Vendita

A cinque giorni dalla chiusura delle urne, le modifiche di legge agli orari di apertura dei commerci in Ticino sono entrate subito in vigore grazie alla pubblicazione del governo sul bollettino ufficiale. Passano altri sette giorni e la grande distribuzione in una pagina a pagamento sui giornali ticinesi, annuncia l’apertura straordinaria per la festività di domani (Ss. Pietro e Paolo) coi nuovi orari, dalle 10 alle 19, un’ora in più rispetto a quelle dello scorso 29 maggio, la festività di Pentecoste dove si chiudeva alle 18.

 

Lo stupore e la rabbia del nuovo orario per l’imminente festivo circolavano già lo scorso venerdì 23 giugno nei reparti dei grandi magazzini, tra chi il commercio lo conosce bene, poiché vi lavora. Lo scorso venerdì la grande distribuzione aveva già informato le dipendenti che sarebbero andate a casa un’ora dopo il prossimo giorno festivo, visto l’esito della votazione della domenica precedente. Allertato, il sindacato Unia ne ha verificato la legalità, trovando conferma nella pubblicazione governativa del giorno precedente sul bollettino ufficiale.

 

«No, la nuova legge non favorirà la grande distribuzione» era stato il ritornello accompagnatorio della campagna dei favorevoli alla modifica di legge agli orari di apertura dei negozi in votazione lo scorso 18 giugno in Ticino. Nemmeno la presenza del promotore politico delle modifiche di legge, Alessandro Speziali, nel Consiglio Cooperativo di Migros Ticino, aveva suscitato nei commenti della stampa scritta l’ipotesi di un interesse recondito della grande distribuzione nelle modifiche di legge.

 

Stampa più volte pronta a banalizzare negli editoriali “le piccole modifiche” in votazione. Un’oretta quà, una domenica là o una superficie di vendita raddoppiata a 400 metri quadrati che, guarda caso, coincide con molti punti vendita della grande distribuzione. Al momento, la grande distribuzione si accontenta d'incassare i nuovi orari. Vedremo il futuro cosa ci riserverà. Di certo, le commesse della grande distribuzione non stanno facendo salti di gioia per la libertà concessa ai loro datori di prolungargli le giornate lavorative, festive per la famiglia e amici.

 

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Il comportamento dei quotidiani nostrani, in fondo, non stupisce. Si sa quanto costi opporsi a chi ti garantisce buona parte degli introiti pubblicitari. Può sorprendere invece la solerte rapidità con cui il governo ha reso immediatamente legali i nuovi orari, senza neanche attendere i trenta giorni di possibile ricorso contro il voto. Nessuno lo ha annunciato, ma tra i tempi formali e la necessità della grande distribuzione di aprire più a lungo la settimana successiva, la seconda opzione si è avverata. A pensar male, disse uno che la sapeva lunga, a volte si azzecca.

 

Una narrazione popolare accusa la politica di esser lenta nell’adottare le misure. Ci sarà del vero, ma forse dipende dal tema. Prendiamo il caso dell’ingolfata giustizia ticinese, dove racconta LaRegione, la piccola modifica di legge finalizzata a sgravare l’onere dei Procuratori consentendo ai segretari giudiziari di firmare dei decreti di accusa o di abbandono per reati in cui è prevista la sola multa, è ferma da quattro anni nel cassetto del Gran Consiglio.

 

Alla legge vendita, ad appena due anni di entrata in vigore, la maggioranza politica ha subito proposto delle modifiche, le ha rapidamente discusse in commissione, approvate in Gran Consiglio e, ad urne ancora calde, decretate in vigore dal Governo. I tempi variabili della politica a chilometro zero.

Pubblicato il 

28.06.23
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