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La protesta monta
di
Generoso Chiaradonna
Lo scorso lunedì è stato giorno di protesta per i dipendenti Swisscom. In diverse sedi del gigante “blu” ci sono state delle pause di protesta per chiedere l’introduzione della settimana lavorativa di 38 ore. Le pause di protesta hanno avuto luogo a Berna, Zurigo, San Gallo, Friborgo, Ginevra e Bellinzona. Questa è stata pure l’occasione per protestare contro il licenziamento di un presidente di una commissione aziendale. In un comunicato stampa diffuso dal Sindacato della comunicazione, si chiede che alla direzione dell’azienda di elaborare alternative all’annunciato taglio di oltre 1000 posti di lavoro. Inoltre, il Sindacato della comunicazione chiede, come punto principale, la riduzione della settimana lavorativa a 38 ore. «È possibile – si legge inel comunicato stampa – rinunciare ad una massiccia soppressione di posti di lavoro adattando l’organizzazione lavorativa, in modo particolare riducendo gli orari, le ore supplementari e introducendo un sistema di riqualificazione professionale e la possibilità di una formazione continua». Swisscom Sa, come noto da tempo, si trova da parecchi anni in una buona situazione finanziaria e anche per quest’anno sono annunciati utili miliardari; inoltre, secondo i dirigenti sindacali «non è da escludere che nel 2004 ci sarà un nuovo riacquisto di azioni». Il Sindacato della comunicazione, si aspetta da Swisscom la cui maggioranza delle azioni, ricordiamo, è in mano alla Confederazione, «che mantenga la sua responsabilità in ambito sociale e che non indebolisca ancora di più un mercato del lavoro in piena crisi». Con delle pause di protesta di due ore ciascuna i collaboratori di Swisscom hanno appoggiato il Sindacato nelle sue rivendicazioni. «In questo modo la riduzione del tempo di lavoro è stata applicata unilateralmente dai dipendenti all’interno dell’azienda». Il Sindacato della Comunicazione rivendica, inoltre, l’immediata riassunzione del presidente della commissione aziendale di Cablex Sa. «Il licenziamento di un sindacalista attivo è un inaccettabile attacco verso le commissioni del personale in generale ed in particolare verso il Sindacato», afferma la nota. «Il modo di agire di Swisscom – conclude il comunicato – non permetterà in futuro alle commissioni del personale di poter far valere i loro diritti al partenariato sociale, in quanto i loro membri dovranno temere per il loro posto di lavoro.Le commissioni del personale saranno quindi degradate ad un semplice trastullo dell’azienda». Della manifestazione ticinese abbiamo parlato con Angelo Zanetti, segretario regionale del Sindcato della comunicazione. «Rispetto alla prima azione di protesta, divisa in due tappe, questa volta circa 150 persone si sono trovate tutte assieme, a Bellinzona, e hanno sfilato compatte fino alla Piazza del Governo. E non è un risultato da poco per chè non è gente abituata a scendere in piazza per manifestare. Non fa parte della loro mentalità». Per quanto riguarda la proposta di riduzione dell’orario di lavoro per salvaguare l’occupazione Zanetti si dice scettico. «O l’orario di lavoro diminuisce drasticamente e linearmente per tutti i dipendenti e soprattutto in modo visibile, oppure, secondo me, è meglio non spingere su questo tasto». «Questo è per dire che riduzioni lievi dell’orario settimanale, aumentano solo la flessibilità del lavoro e la pressione sui lavoratori».
Pubblicato il
14.02.03
Edizione cartacea
Anno VI numero 7
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