Il primo atto grave di repressione della Svizzera moderna nata sulle ceneri del Sonderbund fece quattro morti e numerosi feriti. Le vittime furono Costantino1) Doselli (Parma), Giovanni Merlo (Torino), Salvatore Villa (Torino), Giovanni Gotta (Torino). Quattro operai italiani, quattro "regnicoli"2) come si diceva allora, giunti a Göschenen (Cascinotta) per partecipare all'impresa del secolo: lo scavo della galleria ferroviaria sotto il massiccio del San Gottardo (1872-1882). Un lavoro sfibrante e malsano, che la manodopera indigena preferiva lasciare agli immigrati, ai nerboruti operai del Nord Italia, adusi a lavorare nelle gallerie e nelle miniere di mezza Europa.
Sulle cause che portarono ai tumulti del luglio 1875, gli storici hanno fatto chiarezza. Le cause immediate furono le condizioni ambientali nel cunicolo, in particolare l'aria resa irrespirabile dall'umidità e dalle polveri liberate dall'esplosione delle mine.
Le cause indirette andavano invece ricercate nel disagio sociale che s'era creato nei villaggi rurali di montagna a seguito dell'improvviso e massiccio afflusso di operai stranieri. I rapporti stilati dagli investigatori nei giorni successivi, in particolare dal commissario colonnello Hold, fecero emergere una miseria diffusa, fatta di stenti, soprusi, sporcizia, speculazioni, violenze d'ogni genere.
Ma torniamo ai fatti. Nel pomeriggio del 27 luglio 1875, alcuni minatori italiani abbandonarono il fronte dell'avanzamento senza chiedere l'autorizzazione. Ad un assistente dell'impresa Favre spiegarono che non era possibile continuare lo scavo nel fumo denso e asfissiante, lasciato a stagnare da una ventilazione insufficiente. A questo primo motivo s'aggiunsero rivendicazioni a lungo covate, come la richiesta di un aumento salariale. Al che gli eventi precipitarono. Al blocco dell'imbocco della galleria attuato dalla manodopera in sciopero, Favre e i suoi ingegneri risposero supplicando il governo urano di inviare un contingente armato. In realtà, a Göschenen, nella mattina del 28 luglio, giunse un distaccamento variamente composto di gendarmi e civili in armi, del tutto impreparato ad affrontare un moto di tale portata. Alla sassaiola che l'accolse, il contingente rispose sparando. Si tentò poi di giustificare le schioppettate mortali sostenendo che i tumultuanti erano in possesso di rivoltelle: supposizione che non fu mai possibile provare.
Alla brutale repressione di Göschenen, la stampa comunista e anarchica reagì con toni virulenti e indignati: il patriottismo elvetico aveva mostrato il suo vero volto! Nel frattempo il paese imparava a conoscere la "questione sociale" tra le pagine dei rapporti e delle indagini che l'autorità aveva commissionato per chiarire l'andamento dei fatti.


1) Secondo alcune fonti, Constantino (per esempio Kästli, p. 52)
2) Ossia provenienti dal Regno d'Italia

Fonti a stampa:
"Rapport de M. le Commissaire fédéral Hold sur les troubles qui ont lieu à Göschenen le 27 et le 28 juillet 1875", in Feuille fédérale suisse, XXVII année, volume IV, n. 51, mercredi 17 novembre 1875;
"Observations de l'entreprise du Grand Tunnel du Gothard au rapport publié par M. le Commissaire fédéral sur la grève de Göschenen", Lausanne, 1876 (Gotthardbahnarchiv, Luzern, Mappe 299).

Bibliografia:
Tobias Kästli, Der Streik der Tunnelarbeiter am Gotthard, 1875. Quellen und Kommentar, Z-Verlag, Basel, 1977;
Felix Möschlin, Wir durchbohren den Gotthard, Artemis Verlag, Zürich, 1957;
Kohle, Strom und Schienen. Die Eisenbahn erobert die Schweiz, Katalog zur Austellung "Schienenverkehr", h.g. von Verkehrshaus der Schweiz, Verlag Nzz, 1997 (in particolare i contributi di Alexandra Binnenkade e Konrad Kuoni).

Una trattazione più ampia il lettore può trovarla nei saggi che l'autore ha pubblicato nei seguenti volumi a più mani:
• "Le Saint-Gothard dans l'historiographie sociale" (in Cahiers d'histoire du mouvement ouvrier, n. 20, éditions d'en bas, Lausanne, 2004;
• "Operai italiani e capitani d'industria nell'impresa del San Gottardo" (in Milano 1906, a cura di Pietro Redondi e Paola Zocchi, Guerini e Associati, Milano, 2006)

Pubblicato il 

22.12.06

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato