La qualità del lavoro per rilanciarsi

Per l’industria ferro-tranviaria nei prossimi anni sarà specialmente il traffico nelle agglomerazioni urbane ad alimentare la domanda sul piano nazionale. Peter Marti dell’ufficio di ricerche Metron è piuttosto prudente nelle sue previsioni, quasi scettico: «la prima tappa di Ferrovia 2000 ha provocato un picco nella domanda, ma è stato un fenomeno assai eccezionale. Siamo di fronte a una tendenza sfavorevole per l’industria del materiale rotabile in Svizzera. È opportuno ribadire che sono i problemi strutturali a generare questa situazione. Sono le capacità produttive eccessive e la concentrazione nel settore ad essere determinanti; non sono fattori come i salari, la produttività o il know how a causare il regresso del settore». Per rispondere alle aspettative della clientela, le Ffs e le ferrovie private devono rinnovare il materiale rotabile in circolazione nel traffico passeggeri. Ciò in vista di una futura accresciuta concorrenza su determinati tracciati regionali e internazionali; nel settore Cargo già avviene. Si rallegrano perciò della concorrenza tra i produttori. Ma subiscono anche la carente affidabilità dei nuovi convogli, che svelano spesso troppe malattie infantili: tra la concezione e l’entrata in esercizio i tempi sono sempre più compressi. Benedikt Weibel, direttore generale delle Ffs, solleva una questione delicata: «Investiamo nel nuovo materiale rotabile il 25 per cento dei ricavi: una percentuale enorme. Le ferrovie francesi si limitano al 13 per cento. Abbiamo in corso l’acquisto dei Flirt, dei treni a due piani per il traffico regionale, di 14 nuovi treni a inclinazione variabile per il Cisalpino. La questione non è il volume degli ordini, ma il fatto che riceviamo dei convogli non in grado di assicurare la puntualità garantita dal vecchio materiale rotabile. C’è un problema di qualità». A livello europeo, secondo le previsioni dei ricercatori Metron, si prevede una domanda più sostenuta: attorno al 3-4 per cento. Per Ulrich Ritter di Siemens Svizzera «ci sono ovunque buone prospettive di sviluppo nel traffico regionale, perché in questo ambito c’è la necessità di soddisfare bisogni crescenti. Inoltre il traffico internazionale è destinato a crescere nel settore passeggeri e merci. Crediamo di poter partecipare attivamente all’espansione dei trasporti pubblici». In questo trend, l’industria elvetica del materiale rotabile può continuare a ritagliarsi uno spazio come fornitrice di componenti ad alto valore aggiunto; inoltre si schiudono alcuni significativi segmenti di mercato. Peter Spuhler di Stadler Rail, partigiano dell’apertura dei mercati e della libera circolazione delle persone – nonostante la sua appartenenza politica democentrista – è convinto: «noi imprenditori dobbiamo essere più rapidi e tecnologicamente migliori per cogliere la sfida dei mercati globalizzati. Solo così la piazza industriale svizzera potrà avere delle chances». L’industria ferro-tranviaria elvetica vive dunque una sorta di ambiguità. Da una parte le ordinazioni del mercato interno sono troppo esigue; d’altra parte il mercato globale è troppo vasto per le sue dimensioni, anche se per fortuna qualche nicchia esiste. Un’evoluzione che è paradigmatica delle prospettive di sviluppo dell’intero settore industriale. Attraversa una fase di contrazione e riassestamento, con dolorose chiusure di fabbrica e cessione di molte attività, ma schiude anche potenzialità interessanti. Stadler e molte altre imprese fornitrici dimostrano che si tratta di cogliere tutte le opportunità, che possono ancora mettere in valore la lunga esperienza, le qualità industriali e soprattutto la professionalità dei lavoratori del ramo meccanico, elettronico e dell’engineering.

Pubblicato il

17.06.2005 03:00
Sergio Agustoni