La lotta che non ti aspetti

L’intero corpo di ballo del teatro di Basilea, sostenuto da Unia, rivendica salari dignitosi e rispetto

Mercoledì 17 maggio. Al teatro di Basilea è di scena Coppélia, un balletto ispirato a L’uomo della sabbia di Hoffmann con un automa come personaggio femminile protagonista. In sala, come al solito, c’è tanto pubblico. Sul palco però non compare nessuno all’ora stabilita. Il balletto è in ritardo e ad annunciarlo, ai lati della platea, è Marie-Fee Natonek, segretaria sindacale della regione Unia della Svizzera Nordoccidentale. Alle sue spalle c’è anche tutto il corpo di ballo, unito e compatto, senza costumi di scena. Le ragioni del ritardo sono presto chiarite dalla segretaria sindacale: le paghe del corpo di ballo di Basilea sono significativamente inferiori ai salari di riferimento nazionali e sono considerate dal personale artistico come umilianti e irrispettose. Stiamo parlando di cifre, secondo il sindacato, di poco superiori al salario minimo, quindi poco sopra i 4000 franchi. Una paga che è la più bassa rispetto a tutte le altre categorie professionali del teatro di Basilea. Ma non solo: la paga è nettamente inferiore anche a quella dei corpi di ballo di Zurigo e Ginevra che percepiscono salari molto più alti e adeguati agli enormi sforzi formativi e di allenamento a cui sono sottoposti per anni i ballerini. Il pubblico ha reagito praticamente all’unanimità con un grande applauso, mostrando solidarietà e comprensione nei confronti di persone che sacrificano tanto per un’arte antica quanto l’essere umano. 

 

Atteggiamento repressivo

La strada che ha portato il corpo di ballo a mandare un chiaro segnale di insoddisfazione è stata piuttosto lunga, come spiega Natonek: «È da circa un anno che il corpo di ballo cerca un confronto con la direzione del teatro sui livelli salariali. Le risposte non sono arrivate e allora gli artisti, dopo aver valutato la situazione, si sono rivolti a noi e ci hanno chiesto di rappresentarli nelle trattative. Unia non poteva tirarsi indietro di fronte a questa richiesta».


La direzione del teatro non si è mostrata molto soddisfatta della presenza del sindacato e ha risposto con toni minacciosi all’azione di protesta: «In una lettera hanno minacciato i dipendenti di ricorrere alle vie legali per riportare “ordine” in seno al teatro. Non mi aspettavo una reazione del genere da parte di dirigenti del mondo della cultura. Per me è stata una sorpresa in negativo». Ad oggi è difficile dire come possa andare avanti questa vicenda. Il momento è molto delicato e Natonek non vuole sbilanciarsi. Quello che però le appare chiaro è che «Unia rimarrà al fianco del corpo di ballo fino alla fine».


La richiesta di trattative rimane infatti sempre aperta e, in caso di rifiuto, sembra probabile che possano esserci anche altre azioni di protesta plateale. Intanto è aperta la campagna solidale. Unia, infatti, invita tutti a scrivere lettere a sostegno del corpo di ballo indirizzate alla direzione del teatro (info@theater-basel.ch). Finora i riscontri lasciano ben sperare: «Le reazioni del pubblico sono state molto positive, decine di persone hanno già scritto e-mail di sostegno rivolte al teatro e anche esponenti politici progressisti si sono mostrati solidali nei confronti di ballerine e ballerini».

 

Non proprio una novità

Unia, come sappiamo, rappresenta soprattutto i lavoratori dell’edilizia, del terziario, delle cure e dell’industria. Il fatto che il corpo di ballo si sia rivolto proprio al più grande sindacato del Paese è segno della grande fiducia che l’organizzazione raccoglie anche laddove non è presente costantemente sul terreno. Per Unia però non si tratta di una prima volta a contatto con un teatro. Nel lontano 2006, l’organizzazione si è ritrovata al fianco del personale della Schauspielhaus di Zurigo. All’epoca si arrivò allo scontro frontale e i lavoratori, oltre 100, furono costretti a incrociare le braccia per opporsi ad adeguamenti salariali al ribasso. Per quattro giorni, il personale tecnico e gli artigiani bloccarono uno dei teatri più importanti del Paese e alla fine si arrivò a un accordo salariale soddisfacente e a un nuovo Contratto collettivo. La lotta paga sempre, anche nella cultura.         

Pubblicato il

25.05.2023 10:12
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