La ricomparsa degli euroturbo

Appena passate le elezioni federali, i nostri euroturbo tornano a spingere: l’Accordo quadro tra la Svizzera e l’Unione europea va concluso subito. Esso è già stato negoziato più di un anno fa dal Consigliere federale Ignazio Cassis, il quale, contro il parere del Consiglio federale, ha concesso uno smantellamento in materia di protezione dei salari e altro. Per essersi battuti con forza contro questa pessima intesa, i sindacati vengono attaccati e accusati di bloccare tutto.


Cassis è sostenuto dai rappresentanti di economiesuisse, da politici di vario colore e opinionisti dei media. Da un anno ripetono come se fosse un mantra: l’Accordo quadro che abbiamo sul tavolo è il migliore possibile; l’Ue non è disposta a ulteriori negoziati; lo si sarebbe dovuto sottoscrivere ancora durante il mandato di Jean-Claude Juncker, un «amico della Svizzera»; se questa non firma subito, l’Ue deciderà altre misure sanzionatorie.


Ma queste sono affermazioni false. Anche nei confronti del governo britannico l’Ue ha sempre sostenuto che nuovi negoziati non ce ne sarebbero stati. Ma poi si sono fatti. Juncker ha usato modi gentili, ma era il suo intransigente segretario generale Selmayr a fare la politica: voleva che la Svizzera fosse sanzionata e perdesse il riconoscimento dell’equivalenza borsistica. Ma la sanzione non ha funzionato.


Nonostante tutto, ora che sono passate le elezioni, ricompaiono i nostri turbo con la richiesta di una firma in tempi rapidi. Nel frattempo è però iniziato un ripensamento a Bruxelles, dove lentamente si sta capendo ciò che i turbo nostrani non capiscono e cioè che prima la Svizzera deve affossare l’iniziativa dell’Udc, in votazione nel maggio 2020, che chiede l’abolizione della libera circolazione dei lavoratori e dunque di tutti gli accordi bilaterali con l’Ue. I nostri vicini comprendono anche che eventuali sanzioni contro la Svizzera sarebbero la cosa più stupida. «Nessuna ulteriore escalation!», affermano per questo il governatore del Baden-Württemberg Winfried Kretschmann e i suoi colleghi della Baviera, del Vorarlberg, dell’Alsazia e della Savoia. Bene così. Un contributo contro l’escalation la Svizzera lo potrebbe dare attraverso il cosiddetto “miliardo di coesione”, a sostegno delle regioni più povere d’Europa.


E poi, la prossima estate, si riaprono i negoziati. Sul mantenimento della protezione dei salari e molto altro. Anche se i nostri turbo avrebbero già firmato l’altroieri mandando così l’Accordo quadro a schiantarsi contro un muro.

Pubblicato il

21.11.2019 09:31
Roland Erne