La rabbia dei giovani spagnoli

Le piazze e le strade delle città spagnole s’infiammano: manifestazioni, scontri con la polizia, scene di saccheggio e vandalismi ad opera di infiltrati. Non sono negazionisti del Covid (i dimostranti indossano la mascherina), ma decine di migliaia di giovani che ne hanno abbastanza della repressione dello Stato: si mobilitano nelle piccole come nelle grandi città e se la prendono con i simboli del potere. “Basta con lo stato di polizia – libertà per Pablo Hasél” è il grido di battaglia.  


Pablo Hasél è un rapper, che nei suoi brani e sui social ha preso di mira l’ex re Juan Carlos definendolo un corrotto e ha tessuto le lodi dell’organizzazione armata Eta che fu. Per questo è finito in carcere con le accuse di ingiurie alla corona ed esaltazione del terrorismo. Quando la polizia lo ha prelevato e arrestato l’effetto è stato quello di una scintilla in una polveriera. La rabbia dei giovani non deve sorprendere: già prima della pandemia il 40% di loro era disoccupato e il resto accedeva quasi solo a lavori precari. Ora la situazione è ancora peggiore.


Ma in Spagna i tempi bui del Generalissimo Franco non sono ancora passati del tutto? I suoi resti sono recentemente stati spostati da un enorme monumento in un cimitero di periferia (luogo privato e meno celebrativo), ma di lui e della sua dittatura sopravvivono norme come la cosiddetta Ley Mordaza (legge bavaglio), che nel 2012 è stata utilizzata per condannare i protagonisti dei picchetti durante lo sciopero generale e che nel 2015 è stata ulteriormente inasprita dall’ex primo ministro reazionario Mariano Rajoy. Anche le opinioni sono illegali: vilipendio alla corona, esaltazione del terrorismo e molto altro. A subire condanne sono stati sindacalisti, femministe, giornalisti, artisti. Amnesty International l’ha definita una legge scandalosa, mentre il Consiglio d’Europa ne ha preteso la revisione.


Il nuovo governo di sinistra guidato da Pedro Sánchez nel 2018 aveva annunciato una riforma, ma poi le priorità sono cambiate. E oggi agli occhi dei giovani radicalizzati i socialisti sono una parte del potere statale che decreta arbitrariamente le pene detentive. In difficoltà è anche Podemos, che è nato sulla spinta del movimento giovanile degli “Indignados” del 2011 ma che ora fa parte del governo. Quest’ultimo promette ora di eliminare i paragrafi della legge che fanno riferimento alle opinioni.
E guarda un po’: l’ex re Juan Carlos deve deporre   perché accusato di corruzione e Mariano Rajoy è coinvolto in un’inchiesta per finanziamento illegale del partito. Stiamo parlando di atti illegali, non di espresse opinioni.

Pubblicato il

04.03.2021 11:23
Roland Erne