Se ci si reca in Italia a fare la spesa ci si rende conto di quante difficoltà abbia posto alla gente comune l’introduzione della nuova moneta unica europea, l’Euro. Non si tratta di problemi tecnici, le difficoltà sono di tipo mentale e culturale. I soldi sono strettamente legati a quasi tutti gli aspetti della nostra vita. Li guadagnamo con fatica, li spendiamo per vivere come meglio possiamo e conduciamo la quotidiana lotta per sbarcare il lunario. Tutto questo ci fa dimenticare che il denaro è uno strumento culturalmente molto evoluto, che, esattamente come nel caso del computer o del frigorifero, non sapremmo dire come e perché funzionano. In realtà i soldi sono il risultato di una lunga evoluzione della «tecnologia culturale» dell’umanità e il loro uso presuppone un altissimo grado di complessità e di astrazione. In questo mio intervento, e anche nel prossimo, cercherò di ripercorrere le tappe essenziali della storia della moneta. Da millenni l’uomo pratica lo scambio di merci. In principio, e per parecchio tempo, si è trattato di baratto. Due persone si accordavano sul valore delle merci da scambiare. Ma c’era un problema. Non era sempre facile trovare chi avesse a disposizione ciò di cui si aveva bisogno e che fosse nello stesso tempo disposto a barattarlo con ciò che gli si poteva offrire. È per questo che gradatamente si passò a un tipo di baratto in più fasi, che prevedeva lo scambio di merci con oggetti-valore, ovvero oggetti il cui valore proprio era comunemente riconosciuto, come capi di bestiame, sale o metalli. In questo modo diventava più facile procurarsi le merci desiderate. Oro, argento, ma anche rame, bronzo e ferro, valgono più di mucche e pecore e ingombrano meno. È per questo motivo che i metalli sono presto diventati la merce intermedia di scambio più ambita e più utilizzata. Bisognava però pesare ogni volta la quantità di metallo offerta per determinarne il valore. Fu così che alcuni grossi mercanti cominciarono a imprimere sui loro pezzi di metallo dei segni di riconoscimento, in modo da rendere evidente la provenienza e il peso, quindi l’affidabilità, del mezzo di scambio. Attorno al 600 a.C. in Lidia, Paese dell’Asia minore ricco di giacimenti di elettro, cioè una lega naturale di oro e di argento, qualcuno, forse un funzionario particolarmente illuminato, ebbe l'idea di produrre dei tondelli di elettro, tutti della stessa purezza e tutti dello stesso peso, sui quali compariva l’impronta di un sigillo che ne garantiva l’autenticità per conto del governo. Era nata la moneta, ma con essa erano nati anche i primi problemi monetari: l’elettro ha quantità variabili di oro e d’argento, cosa che non poteva non provocare proteste e malcontento. Creso (561-546 a.C.), ultimo re dei Lidi e «riccone» per antonomasia, risolse il problema inventando un sistema basato su due metalli diversi. Un pezzo d’oro valeva venti pezzi d’argento. La moneta era pronta per invadere il mondo… e la storia.

Pubblicato il 

17.05.02

Edizione cartacea

Rubrica

Nessun articolo correlato