La prevenzione è un diritto

Il testo è chiaro: la legge sulla partecipazione circoscrive il suo campo d’applicazione in cui figura la sicurezza sul posto di lavoro e la protezione della salute. È ovvio: per fare una buona prevenzione, bisogna che le persone coinvolte aderiscano all’obiettivo, se non proprio a tutti i programmi, i quali anche se fossero i più belli e i più cari non servirebbero a niente. Per stimolare l’adesione si può sia utilizzare il metodo del lavaggio del cervello, sia quello più democratico della partecipazione nella definizione dell’obiettivo e dei mezzi per raggiungerlo. Che è la via prediletta, chiaramente, dal legislatore. Gli impiegati non vengono forzatamente convinti dell’utilità della prevenzione della salute nella ditta, né vengono «a fortiori» persuasi della necessità di partecipare con i loro impiegati a questo tema. Da non dimenticare che la maggior parte dei costi indotti dalle malattie legate al lavoro non vengono prese a carico dalla Suva ma dalle assicurazioni-malattia. E i sindacati… e i rappresentanti dei lavoratori? Loro hanno dei diritti, dei diritti limitati certo, ma questi diritti, se venissero esercitati, potrebbero sfociare in un inizio di partecipazione attiva delle salariate/i nella ditta. In realtà, si constata come le Commissioni del personale non esigono di essere ascoltate in caso di mutamenti d’orario di lavoro (69 Olt1, Ordonnance 1 de la loi sur le travail), si lasciano imporre cambiamenti d’orario a corto termine, in violazione dello stesso articolo, o ignorano le visite degli ispettori del lavoro e dei loro risultati. In realtà, si rileva che i sindacati non controllano più l’applicazione della legge, come potrebbero/dovrebbero fare. Quanti ricorsi contro le autorizzazioni di lavoro notturno, quante denunce per l’elusione delle norme igieniche d’ordinanza 3, quante proteste ci vogliono affinché le misure di protezione per le donne vengano rispettate (art. 11a Opa, Ordonnance sur la prévention des accidents et des maladies professionnelles)? Non ce ne sono o sono pochi. Non c’è più dibattito sulle nozioni di «attività pericolosa», sulla pratica federale riguardante «i bisogni economici». Il campo è lasciato libero ai lavoratori e agli ispettori del lavoro come se non ci riguardasse. La legge sul lavoro una brutta legge, è insufficiente, ma non è la sola… per il momento. Le leggi si logorano quando non si applicano. È il caso della legge sul lavoro. Alla prossima revisione legislativa, i lavoratori avranno allora molto da dire, soprattutto sulle condizioni per il lavoro notturno e domenicale che dovranno essere adattate alla pratica, una pratica tollerata dai sindacati. Un opuscolo sulla salute e la sicurezza sul posto di lavoro è stato pubblicato di recente (anche in italiano) per far conoscere i diritti dei lavoratori. Può essere ordinato a: Comedia, Travail et santé, case postale, 3001 Berne (fr. 5.- per i non membri e gratuito per i membri).

Pubblicato il

03.05.2002 14:00
Denise Chervet