Centinaia di dipendenti dell'azienda comunale dei trasporti pubblici Vbz bloccano i binari dei tram e le corsie dei bus di fronte alla stazione centrale, altri sin dalle prime ore del mattino sbarrano le uscite delle autorimesse per impedire ai mezzi di entrare in servizio. La città piomba nel caos: migliaia di pendolari a piedi e strade intasate dai veicoli in colonna. È uno scenario quasi inimmaginabile per gli zurighesi, ma che a partire da oggi potrebbe divenire realtà se non si dovesse giungere ad un accordo in extremis che risolva il conflitto che contrappone il municipio cittadino e la Vbz agli autisti iscritti al sindacato Vpod, non più disposti a tollerare certe condizioni di lavoro e pronti allo sciopero.

Questa estrema misura di lotta è stata decisa lo scorso 10 maggio nell'ambito di un'affollata assemblea (chiusa ai rappresentanti dei media), convocata dopo nove mesi di infruttuose trattative con la controparte. Preso atto dell'indisponibilità dell'esecutivo cittadino ad approvare il finanziamento di una serie di misure per andare incontro al personale (in particolare ai conducenti), la base sindacale ha posto un ultimatum che scadeva ieri sera alle 18. Cinque sono le richieste avanzate: il diritto a una pausa retribuita di 30 minuti al giorno, la piena compensazione del lavoro straordinario, una pianificazione dei turni compatibile con le esigenze familiari, un sistema di adeguamento salariale più equo e un contratto collettivo di lavoro a tutela dei fenomeni di dumping.
Al momento di andare in macchina sindacati e dipendenti erano ancora in attesa di una risposta scritta da parte del municipio, preannunciata mercoledì. «L'unica risposta che possiamo accettare -spiega ad area Duri Beer, responsabile di settore per il sindacato Vpod- è quella di piena adesione alle richieste dei lavoratori. Se l'esecutivo dovesse invitarci ad un confronto, noi siamo disponibili a dialogare. Ma non a rinunciare alle misure di lotta decise dall'assemblea». Misure che potrebbero scattare già questa mattina. La pazienza del personale è infatti giunta al capolinea, come si evince dalla testimonianza diretta raccolta da area.
«Negli ultimi anni Le condizioni di lavoro si sono deteriorate costantemente e sotto diversi punti di vista», spiega un autista di bus sulla quarantina, da circa dieci anni alle dipendenze della Vbz, chiedendoci di garantirgli l'anonimato.
«La prima misura che ci ha colpiti è stata l'introduzione di un sistema che rallenta gli adeguamenti salariali. Ad essa ne sono seguite altre: il tempo di lavoro è stato aumentato e quello di riposo diminuito, i turni sono diventati in parte più lunghi e possono durare anche dalle 7 del mattino alle 9 di sera. Il regolamento prevede infatti una pausa obbligatoria di sessanta minuti dopo cinque ore di servizio e succede spesso che il turno successivo inizi sei o sette ore dopo». Per gli autisti diventa inoltre sempre più difficile conciliare il lavoro con le esigenze della famiglia: «l'azienda non compie più alcuno sforzo per andare incontro al dipendente nell'organizzazione dei turni di lavoro, per esempio combinandoli al meglio con i giorni di libero o consentendo scambi tra colleghi». E non possono più nemmeno scegliere quando andare in vacanza: «L'ultima volta che ho potuto fare le ferie in estate è stato cinque anni fa e la prossima sarà solo nel 2012», racconta il nostro interlocutore.
Ma il problema più grave riguarda la mancanza di tempo per riposare durante il servizio: in teoria i conducenti dispongono di circa dieci minuti di pausa al termine di ogni corsa, quando giungono con il loro mezzo al capolinea. Ma solo in teoria: «Spesso i minuti si riducono a tre o quattro, perché dobbiamo recuperare i ritardi accumulati durante la corsa, che sono frequenti, in vari momenti della giornata. In più abbiamo il compito di vuotare i cestini dei rifiuti, raccogliere i giornali che gli utenti lasciano sui sedili o a terra e controllare che il veicolo sia pulito. E come se non bastasse, dobbiamo pure assecondare i clienti che ci chiedono informazioni di ogni genere». «Eppure il mio datore di lavoro sostiene che questa sarebbe una pausa! È assurdo, È una porcheria. Per me pausa significa poter lasciare il veicolo, andare a sedermi da qualche parte a bere qualcosa, a leggere un giornale in tutta tranquillità. Del resto, non penso che i nostri direttori facciano la pausa seduti dietro la scrivania.
Succede che per recuperare i ritardi, trascorriamo anche cinque ore filate al posto di guida, senza poterci fermare nemmeno un minuto. In questi casi per poter andare alla toilette dobbiamo annunciarci alla centrale alcune stazioni prima di raggiungere il capolinea per verificare le possibilità di farsi rilevare da un collega. Incredibile ma vero».
«Non ci sembra dunque esagerato -prosegue il nostro interlocutore- pretendere una pausa giornaliera retribuita di trenta minuti al giorno. Ma una pausa vera, a cui peraltro hanno diritto tutti i dipendenti della città di Zurigo».
In gioco non vi è solo il benessere degli autisti, ma anche la sicurezza dei passeggeri e di tutti gli utenti della strada, ci fa ancora notare: «A volte siamo al limite. Io stesso mi accorgo che il corpo non regge più come quando avevo vent'anni: subentra la stanchezza, soprattutto quando si svolgono i turni più pesanti (che sono quelli all'inizio e alla fine della giornata) o fa molto caldo. In più, la maggior parte delle volte non abbiamo il tempo per mangiare (ci si deve accontentare di divorare un panino in due minuti) e dobbiamo bere il meno possibile perché capita anche di dover guidare per quattro o cinque ore di fila senza nemmeno poter andare in bagno. Tutto questo contribuisce alla perdita di concentrazione, che per guidare nel traffico cittadino, con continue fermate e ripartenze, deve essere sempre al massimo. I colpi di sonno non sono rari, così come gli incidenti non chiariti».
Non mancano nemmeno i problemi di salute per gli autisti: «Molti di noi accusano problemi di schiena a causa dei sedili inadeguati. Frequenti sono anche i casi di "burn out" e di depressione. E pure quelli di cancro al cervello: è incredibile quanti colleghi ne sono stati colpiti! Certo, non tutto può essere attribuito al lavoro, ma penso che in qualche modo contribuisca».
La giornata dell'autista  è insomma una lotta continua e contro il traffico e contro il tempo: «A volte quando arrivo a casa la testa mi esplode». E come se tutto questo non bastasse, dobbiamo fare i conti anche con gli utenti che ci prendono di mira in modo del tutto ingiustificato: è abbastanza uno sguardo mal interpretato o una risposta sbagliata perché inoltrino un reclamo all'azienda, la quale, per prassi, si scusa e chiede spiegazioni a noi, costringendoci ad un colloquio con i superiori per rendere conto del nostro comportamento. Tutto questo non è più sopportabile, soprattutto per i colleghi più anziani».
«Fa male dunque sentirci dire che siamo dei privilegiati, come lasciano intendere molti articoli apparsi nelle ultime settimane sui giornali zurighesi. Scrivono molte bugie: affermano per esempio che beneficiamo gratuitamente di un abbonamento generale delle Ffs, ma non è vero, perché dobbiamo dichiararlo al fisco come parte dello stipendio. Così come non è vero che guadagniamo in media 82 mila franchi all'anno, che è un importo calcolato tenendo conto delle retribuzioni elevate dei quadri. Io lavoro da dieci anni e sono molto lontano da questa cifra. Ma non solo, siccome gli adeguamenti vengono decisi secondo criteri di simpatia, ci sono colleghi che lavorano da trent'anni presso la Vbz e guadagnano meno di altri entrati in azienda da molto meno».
«Ci sentiamo presi in giro. Non ne possiamo più. Adesso basta: se il municipio di Zurigo e la Vbz non accoglieranno le nostre richieste, minime a assolutamente finanziabili, metteremo in pratica le misure di lotta stabilite dall'assemblea. Quali e quando lo deciderà il comitato di sciopero che abbiamo designato», conclude.

Pubblicato il 

19.05.11

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