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La mano sul cuore
di
Ruth Dreifuss
A due passi dall'aeroporto di Ginevra si trova una prigione. Ma di un tipo molto particolare: vi si trovano rinchiuse una ventina di persone provenienti principalmente dall'Africa o dai Balcani. Si tratta di richiedenti l'asilo la cui domanda è stata respinta e di lavoratori clandestini. Alcuni di essi si oppongono alla loro espulsione e saranno rimpatriati con la forza non appena si sarà potuto organizzare un volo speciale, altri non hanno ancora nemmeno i documenti d'identità e il biglietto aereo. Non hanno null'altro da fare che aspettare, delle settimane, dei mesi, finché il loro destino non si compia.
È una prigione di un tipo molto particolare, quella a due passi dall'aeroporto di Ginevra, perché i suoi detenuti non hanno commesso alcun crimine e nemmeno alcun delitto grave. Non sanno per quanto tempo dovranno rimanere rinchiusi, ma sanno che un giorno qualcuno verrà a chiamarli per mandarli via, lontano. Per tutti loro questa prospettiva costituisce un fallimento. Alcuni temono l'epurazione etnica o le violenze politiche da cui sono scappati.Fra di loro c'è ad esempio un kosovaro che viene dalla Serbia e che in quel paese si sente minacciato. C'è un bosniaco che ha tutta la famiglia in Svizzera, legalmente: ma per lui non c'è nessuna possibilità, è arrivato troppo tardi, quando il nostro paese aveva ormai deciso di non più concedere alcun permesso alle persone provenienti dai Balcani. C'è pure un togolese che non ha dimenticato i colpi infertigli dalla polizia del suo paese. E c'è soprattutto la tristezza e la disperazione, le notti passate insonni e i sonniferi, il nervosismo che ti prende e i calmanti, l'apatia figlia della passività forzata e dell'impotenza.
Malgrado gli ammirevoli sforzi fatti dai professionisti che gestiscono questa prigione molto particolare, alcuni di coloro che vi sono rinchiusi usciranno a pezzi da questa esperienza. Altri, in particolare i più giovani, stanno già studiando nuovi piani: ripartiranno, costi quel che costi, e molti di loro torneranno in Svizzera o in qualche altro paese sviluppato.
La nuova Legge federale sugli stranieri raddoppia la durata della "carcerazione in vista di rinvio coatto". E vi aggiunge una "detenzione cautelativa". Una simile misura, tanto brutale quanto inefficace, che costa in termini umani non meno che in franchi svizzeri, non è degna di noi. Si deve respingerla.Votando No, eppoi ancora No, alla Legge sugli stranieri e alla Legge sull'asilo.
* già consigliera federale
Pubblicato il
22.09.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 38
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