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La rotta del cinismo e della disumanità

Leggi capestro, accordi disumani, e indifferenza europea: ecco come l’Italia cancella diritti e impedisce di lavorare alle ONG che salvano disperati nel Mediterraneo

Da 24 anni il 18 dicembre è la giornata internazionale dei migranti, istituita dall’ONU per proteggere i tanti milioni di uomini donne e bambini che abbandonano la loro casa e la loro patria con l’obiettivo di costruirsi un futuro, provando a lasciarsi alle spalle guerre, carestie, dittature, fame e sete, malattie, persecuzioni. Certo, non è con un giorno di presunta bontà che ci si salva la coscienza per i crimini e le rimozioni, i silenzi e l’indifferenza consumati negli altri 364 giorni dell’anno, ma se non altro le risoluzioni di un ONU sempre più inascoltato e impotente servono a tener vivo un problema, anche se la perdita di umanità della nostra stampa è pari alla perdita di memoria, e i giornali italiani non dedicano neppure un trafiletto alla giornata internazionale dei migranti.

 

Per dare un’idea di quale sia la via italiana all’immigrazione praticata dal governo italiano possono bastare due immagini scattate proprio in questi giorni. Il primo scatto è stato fatto a bordo della Geo Barents, la nave dei Medici senza frontiere, e mostra i lavori di smontaggio dell’imbarcazione che l’associazione è stata costretta a disarmare dalle norme capestro del governo Meloni. Il podcast “La Nave” realizzato da “Il Post” mostra il lavoro dei volontari mentre svuotano la Geo Barents dalle attrezzature per il salvataggio dei naufraghi, e i medicinali, i canotti, le derrate alimentari e tutto ciò che possa essere riutilizzato in una nuova imbarcazione di cui Medici senza frontiere si doterà, una nave più piccola come prevedono le nuove norme finalizzate a bloccare il lavoro delle ONG del mare. Gli altri strumenti di dissuasione sono: l’obbligo di trasportare le persone sottratte alle onde in porti lontanissimi da Lampedusa, nel Nord Italia, aumentando così i rischi per i migranti a bordo e costringendo la Geo Barents come le altre imbarcazioni delle ong a spese folli in carburante; il divieto a effettuare più di un salvataggio a ogni uscita, cosicché se nella navigazione verso le coste siciliane i volontari si imbattono in altri naufraghi dovrebbero abbandonarli al loro segnato destino. Se invece li salvano giù multe e fermi che durano mesi e mesi. Le destre non perdono occasione per accusare i volontari di agire in combutta con i trafficanti del mare, e di essere essi stessi trafficanti. In questo modo, la possibilità per un naufrago di essere messo in condizione di fare richiesta d’asilo è sempre più scarsa. E gran parte delle domande vengono respinte, mentre cresce il numero di uomini donne e bambini che affogano nel Mediterraneo, a decine di migliaia.

 

Un modello disumano che purtroppo fa invidia

Giorgia Meloni vorrebbe funzionare da apripista in Unione europea con il suo modello disumano quanto propagandistico: chiudere le frontiere, fermare i migranti non sul bagnasciuga di Lampedusa ma sulla sponda sud del Mediterraneo con accordi indecenti con paesi come la Libia o la Tunisia per fermare e rinchiudere e torturare chi dall’Africa vorrebbe raggiungere le nostre coste; oppure in mezzo al mare, impedendo alle ONG impegnate nel salvataggio dei migranti di operare cosicché le persone salvate dalle onde dalla guardia costiera o comunque da natanti italiani possano essere deportate nel nuovo lager costruito allo scopo in Albania. Ed ecco il secondo scatto fotografico: mostra le strutture del centro per la detenzione temporanea dei migranti salvati da navi italiane e destinati al rimpatrio nel paese d’origine. Lo scatto fotografico l’ha portato in Parlamento la segretaria del PD Elly Schlein per mostrarlo a Giorgia Meloni e ai suoi soldati: centri vuoti, dove rimane solo una pletora di agenti a difendere un fortino dove non c’è un solo migrante, perché prima i giudici italiani e poi quelli europei hanno contestato la detenzione dei primi 8 (otto) migranti che di conseguenza sono stati riaccompagnati in Italia. Perché tanto il Bangladesh quanto l’Egitto non sono paesi sicuri dove effettuare i rimpatri, e quegli otto salvati e poi arrestati venivano proprio da Egitto e Bangladesh. Costo dell’operazione d’immagine di Meloni, con il beneplacito di mezza Europa, tra gli 800 e i 900 milioni di euro buttati al vento, anzi a mare. Con quei soldi, ha denunciato la Schlein con il sostegno, per una volta, di tutta l’opposizione, si sarebbero potuti garantire “50mila nuovi posti di asili nido, o si sarebbero potuti pagare per 5 anni seimila infermieri o insegnanti”. Nel mese di novembre, ha aggiunto Giuseppe Conte, “ci sono stati ottomila sbarchi in Italia, nessuno in Albania”.

 

Ancora una volta è toccato al presidente Mattarella ricordare al governo e al Parlamento che il diritto d’asilo è scritto a chiare lettere nella Costituzione e che come membro dell’Unione europea e delle Nazioni Unite l’Italia è tenuta a rispettarne le istituzioni, le leggi, le delibere, e le sentenze. E per la corte di giustizia europea, come ha ribadito anche la magistratura italiana, Egitto e Bangladesh non sono paesi sicuri. Punto.

 

Chissà quanto a lungo resterà nell’immaginario collettivo il volto di Yasmine, la bambina di 11 anni della Costa d’Avorio salvata in mare, aggrappata a una camera d’aria mentre suo fratello e tutti gli altri 44 che stavano sulla barca affondata erano annegati. L’immagine di un altro bambino, “spiaggiato” sulla costa turca che tanto aveva commosso l’opinione pubblica internazionale si è presto scolorita fino a scomparire del tutto. Yasmine è viva, per fortuna. Non si può dire lo stesso della politica italiana ed europea. L’UE ha trovato in due anni 124 miliardi per allungare la guerra in Ucraina ma non trova i soldi da investire per salvare la vita di chi sta lanciando inascoltati SOS. In compenso il modello neocoloniale italiano che passa per l’Albania fa invidia a molti stati, e non tutti governati dalle destre.

Foto Reuters

Pubblicato il

19.12.2024 14:13
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