La necessità di un nuovo movimento di massa

Dobbiamo rivalutare le differenze di risultati tra i movimenti ecologicamente orientati degli anni Sessanta e Settanta e quelli degli anni Novanta fino a oggi. Non è un caso che le legislazioni più significative da un punto di vista ambientale degli Usa (…) siano state emanate negli anni Sessanta e Settanta – e nientedimeno che da Richard Nixon! Queste leggi passarono grazie alla forza e alla militanza dei movimenti sociali dell’epoca, che rappresentavano una concreta minaccia per il sistema.
Kali Akuno, portavoce di Cooperation Jackson, “Ecosocialismo o morte” Jacobin Magazine  25.03.2019

Il 18 marzo del 1871 il popolo parigino insorge nelle strade. L’esercito che avrebbe dovuto reprimerlo si schiera al suo fianco e, ridistribuendo le armi, si fonde ad esso. Anche se effimero, come molte delle cose più belle, era nato il primo governo che si rifaceva direttamente agli interessi della classe operaia.
E infatti fu con il sangue degli operai, non con quello dei nobili, che si consumò il più grande massacro della storia della Francia metropolitana,  quando i rivoluzionari del 18 marzo furono sterminati a decine di migliaia dalla reazione di Versailles.


40 anni più tardi, Lenin sottolineava come l’esperienza della Comune di Parigi rappresentasse un avvenimento senza precedenti nella storia dell’umanità: un movimento nato in modo spontaneo, in un primo momento “estremamente eterogeneo e confuso”, aveva rovesciato in modo radicale i cardini della società allora esistente.
Come già fatto da Marx prima di lui, il rivoluzionario russo ebbe modo di trarre svariate lezioni dall’esperienza storica della Comune. Lezioni sulla guerra civile, sulle masse e sul ruolo di un’organizzazione politica al loro interno.
Svariati puristi criticarono il futuro statista russo poiché nelle sue parole d’ordine di “pace, pane e libertà” non vi erano espliciti riferimenti alla lotta di classe. Queste parole d’ordine portarono pertanto i soviet al potere, questa volta in modo stabile.


Oggi, in un contesto assolutamente diverso, svariati puristi criticano lo spontaneismo e il carattere confuso degli studenti che, manifestando dietro a svariate parole d’ordine per la salvaguardia del pianeta, “bigiano” le lezioni e si riversano nelle strade. Indipendentemente dal carattere più o meno radicale di queste forme di protesta, indipendentemente dalle sue origini, più di un milione e mezzo di giovani nelle strade a livello globale rappresentano di fatto l’emergenza di un nuovo movimento di massa.


Oggi, più che le critiche paternalistiche che vengono mosse da molti militanti di vecchia data, è opportuno ricominciare a tessere i legami e a coordinare le azioni che hanno fatto la forza dei movimenti sociali nel nostro passato recente, ricordandoci che ogni rivendicazione globale ha una dimensione di classe. Quando i cartelli dei liceali ci dicono che se il clima fosse una banca sarebbe già stato salvato, essi fanno un nesso basilare fra l’insostenibilità del capitalismo come sistema e il futuro prossimo dell’umanità. Essi indicano al contempo i responsabili dello scempio ecologico in atto.


Oggi, il mondo politico, associativo e sindacale che intende realmente incidere sulla società per trasformarla deve imparare di nuovo a comunicare con le masse, perché solo da queste verrà il cambiamento.

Pubblicato il

21.03.2019 09:47
Pablo Guscetti