Uno spettro s'aggira per l'Europa: la rinascita della sinistra radicale. Alle ultime presidenziali francesi, al primo turno il Front de Gauche di Mélenchon ha fatto quasi il 12 per cento. Nei sondaggi veniva dato addirittura al 16, ma alla fine probabilmente la polarizzazione Sarkozy-Hollande ha spinto molti al voto utile per quest'ultimo. Ancora più eclatante è il successo di Syriza alle ultime elezioni greche: è diventato il secondo partito. I sondaggi lo danno ora al primo posto in vista della ripetizione di queste elezioni il 17 giugno. Se così fosse, ci sarebbe la possibilità di avere in Grecia un governo diretto dalla sinistra radicale che da sempre si è battuta contro la politica dell'Unione europea (Ue), che per salvare le banche europee, sta affamando il paese ellenico. Ad inizio settembre si voterà anche in Olanda: sembrerebbe che il centro sinistra debba  uscirne vittorioso, con il Partito socialista quale forza principale. Si tratta anche qui di un partito di sinistra radicale, da non confondere con il Pda, il Partito del lavoro, il tradizionale partito socialdemocratico e sinora forza principale dello schieramento progressista. Il prossimo primo ministro olandese potrebbe quindi essere Roemer, capo del Partito socialista.
Il prolungarsi della crisi del capitalismo comincia quindi, finalmente, a trovare una risposta concreta e forte anche a sinistra. Al di là dei prossimi risultati elettorali, ciò è soprattutto importante, in quanto il recente spostamento a destra, addirittura verso posizioni nazional-xenofobe di una parte importante delle classi più sfavorite, è stato provocato anche dalla mancanza di una forte e chiara alternativa a sinistra. I portavoce dei movimenti succitati (Mélenchon, Tsipras, Roemer) sono accomunati da un loro passato comune nelle file della socialdemocrazia, che hanno poi abbandonato ritenendo che le sue risposte fossero ormai insufficienti e perdenti. Tutti e tre sono brillanti intellettuali, capaci però di "sporcarsi le mani" confrontandosi con i problemi quotidiani delle classi più sfavorite. Avevo conosciuto Mélenchon al Social Forum di Porto Alegre e mi aveva fatto una buona impressione: brillante, oratore carismatico, ma soprattutto lucido analizzatore della realtà sociale.
Che cosa significa ciò per tutti noi? Finora il nostro paese è stato in parte risparmiato dalla crisi: siccome questa durerà, passeremo anche noi alla cassa. In particolare diventerà evidente anche alle nostre latitudini la contraddizione sempre più marcata tra l'accresciuto dominio delle leggi capitaliste e il conseguente restringimento della democrazia. Angela Merkel l'ha detto a tutte lettere: la democrazia deve ormai limitarsi a quello spazio che ancora le lascia l'economia (capitalista, anche se questo aggettivo lei non l'ha aggiunto). Quindi prepariamoci… Non mi pare però che il Partito socialista svizzero odierno sia preparato a sviluppare una vera alternativa di sinistra. E come potrebbe farlo, avendo una Simonetta Sommaruga che si oppone a più vacanze ai lavoratori ed un Alain Berset che, nonostante la posizione ufficiale del partito, sostiene il Managed Care? Magari telefono a Mélenchon e gli dico di venire a raccontarci come si fa… Nel frattempo, a inizio giugno farò una settimana di vacanza in Grecia e mi gusterò la campagna elettorale.

Pubblicato il 

24.05.12

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