Anche al cittadino più disattento non dovrebbe sfuggire l’emergere di paradossi e capovolgimenti con cui si nutre “la politica”. Esemplifichiamo, attorno a uno stesso tema. 1) L’elettorato non vede di buon occhio né l’immigrazione in genere né l’apertura delle frontiere ai lavoratori dell’Unione europea (libera circolazione). La prima approfitta del nostro sistema sociale e minaccia la nostra identità, la seconda nuoce ai nostri lavoratori. Udc o Lega cavalcano da tempo l’una e l’altra e ne hanno fatto la loro fortuna elettorale, giostrando con realtà innegabili. Sindacati e sinistra, non rumorosi, sono accusati di “non essere vicini alla gente, di “aver dimenticato i nostri”. Tanto che molti di quella “gente” e dei salariati se ne sono convinti. Non emerge mai o poco che sono stati l’economia e la politica economica dominanti o gli stessi ambienti in sintonia con l’Udc e Lega, i primi approfittatori di barriere aperte, liberalizzazione e deregolamentazione del mercato del lavoro. Non è mai emerso, come si doveva, che sono stati sindacati e sinistra a pretendere, accusati persino di rigidità, paletti ben precisi per impedire svuotamenti del diritto del lavoro e mercato selvaggio del lavoro. Un paradosso politico-democratico che persiste: si premia chi si limita alla contabilità elettorale, si punisce chi fa politica per il bene comune dei lavoratori (controllo delle condizioni di lavoro e dei salari, convenzioni collettive e dei contratti-tipo, salario minimo, tutti ottenuti con le misure di accompagnamento volute dai sindacati). 2) Tra poco saremo ancora in ballo con l’ennesima iniziativa dell’Udc che vuole denunciare l’accordo sulla libera circolazione. La conseguenza ultima, se accettata, sarà l’automatica abrogazione delle misure di accompagnamento (v. l’art. 15 della legge federale che istituisce quelle misure). L’iniziativa pretende di “regolare in maniera autonoma” l’immigrazione, salvando i propri interessi. Quindi: «Immigrazione solo in quanto utile ai bisogni annui dell’economia svizzera» (Blocher alla Nzz). Dove sarà la differenza, in quanto già oggi la libera circolazione trova i suoi limiti nella disponibilità dei posti di lavoro e nel “prima i nostri”? Ecco un altro paradosso: vendere la politica della libertà e autonomia della Svizzera contro l’invadente Ue, per abolire le misure che vogliono regole per il lavoro e diritti per i lavoratori. Ai quali si è sempre opposta l’Udc (e ambienti economici che la sostengono). Ed è la prova del nove del paradosso. 3) Arriva, devastante, il fattore “esogeno”, il morbo che invisibile scoperchia in maniera persino ridicola (anche se sembra cinico dirlo) paradossi e autonomia. Creandone altri. Dapprima ci si allarma perché si corroderà il Pil, la crescita economica. E quindi anche l’autonomia. I “soliti noti”, consiglieri nazionali, chiedono barriere per i frontalieri, apportatori del contagio. È l’occasione fatale che cercavano. Sono però costretti ad ammettere che settori vitali (sanità, ospedali, case per anziani) senza frontalieri crollerebbero di botto, nel momento più disgraziato. Quelli lasciamoli entrare, sono esenti da morbo. Sono quelli del terziario i morbosi. La politica ufficiale sceglie il Pil: evitiamo il crollo della crescita, non chiudiamo le frontiere a oltre sessantamila lavoratori, purché esibiscano il permesso di lavoro. Si arriva anche a offrire ospitalità in alberghi ai frontalieri, affinché rimangano sul territorio. Il coronavirus è così diventato la prova del nove non solo dei paradossi, ma anche dell’idiozia di certa politica vincente. E non solo.
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