Lo scorso 12 agosto, una delegazione di sindacalisti ha incontrato il Consigliere federale Guy Parmelin per sollecitarlo ad occuparsi della questione dei licenziamenti antisindacali. Guidata da Vania Alleva, presidente di Unia e vicepresidente dell'Unione sindacale svizzera (USS), la delegazione comprendeva anche diverse vittime di licenziamenti ingiusti. È stata l’occasione per ricordare al capo del Dipartimento dell'Economia che la legge elvetica non dissuade sufficientemente i datori di lavoro dal licenziare i rappresentanti del personale, i whistleblower e i lavoratori che difendono i loro diritti. Soltanto lo scorso anno sono stati documentati ventuno casi di licenziamenti antisindacali, ma potrebbero essercene molti altri. Inoltre, la protezione contro il licenziamento in Svizzera è generalmente debole, e i lavoratori anziani e malati, così come le dipendenti in gravidanza, non sono adeguatamente tutelati. «Mi sono trovata persa, senza bussola, intrappolata in un vortice di domande senza risposta, sopraffatta da un senso di colpa che ha minato la mia autostima e ha fatto precipitare la mia caduta in un'oscurità senza fine. Le notti sono diventate battaglie feroci contro i pensieri negativi che ancora perseguitano la mia mente e disturbano il mio sonno. Perdere il lavoro significava molto di più che perdere una fonte di reddito; significava anche perdere le mie radici, i miei punti di riferimento quotidiani, la mia identità e la mia preziosa rete professionale con cui avevo stretto legami nel corso degli anni» ha raccontato un dipendente dell'industria che ha partecipato all'incontro e che è stato licenziato a causa del suo impegno sindacale. Nel 2006, l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ha approvato un reclamo sindacale e ha chiesto alla Confederazione di adeguare la propria legislazione, ritenuta insufficiente. Nel 2019, in assenza di progressi, l'istituzione ginevrina ha inserito la Svizzera nella lista nera dei Paesi che non rispettano le libertà sindacali. Guy Parmelin ha quindi deciso di avviare un processo di mediazione tripartito tra la Confederazione, i sindacati e le organizzazioni dei datori di lavoro per trovare una soluzione valida.Tuttavaia, nel novembre 2023, il Consigliere federale ha annunciato la sospensione del processo per mancanza di accordo tra le parti. «È più che spaventoso che il Consiglio federale non prenda il toro per le corna. Da vent'anni è chiaro che la Svizzera ha una protezione assolutamente inadeguata contro i licenziamenti e che deve agire con urgenza», ha commentato Vania Alleva. I sindacati chiedono sanzioni pari ad almeno dodici mensilità per i licenziamenti ingiustificati e il reintegro dei dipendenti. A tal proposito, Unia sta anche lavorando per lanciare un'iniziativa popolare su questo tema. |