La prima mossa

Un aumento salariale di 250 franchi mensili per tutti, il pensionamento a 60 anni e la settimana lavorativa di 5 giorni da 7 ore e mezza: queste sono le principali rivendicazioni messe a punto dal sindacato Sei in vista del rinnovo del contratto nazionale mantello dell’edilizia, che scadrà a fine anno e le cui trattative di rinnovo inizieranno in estate. Al tema è stata dedicata la conferenza professionale dell’edilizia, riunitasi il 12 maggio scorso. I 150 delegati si sono occupati dei temi relativi alla "dignità e alla salute dei lavoratori dell’edilizia". Con le rivendicazioni formulate nella risoluzione conclusiva, dovrebbero essere rimossi i lati malsani, pericolosi e sgradevoli del lavoro nel settore delle costruzioni, il quale dovrebbe così venir adeguato agli standard usuali nel settore moderno dell’economia. A titolo di esempio, statisticamente per un lavoratore dell’edilizia il rischio di morire prima di aver raggiunto l’età della pensione è più alto che per un insegnante o per un architetto; il rischio di rimanere invalido è sette volte più alto che per un direttore o un manager. E circa la metà dei 64enni iscritti al Sei è costituita da "pensionati senza pensione". Questi — sta scritto nella risoluzione adottata dalla conferenza professionale dell’edilizia — sono fatti ben noti ai parlamentari che non hanno voluto destinare 800 milioni di franchi al finanziamento dell’età flessibile per la pensione. La richiesta principale dei lavoratori dell’edilizia è quindi quella del pensionamento anticipato, "in ogni caso, non oltre i 60 anni", ha detto il segretario centrale del Sei, Hans-Ueli Scheidegger, nel presentare in una conferenza stampa i risultati di un ampio sondaggio tra gli operai del settore. Tale sondaggio è servito da base per mettere a punto il pacchetto di rivendicazioni. Le persone interrogate tra marzo e aprile sono state oltre quattromila ed i questionari esaminati fino all’11 maggio scorso erano già 3 mila 500. Nel rispondere alla domanda centrale del sondaggio ("Qual è la rivendicazione più importante?") i lavoratori dell’edilizia hanno messo al primo posto (41 per cento) il pensionamento anticipato. Seguono: un salario più alto (28 per cento), più ferie (16 per cento) e l’abolizione degli orari flessibili (13 per cento). La preoccupazione circa l’età del pensionamento è giustificata dai rischi che si corrono sui cantieri. "Quarant’anni di lavoro bastano", ha detto Scheidegger, che ha ricordato come questo modello di un pensionamento prima dei 60 anni d’età ed a condizioni finanziarie accettabili, sia già applicato in Vallese, nel canton Vaud e in diverse imprese del ramo. Ma si tratta anche di migliorare la sicurezza sui cantieri, di ridurre la settimana lavorativa a 37,5 ore, di abolire gli orari flessibili (introdotti per tener conto delle variazioni stagionali dell’attività), di avere più ferie in estate, di vedersi pagate le ore di viaggio. Il lavoro di sabato viene giudicato in modo controverso: un "grosso problema" per il 41 per cento o un "non problema per il 40 per cento". Quanto ai salari del settore, invece, il 40 per cento dei lavoratori li giudica "troppo bassi" e il 45 per cento "mediocri". Questa preoccupazione, che viene subito dopo quella per l’età di pensionamento, è indice del forte timore di molti operai dell’edilizia di finire tra i "working poor", i lavoratori poveri. Perciò il Sei chiede un aumento salariale di 250 franchi mensili per tutti, che corrispondono ad un incremento medio del 5 per cento. "Porteremo alle trattative questo pacchetto di rivendicazioni e cercheremo d’imporlo", ha detto ancora Scheidegger riferendosi all’imminente negoziato con la Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) per il rinnovo del contratto nazionale mantello. D’altronde — ha aggiunto Scheidegger — non si tratta di rivendicazioni troppo esagerate, dal momento che l’aumento della produttività nel settore giustifica tali richieste. Il momento, dunque, è buono per avanzarle. La Ssic ha fatto sapere che è disposta a discutere sul pensionamento anticipato ed a negoziare gli aumenti salariali. Ma non sarà facile, poiché le imprese preferiscono basare gli aumenti sulle prestazioni. Esse vogliono inoltre contare sugli orari flessibii, anche se sono disponibili a stabilire regole "per evitare abusi". Infine, se il tempo per negoziare non dovesse bastare, il contratto nazionale mantello potrebbe essere prolungato fino a fine marzo 2002.

Pubblicato il

18.05.2001 01:00
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