La ricerca che cambia

Sono appena tornato da Oxford, dove ha avuto luogo il congresso annuale della Societas Ethica, un'associazione europea per la ricerca in etica. Stavolta, vista la la sede anglosassone, si sono aggiunti all'ottantina di europei che partecipano regolarmente a questo incontro annuale, anche altrettanti studiosi americani. Il tema generico ma al contempo accattivante, "fondamenti di etica politica", interessava tutti. Una gran quantità di giovani si sono annunciati per presentare le loro ricerche, sperando che ne potesse uscire qualche cosa di positivo per la loro carriera.
Un po' più scontenti sono rimasti però i "vecchi professori" (come sessantenne sono ormai in buona compagnia) che evocavano i vecchi congressi in cui c'erano ancora le lunghe conferenze magistrali tenute dai leaders della disciplina.
Sottraendomi alla tentazione di diventare un tradizionalista cosa ho potuto notare?
Da una parte la presenza sempre più massiccia e quasi monopolistica della lingua inglese. Chi non riesce a comunicare bene in questa lingua ne esce isolato e considerato come un modello oramai fuori uso. Ad Oxford i tedeschi hanno resistito e continuato ad intervenire nella loro lingua mentre i francesi ed i "latini" in genere hanno preferito un inglese stentato e povero all'uso della loro lingua.
Altro fatto che dà da pensare: Oxford si trova al limite occidentale dell'Europa, d'accordo, ma ciò non dovrebbe provocare ciò che ho potuto amaramente osservare e cioè che l'Europa dell'est e del sud erano praticamente assenti dall'incontro internazionale. Le ragioni sono diverse anche se il fattore preponderante è stato sicuramente quello economico. I prezzi inglesi si sono rivelati proibitivi per entrambe le citate regioni d'Europa. Fino a metà degli anni '90 c'erano ancora sussidi da parte delle Chiese occidentali e di altri organismi che permettavano la partecipazione a simili congressi a chi veniva dall'Europa orientale. Ora, caduta ogni motivazione anticomunista e con una Germania soprattutto preoccupata della propria unità interna, questi aiuto sono più meno completamente caduti, proprio in un momento in cui essi sarebbero davvero necessari non solo per i ricercatori e studiosi dell'Europa dell'est ma anche di quella del sud. Mancavano infatti ad Oxford anche gli spagnoli, i portoghesi ed altri rappresentanti dell'Europa meridionale.
La cosiddetta "riforma di Bologna" sta cambiando in profondità il mondo delle nostre università, sia nell'ambito della ricerca che in quello dell'insegnamento. Questa riforma ha molti volti, positivi e negativi, su cui varrà la pena intervenire un'altra volta. Le esperienze fatte ad Oxford mi hanno comunque convinto che sia necessario ed urgente colmare il fosso che si sta creando tra la "zona atlantica" ed il resto dell'Europa anche nel campo universitario. Ne riparleremo.

Pubblicato il

08.09.2006 13:30
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