L'editoriale

Gli uffici postali chiudono, le condizioni di lavoro del personale si deteriorano, gli impiegati precari aumentano, le tariffe crescono ma la qualità del servizio all’utenza peggiora. Il bilancio della liberalizzazione del servizio postale e delle politiche perseguite negli ultimi anni dalla Posta svizzera (dal 2013 società anonima di diritto pubblico) è desolante e sotto gli occhi di tutti. E anche per noi che facciamo informazione, e per voi che ci leggete, all’orizzonte non s’intravede nulla di buono.

Il massiccio aumento delle tariffe per la distribuzione dei giornali (6 centesimi a copia in tre anni) deciso dal gigante giallo rischia di mettere in ginocchio decine di testate, in particolare quelle a bassa tiratura e quelle indipendenti.


Per un giornale come area, tanto per dare un’idea, questo significa che nel 2016 le spese di spedizione saranno superiori del 40 per cento rispetto al 2013. Il nostro editore (il sindacato Unia) continua a credere fortemente nel valore del prodotto cartaceo per l’informazione e la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e dunque continuerà a investire nei suoi tre giornali (oltre ad area, il periodico in tedesco work e quello in francese L’Evénement Syndical), ma sarà chiamato a sborsare alla Posta circa 300.000 franchi in più all’anno: soldi che potrebbero essere invece impiegati per migliorare ulteriormente la qualità del prodotto giornalistico.


Il quadro generale appare però a tinte fosche se si considera anche il fatto che la Commissione federale dei media suggerisce la soppressione dell’odierno sistema di sovvenzionamento indiretto della stampa (sotto forma di contributo della Confederazione alla riduzione delle spese postali): siamo di fronte a un brutale attacco alla qualità e al pluralismo dell’informazione (e dunque alla democrazia) in questo paese.


Un attacco che preoccupa e che ha spinto area e una trentina di altri giornali e organizzazioni a lanciare un appello alla consigliera federale Doris Leuthard (si legga sotto) con cui le si chiede di intervenire presso la Posta affinché rinunci agli aumenti e preservi il sistema di aiuti indiretti ai media.
Per quanto riguarda in particolare il gigante giallo, al di là delle trasformazioni che ha subito resta pur sempre di proprietà della Confederazione (cioè di tutti noi) ed è tenuto ad offrire un servizio pubblico universale. E non solo a realizzare utili!


La Posta oltretutto incassa ogni anno dallo Stato 50 milioni di franchi per garantire (come vuole il Parlamento) tariffe ridotte ai giornali e non può permettersi di “mangiarsene” una parte con aumenti ingiustificati. Se non lo capisce da sola, tocca al potere politico farglielo capire. E anche in fretta, signora Leuthard.

 

La lettera


Gentile signora consigliera federale,
la Posta, per mandato legislativo, deve garantire la distribuzione dei giornali locali e della stampa associativa. All’inizio di quest’anno la Posta ha iniziato ad attuare un aumento scaglionato su tre anni delle sue tariffe postali per la distribuzione dei giornali che minaccia la sopravvivenza della stampa associativa. Si tratta della seconda stangata in pochi anni: nel 2013 una modifica del sistema tariffale ha prodotto un aumento medio del 6 per cento dei costi di spedizione per la stampa associativa. Il nuovo aumento (ogni anno di 2 centesimi per esemplare) comporta una crescita dei costi fino al 50 per cento*, il che per molte testate non è più sopportabile.
La questione tocca i giornali delle chiese, dei partiti, delle associazioni professionali, culturali, sportive, delle organizzazioni umanitarie, delle associazioni professionali e dei sindacati. Sono oltre 1000 le testate che contribuiscono a garantire la pluralità dell’informazione. Per una parte significativa della popolazione esse rappresentano un’importante fonte d’informazione che contribuisce alla loro integrazione sociale.


L’aumento delle tariffe non è necessario: nel 2013 la Posta, che indubbiamente resta leader del mercato, ha realizzato un utile netto di 626 milioni di franchi. Pur essendo un’azienda di proprietà dello Stato, la Posta con l’aumento delle tariffe, va contro il Parlamento, che si è pronunciato in favore del mantenimento del pluralismo dei media e del loro sovvenzionamento. Pluralismo che deve avere la precedenza sul problema del presunto bilancio deficitario del conto "distribuzione giornali” della Posta, la quale peraltro si rifiuta di fare trasparenza su questo trincerandosi dietro il “segreto commerciale”.


La stampa associativa critica aspramente la politica tariffale della Posta e stigmatizza che il servizio di base alla popolazione venga sacrificato sull’altare dell’ottimizzazione dei profitti. Il Parlamento ha rafforzato il sovvenzionamento indiretto della stampa per garantire la sopravvivenza dei piccoli giornali locali e quelli della stampa associativa. Con l’aumento delle tariffe la loro sopravvivenza viene invece messa in discussione. Se non si impone alla Posta di fermarsi, molte testate saranno costrette a ridimensionarsi o addirittura a chiudere.

Le domandiamo, signora consigliera federale:

• È consapevole che la Posta con la sua politica tariffale calpesta una decisione  presa democraticamente?

• Condivide questo modo di agire? Esso è in linea con la volontà del Consiglio federale?

• Riconosce l’importanza della stampa associativa per la coesione sociale e la pluralità dei media in Svizzera?

• Continuerà a considerare la distribuzione dei giornali associativi parte del servizio postale universale della     posta?

• Il Consiglio federale come intende garantire il sostegno alla stampa associativa e garantirne la sopravvi-        venza?


Attenti a non inasprire ulteriormente la pressione sui media! La stampa associativa fornisce un contributo importate al dibattito democratico. Consideriamo la politica tariffale della posta un attacco al pluralismo delle opinioni. Le facciamo presente con forza che i media in Svizzera sono sempre più sotto pressione.

Le organizzazioni firmatarie chiedono:

• Alla Posta di fare marcia indietro e di rinunciare agli aumenti

• Alla Confederazione, in quanto proprietaria della Posta, di intervenire in favore dei giornali toccati dall’aumento delle tariffe.

• Alla Posta di fare piena trasparenza sui costi di distribuzione dei giornali.

• Che il futuro sistema di sovvenzionamento dei giornali assicuri il mantenimento della stampa associativa.

Sindacati e Associazioni padronali: Sev, Unia, Vpod-Ssp, Apc, Lch, Asi, Zv; Partiti: Ps, Verdi; Conferenza dei vescovi svizzeri; Giornali: Edito+Klartext, Area, L’Evénement Syndical, Work.

Una lettera dai contenuti simili è stata sottoscritta dalle seguenti testate: La Liberté, Le Courrier, La Gruyère, Echo magazine, Gauchebdo, La Cité, Vigousse, Woz, Le mensuel d’Uniterre, SIT-info, Article 60, Courrier de l’AVIVO, CultureEnJeu, FRC Mieux choisir, La Couleur des jours, Le Monde du travail, Pages de gauche, La Revue Durable, SEPT.info et StopOGM.

Pubblicato il 

10.09.14

Edizione cartacea

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