti noi attori dobbiamo assumere la nostra parte di responsabilità».
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