La lotta degli irriducibili di Cadro

C'è chi ha associato Cadro al piccolo villaggio gallico di Asterix e Obelix per quanto finora alcuni dei suoi abitanti hanno saputo porre resistenza al progetto di aggregazione con Lugano. E se non è così davvero poco ci manca. Gli animi si sono infatti scaldati per l'ennesima volta anche durante la serata organizzata dal Glic (Gruppo di lavoro interpartitico di Cadro) che, a ridosso della votazione consultiva di questo fine settimana, ha voluto ribadire i motivi del proprio "no" dopo aver boicottato l'appuntamento informativo della settimana precedente alla quale aveva presenziato anche l'esecutivo luganese. La resistenza di alcuni cadresi e del Municipio stesso – fin dall'inizio dichiaratamente contrario alla fusione – si è manifestata già prima che il 12 aprile di quest'anno il Municipio di Lugano aveva inoltrato al Consiglio di Stato l'istanza di aggregazione con Cadro, Barbengo, Villa Luganese e Carabbia. Otto cittadini di Cadro sono in seguito insorti dinanzi al Tribunale cantonale amministrativo contro la decisione del governo di indire per questa domenica 30 settembre una votazione consultiva. A fine maggio la Corte cantonale dichiarava inammissibile il ricorso. La sentenza è stata impugnata e il ricorso è poi proseguito fino al Tribunale federale. La sentenza della più alta Corte elvetica – che dà sostanzialmente ragione all'esecutivo cantonale sul tema della votazione – sembrava aver tarpato le ali a coloro che avevano inoltrato il "ricorso in materia costituzionale". Cadro deve andare a votare. Ma fra le righe delle motivazioni di quella stessa sentenza non sono mancate dure critiche rivolte dai giudici di Mon Repos sia all'operato  dell'esecutivo ticinese che alle ambiguità contenute nella Legge sulle aggregazioni e separazioni dei Comuni (Lasc) adottata dal legislativo ticinese nel 2003. Critiche che abbiamo girato a Luigi Pedrazzini, Consigliere di Stato alla testa del Dipartimento delle Istituzioni che, incalzato da area, ammette di avere in cantiere una «mini-revisione di alcuni articoli della Lasc».
Ma lo scontro fra favorevoli e contrari all'aggregazione di Cadro, come pure il caso di Muzzano alle prese questo fine settimana con un sondaggio voluto dal Municipio ma osteggiato dal Consiglio comunale, hanno un interesse particolare che va al di là dei singoli casi. Il vento aggregativo (attualmente sono ben 24 i progetti sul tavolo) soffia in una nuova direzione, «siamo in un momento delicato» ci ha detto Pedrazzini, e c'è chi teme che non sia quella buona.

Alla serata informativa organizzata dal Gruppo di lavoro interpartitico di Cadro (Glic) gli animi si sono subito accesi. Gian Marino Martinaglia, coordinatore del Glic, ha inizialmente mantenuto la calma e ha  voluto far capire alla sala gremita cosa rappresenta per il Glic la lotta dei cittadini cadresi contrari alla fusione con Lugano. Ha esordito così: «Sono Gian Marino Martinaglia, un ordinario cittadino. Non sono un consigliere comunale, non ho una tessera di partito. Sono solo un cittadino con senso civico. E per me il comune rappresenta la cellula fondamentale del federalismo elvetico. È questa cellula che vogliamo difendere».
Un buon inizio, ma questo livello della discussione si è ben presto arenato. La lotta a suon di parole grosse e colpi bassi fra il gruppo dei contrari e quello dei favorevoli ha preso il sopravvento nel dibattito. Tra le mura della scuola elementare la tensione era palpabile. L'ex sindaco Antonio Rossini, contrario alla fusione come è contrario anche l'attuale Municipio (che però non ha presenziato alla serata), ha ripercorso la crescita di Cadro: «Nel 1960 eravamo 400 abitanti, ora siamo quasi 2 mila. Ci sono persone in quegli anni che hanno saputo guardare avanti e hanno dato tutto a Cadro. Come ad esempio i prati della lepre a pochi metri da qui, questa scuola, le strade, l'acquedotto,...». Un punto – quello del benessere di Cadro – che mette d'accordo favorevoli e contrari. «Manca solo un asilo, ma ce la faremo a costruire anche quello», ha aggiunto l'ex sindaco. Fabio Schnelmann, portavoce del gruppo a favore dell'aggregazione con Lugano, ha ricordato che: «Lugano è ricca, darà a Cadro tutto quello che vogliamo. Il moltiplicatore  scenderà. Avremo ancora di più e meglio». A questo punto il boato nella sala è scoppiato come non mai. C'è chi gli ha risposto «perché tutto questo interesse di Lugano. Ci dà tutto, ma nessuno dà niente per niente. Cosa vogliono da noi?». Qualcun altro ha aggiunto che «chi ama Cadro è disposto a sborsare il 20 per cento in più di moltiplicatore, chi non vuole può traferirsi a Lugano». In un'intervista apparsa sul Giornale del popolo (21 luglio 2007) Andrea Gehri, del gruppo dei favorevoli, così spiegava l'interesse di Lugano: «Il sindaco Giudici mi ha confermato che il nostro Comune entrerà in un progetto di aggregazione ad ampio raggio proprio perché dispone di territori e di una zona edificabile interessanti da valorizzare con contribuenti di buon valore». A Cadro c'è addirittura chi ha letto una poesia d'amore per il suo paese.
È vero, i toni non sono sempre stati pacati e le cadute di stile si sono succedute da una parte e dall'altra. Ma il fascino di una serata come quella di Cadro stà proprio nel fatto che la popolazione ha la possibilità di discutere di ciò che ha bisogno e in quale modo può costruirlo. Potrà farlo anche dopo il voto di questa domenica?


Luigi Pedrazzini: "Voglio proporre una revisione della Legge"

Luigi Pedrazzini, per quale motivo si è creato un clima di tensione fra Cadro, Lugano e le autorità cantonali?

Il clima di tensione non l'ha originato il Consiglio di Stato (CdS). A Cadro, più che altrove, ci sono due diverse e marcate tendenze. Cioè da una parte coloro che sostengono l'aggregazione con Lugano e che hanno raccolto un alto numero di firme e dall'altra chi è contrario e che ha raccolto un numero di firme ancora più importante. Anche il Municipio di Cadro si è espresso chiaramente contro l'aggregazione. Di fronte a questa situazione il CdS ha pensato che era necessario sentire il parere della popolazione. Nella revisione della legge sulle aggregazioni e separazioni comunali si è infatti voluto dare più peso all'opinione dei cittadini. Abbiamo ritenuto che in questo caso, anche se sapevamo che ci sarebbe stato dibattito, era giusto dare a Cadro la possibilità di esprimersi.  Se la popolazione dirà di "no" il CdS seguirà questa indicazione. Quale alternativa avevamo? Presto o tardi la popolazione di Cadro dovrà decidere se vuole andare o no verso Lugano. La tensione era inevitabile.
Perché il governo si è fatto promotore dell'aggregazione di un comune con tutte le carte in regola per farcela da solo?
È vero. Cadro sta bene e può andare avanti a lungo sulla propria strada. Dobbiamo però prendere atto che in Ticino esistono delle città di fatto che oggi non corrispondono ai confini politici dei comuni. Se sorvoliamo il Luganese o il Locarnese ci rendiamo conto che i confini sono difficilmente ravvisabili. La domanda che noi ci poniamo è se da un punto di vista della gestione dei territori, anche da un punto di vista democratico, non sia più giusto dare alle città i loro confini di fatto. Nel caso di Cadro il Municipio di Lugano ha avanzato una richiesta. La legge dice che il Cds può respingere una simile richiesta se è manifestamente contraria agli interessi cantonali sul tema delle aggregazioni comunali. Non credo che si possa affermare che l'unione fra Cadro e Lugano è "manifestamente contraria agli interessi cantonali". Anche perché sappiamo che alle spalle di Cadro c'è una comunità, quella di Villa Luganese, che vuole aggregarsi con Lugano. In queste condizioni abbiamo ritenuto che era giustificato andare al voto. Non capisco chi non vuole nemmeno votare.
D'accordo. Il Tribunale federale vi ha dato ragione sul tema della votazione. Nelle spiegazioni di quella sentenza non sono però mancate dure critiche all'esecutivo cantonale. Ad esempio si legge: "La semplice conoscenza della volontà popolare avrebbe potuto essere se del caso indagata attraverso il sondaggio informale prospettato dal Comune di Cadro".  Insomma il Tf dice che questa votazione non era così necessaria…
La sentenza alla fine ci dà ragione, non torto. Il Tf ha piuttosto espresso qualche riserva sulla legge che non chiarisce sufficientemente quali sono le procedure formali necessarie per avviare un progetto di aggregazione. Il punto più controverso è che siamo giunti alla votazione senza uno studio aggregativo preliminare con i comuni interessati (nella sentenza si legge: "L'allestimento di uno studio d'aggregazione (…) poteva apparire opportuno, anche se la sua assenza non integra ancora, seppur di poco [!], gli estremi di una violazione del diritto di voto", ndr). La legge consente però che si possa andare al voto senza uno studio preliminare.
Però il Tribunale federale punta il dito contro l'ambiguità dell'articolo 4 della legge. Scrive che da una parte lo studio sembra imprescindibile dal processo aggregativo, mentre dall'altra si dà la facoltà all'esecutivo cantonale di decidere di derogare alla regola. Insomma questa legge non va bene.
In futuro sarà opportuno non arrivare al voto senza uno studio preliminare condotto con il supporto dei comuni interessati.
Insomma avete fatto un errore.
Lei può chiamarlo errore se vuole. Valutata questa sentenza in futuro dovremo coprirci le spalle con uno studio preliminare. Il motivo per il quale ho chiesto al CdS di andare alla votazione è perché ho maturato la convinzione che a Cadro  una parte della popolazione ha un problema di fondo con l'aggregazione, un problema legittimo. Potevamo fare tutti gli studi che volevamo, ma non sarebbe cambiato nulla. Ci voleva un confronto fra la popolazione. 
Senza fare uno studio quindi?
Anche il Municipio era contrario. Le ripeto che sarebbe servito a ben poco. Cosa dice uno studio di aggregazione? Non molto di più di quello presentato da Lugano. Lo studio serve quando c'è una disponibilità delle parti ad approfondire.
Ma come? Prima mi dice che lo studio è da fare in ogni caso e ora solo se c'è comune accordo? A cosa serve lo studio se si è già d'accordo?
La nuova legge ha dimostrato di aver creato qualche problema anche in altre aggregazioni, penso a Muzzano. Sulla base di queste critiche giungo alla conclusione che i processi aggregativi vanno costruiti diversamente. Ma non abbiamo fatto qualcosa di illegale, la sentenza ci ha dato ragione.
Questa legge va modificata?
Ne ho discusso proprio questa mattina con i miei collaboratori nell'ambito di una riunione di direzione del dipartimento. La mia idea è quella di proporre al CdS di modificare la prassi per il tramite di una mini-revisione della legge mettendo a posto anche qualche altro punto.
Quali modifiche bisogna apportare?
Vogliamo prenderci il tempo per analizzare la questione più a fondo. Non posso ipotizzare oggi in modo definitivo quali modifiche vanno apportate.
Quali sono gli altri punti da rivedere oltre all'ambiguità dello studio aggregativo?
Penso al caso di Muzzano: la legge non indica chiaramente cosa bisogna fare quando un legislativo ed un esecutivo comunale sono in contrasto. Credo anche che nel caso in cui sia il Municipio ad essere contrario, come per Cadro, i cittadini abbiano ugualmente il diritto ad andare al voto. Sarà però opportuno prevedere nella legge uno studio coordinato dal cantone, anche per garantire meglio la partecipazioni di tutte le componenti interessate al processo.
Sul tema delle aggregazioni ci si concentra spesso sui vantaggi di una fusione. Si evita però accuratamente di dire cosa si perde. Quali possono essere gli svantaggi a suo modo di vedere?
Sono un sostenitore delle aggregazioni. Ma non credo che sia sempre necessario andare verso le aggregazioni, forse esistono altre forme collaborative. Il principale svantaggio che si può creare è a mio avviso la perdita del rapporto di prossimità fra il cittadino e le autorità comunali, non è però detto che si debba verificare. Stiamo parlando di città del Ticino, non di metropoli. Non mi risulta che da parte di coloro che si sono uniti a Lugano ci sia stata una simile perdita.
Un'ultima domanda: se fosse stato il Municipio di Cadro ad avviare il processo di aggregazione contro la volontà di Lugano avreste agito allo stesso modo?
È una domanda che non si pone perché Lugano si è sempre detta favorevole all'aggregazione con Cadro.

Pubblicato il

28.09.2007 02:30
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