Fra le espressioni dell’italiano che si parla in Svizzera, che a un orecchio non elvetico suonano strane, c’è “come una lettera alla Posta”. Come ben saprete, vuol dire che qualcosa funziona bene, procede veloce e senza complicazioni. Forse sarebbe il caso di parlarne al passato. Di lamentele sul funzionamento del gigante giallo son piene le cronache, e soprattutto le rubriche di lettere ai giornali. Un nuovo annuncio del Consiglio federale è ora arrivato a fornire nuova materia per dubbi e frustrazione dei consumatori. Propone l’esecutivo, per bocca del responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) Albert Rösti, che in futuro solo il 90% delle lettere e dei pacchi sia consegnato in tempo dalla Posta. Fino ad oggi, la percentuale da garantire è stata del 97 per cento per le lettere, e del 95 per i pacchi. Inoltre, si propone di abolire l’obbligo di consegna tutto l’anno in località difficili da raggiungere. Le novità consentirebbero a partire dal 2026 un risparmio di 45 milioni di franchi l’anno. Le proposte, di sicuro poco popolari, discendono dal rapporto stilato dallo stesso DATEC sul “futuro assetto del servizio universale nel settore dei servizi postali e del traffico dei pagamenti”. Si tratta di oltre cinquanta pagine, disponibili anche in italiano, che sono ricche di dati e di spunti di riflessione per gli affari nostri. L’analisi governativa prende atto, e dà conto, degli effetti della digitalizzazione. Così il volume delle lettere è diminuito di un terzo, il pagamento in contanti allo sportello di quasi due terzi. Tendenza che dovrebbe consolidarsi negli anni a venire: entro il 2030 la Posta prevede un’ulteriore diminuzione del volume delle lettere del 30%, mentre i pagamenti in contanti potrebbero calare addirittura dell’80%. Fra le notizie incluse nel rapporto, leggiamo che “per quanto riguarda le lettere, si rinuncerà alla Posta A e si introdurrà una nuova lettera standard E+2”. Quanto ai denari: “Per rafforzare l’inclusione finanziaria, occorre integrare (...) una funzione di pagamento online e l’opzione del pagamento via Internet”. Insomma, dal digitale non si scappa. L’ultimo capitolo del corposo rapporto si china sull’annoso e conseguente tema di “Rafforzare le competenze digitali (digital enabling)”. Leggiamo dunque che secondo un sondaggio effettuato dall’Ufficio federale di statistica nel 2019, circa il 20 per cento della popolazione avrebbe scarse competenze digitali o nessuna. “La Posta sarebbe disposta a dare un contributo in questo ambito. Con un’offerta di base volta a rafforzare le competenze digitali, intende garantire che tutta la popolazione possa partecipare alla digitalizzazione. Nell’ambito di un progetto pilota, la Posta offre consulenze gratuite a tal fine in tre filiali. Ad esempio, i clienti vengono assistiti nell’utilizzo dei loro cellulari e in caso di domande sulle app o sui servizi web. Per introdurre queste prestazioni su tutto il territorio nazionale, la Posta ritiene che sia necessario un mandato statale che includa aiuti finanziari”. Pur apprezzando l’offerta, il DATEC esclude di affidare la missione in via esclusiva alla Posta. La procedura va ora avanti per giungere alla completa revisione della legislazione in materia, con un avamprogetto in consultazione di cui il Parlamento si occuperà nel 2025 o nel 2026. |