Per diventare svizzeri non bastano pazienza e buona volontà. Non bastano neppure l’onestà e il duro lavoro. Il diritto alla naturalizzazione, da sempre restrittivo in Svizzera, è diventato ancora più selettivo dal punto di vista sociale. In altre parole: la legge mette sempre più ostacoli sulla strada verso la cittadinanza alle persone straniere meno abbienti. Un nuovo studio lo dimostra, numeri alla mano, e l’iniziativa per la democrazia, che sarà sottoposta al voto, intende mettere la parola fine alla discriminazione. I numeri oltre le parole Nel 2018 è entrata in vigore la revisione totale della Legge federale sulla cittadinanza (LCit) che per un periodo di transizione di due anni ha convissuto a fianco della vecchia legge. La nuova legge è ancora più severa e restrittiva. Due ricercatrici e un ricercatore hanno deciso di analizzare dal punto di vista quantitativo la nuova legge. Per farlo hanno analizzato le naturalizzazioni proprio nel periodo in cui la vecchia e la nuova legge erano entrambe in vigore. Rosita Fibbi, Barbara von Rütte e Philippe Wanner nello studio intitolato “Naturalizzazione ordinaria in Svizzera. Nuova legge federale sulla cittadinanza: conseguenze e proposte per un sistema di naturalizzazione più inclusivo” hanno dimostrato l’aumento della percentuale di persone naturalizzate aventi un elevato livello di qualificazione e di reddito, a fronte di un netto calo di quelle poco qualificate e meno abbienti. Nel periodo esaminato, compreso tra il 2018 e il 2021, le domande di naturalizzazione sono state trattate contemporaneamente in base al diritto previgente e al nuovo diritto, a seconda della data in cui erano state presentate. Un esempio su tutti: la quota di persone naturalizzate senza formazione post-obbligatoria è passata dal 23,8 all’8,5 per cento. Secondo lo studio, realizzato su incarico della Commissione federale della migrazione, la selettività che emerge dall’analisi statistica è riconducibile sia a prescrizioni legali più restrittive sia ai margini di discrezionalità che la legge sulla cittadinanza concede ai Cantoni. Rosita Fibbi, che ha presentato lo studio nel contesto del Comitato scientifico dell’Ecap a Zurigo, ha commentato così i risultati del suo studio: «La naturalizzazione è sempre stata un processo selettivo dal punto di vista sociale. Con la nuova revisione possiamo parlare addirittura di un diritto alla naturalizzazione legato al censo, ovvero a parametri di istruzione e, quindi, di reddito». Via gli ostacoli per le persone più fragili L’iniziativa per la democrazia intende porre fine a questa discriminazione strutturale. Il suo testo prevede criteri oggettivi per la naturalizzazione e vuole eliminare gli ostacoli più ostici per le persone più fragili dal punto di vista sociale. Per essere naturalizzate, infatti, le persone che hanno presentato domanda devono soddisfare criteri di integrazione, tra cui rientrano le conoscenze linguistiche e l’indipendenza economica. Questi due parametri rappresentano un ostacolo per le persone poco qualificate e meno abbienti, sia per le difficoltà che esse hanno nell’acquisire le competenze linguistiche richieste, scritte e orali, sia perché sono più esposte all’eventualità di dover ricorrere all’aiuto sociale. L’iniziativa popolare “Per un diritto di cittadinanza moderno (Iniziativa per la democrazia)” ha raccolto oltre 135.000 firme. Le firme sono state consegnate oggi a Berna. Il testo, lanciato dall’associazione “Aktion Vierviertel” e sostenuto anche dal sindacato Unia, dai socialisti, dai verdi e da diverse organizzazioni progressiste e migranti, è semplice: chiede che la naturalizzazione sia possibile dopo soli cinque anni di soggiorno legale in Svizzera, indipendentemente dal permesso di domicilio, e con la conoscenza di base di una lingua nazionale (non per forza quella del territorio di residenza). Come uniche condizioni ulteriori: l’assenza di condanne per crimini gravi e il non costituire un pericolo per la sicurezza. Per Barbara von Rütte è un passo verso una società più democratica e rispettosa dei diritti di base delle persone: «Spesso lo si dimentica ma il diritto alla cittadinanza è un diritto umano di base. Al momento in Svizzera siamo molto lontani dal rispettare questo assunto». |